A Budva mondiali youth: Uzbekistan, Kazakistan e Cina al top, deludono russi e cubani.

Pubblicato il 6 novembre 2024 alle 21:11
Categoria: Boxe
Autore: Wilma Gagliardi

 

A Budva mondiali youth: Uzbekistan, Kazakistan e Cina al top, deludono russi e cubani.

Dollari a gogo.  Francia, Kazakistan e Uzbekistan nella WB!

di Giuliano Orlando

Conclusa a Budva, la cittadina balneare del Montenegro, sulla costa dell’Adriatico - che qualche buontempone anni addietro definì “enclave” - sede abituale di appuntamenti pugilistici, la rassegna mondiale youth (17-18 anni), giunta per i maschi alla 23° edizione, l’ottava per le femmine. L’edizione precedente sempre patrocinata dall’IBA, si svolse a fine novembre 2022 a La Nucia in Spagna, nell’occasione assenti Russia e Bielorussia. Che hanno fatto la ricomparsa, in aggiunta ad una compagine, definita IBA Neutral (6 maschi, 5 femmine), presenti 73 nazioni, 594 atleti (414 M, 180 F) a Budva, meno che in Spagna nel 2022: 78 nazioni, 620 atleti (402 M, 218 F). Tra le assenti a Budva: USA, Canada, Argentina, India, G.B., Italia, Svezia, Norvegia, Finlandia, Danimarca, Egitto, Olanda, Austria, Camerun, Taipei, Giappone, Korea Sud, Mongolia, Filippine, Scozia, Thailandia, Ucraina e Vietnam, 23 nazioni, presenti a La Nucia. L’IBA ha facilitato l’adesione alla rassegna, accollandosi i costi di alloggio per tutti i pugili partecipanti e tre allenatori per ogni federazione, ha premiato gli atleti saliti sul podio, ovvero 26 tra i maschi (13 categorie) e 24 tra le atlete (12 categorie) per un totale di 608.000 dollari, ai quali va aggiunto un milione e mezzo, in difetto, dei costi pagati alle 73 nazioni per una presenza complessiva di 1500 persone tra atleti e tecnici al seguito. Oltre a giudici e arbitri a loro volta retribuiti tra i 2000 e 3000 dollari ciascuno. Per un totale superiore ai due milioni di dollari.

Premi identici a quelli assegnati agli europei U23 conclusi a Sofia, un mese prima: 8000 dollari per l’oro, 4000 l’argento e 2000 il bronzo, per un totale di oltre 500.000 dollari. Nessuna critica in merito, l’IBA ha scelto questa strada potendo contare su uno sponsor che ogni anno indirizza all’IBA  50 milioni di dollari. La domanda è fino a quanto durerà questa generosità, la cui fonte è la Gazprom. Azienda che gestisce la produzione russa di gas, con partecipazione statale del 50%, oltre ad una società di sicurezza privata, che recluta mercenari. Fino al 2022 il bilancio è sempre stato attivo, nel 2023 ha chiuso in rosso e l’andamento del 2024, non sembra aver cambiato rotta. Recentemente la Russia ha messo all’asta obbligazioni, con un riscontro allarmante, meno del 50% acquistate, nonostante i tassi di interesse toccassero il record del 18%. Nonostante Putin assicuri l’ottima saluta economica del Paese, il rublo continua la discesa e l’inflazione sale vertiginosamente. Oltre alla fuga dei capitali. L’invio da parte delle Korea del Nord di 15.000 mercenari, non depone certo a favore di una nazione, che non riesce da sola a coprire la presenza militare nella guerra di occupazione dell’Ucraina. Chiusa la parentesi extra sportiva, il bilancio di Budva ha confermato che anche a livello giovanile, la Russia nonostante la base superiore a tutte le nazioni, ha dovuto lasciare il passo a Uzbekistan e Kazakistan tra i maschi e a Cina e Kazakistan nel settore femminile.

Ormai lontani i tempi quando la Russia lasciava le briciole alla concorrenza. A Budva, le uniche due nazioni giunte al completo erano Russia e Kazakistan (25 atleti). Il bilancio finale dice la prima torna a casa tra uomini e donne con cinque ori, due argenti e un bronzo, per contro il Kazakistan 6 ori, 1 argento e 10 bronzi. Inoltre tra le youth la Cina ha spopolato con 3 ori, 2 argenti e 2 bronzi, seguita appunto dal Kazakistan (2-1-6), mentre la Russia ha portato in finale due sole atlete delle dodici in partenza. Non certo migliore il bilancio maschile. Dei cinque finalisti, solo tre hanno centrato l’oro, mentre gli altri due hanno raccolto l’argento. L’Uzbekistan si è confermata la più forte tra gli uomini: ben cinque ori con sette finalisti e tre bronzi, dieci sul podio su tredici categorie. Si è difesa benissimo l’Irlanda, percentualmente la migliore. Presente con 5 atleti e 3 atlete, ha centrato due ori femminili e uno maschile. Profondo rosso per Cuba, in crisi irreversibile, purtroppo non una novità. Con l’economia al tracollo, lo sport ne paga le conseguenze. Degli otto maschi a Budva, solo due in finale, entrambi battuti. Aggiungo che a livello assoluto non va meglio. I senatori sono passati pro e molti risiedono negli USA, i titolari attuali sono lontani parenti dei campioni del passato. Nel medagliere maschile solo quattro nazioni delle oltre 70 hanno raccolto l’oro: Uzbekistan (5-2-3); Kazakistan (4-0-4); Russia (3-2-0) e Irlanda (1-0-0). Tra le ragazze sono salite sul podio più alto sette Paesi: Cina (3-2-2); Kazakistan (2-1-6); Russia (2-0-1); Irlanda (2-0-0); Turchia (1-2-2); Korea Nord (1-1-0) e Messico (1-0-0). Mi è stato chiesto perché nazioni che fanno parte della World Boxing, sono presenti ad una manifestazione targata IBA. Semplice: al momento le nazioni iscritte nelle federazioni continentali possono prendere parte a tutti i tornei in quanto il divieto è solo per gli eventi con finalità olimpiche.

Cambierà tutto quando il CIO riconoscerà la World Boxing, ormai oltre le 50 nazioni, che il 4 novembre ha tenuto, sempre a Pueblo in Colorado USA la Convention annunciando l’iscrizione di altre nazioni, compresa la Francia e il Kazakistan oltre ad Andorra, Belgio, Iraq, Lituania, Madagascar, Kyrgyzstan e Thailandia. Superando largamente le 50 nazioni. Situazione che prenderò in esame nel prossimo articolo relativo ai Mondiali U19, tenutisi in concomitanza con la manifestazione di Budva. Entrando nel dettaglio, tra le donne si è distinta la russa Rogozin (54) che ha costretto alla resa la cinese Xhang, con una boxe potente e precisa. La Turchia presente in tutte le 12 categorie femminili, ha raccolto un solo oro nei +81 con la Kethuda, atleta compatta molto forte, che ha costretto l’uzbeka Shakhobiddinova alla resa nel secondo round. Discutibile la vittoria della cinese Wang (57) sulla turca Benek (3-2) che avrebbe meritato il successo. Ottime le due irlandesi Lawless (63) e Doyle (66). La prima ha domato l’ostinata offensiva della nordcoreana Pak Sin, che ha incassato l’inimmaginabile, finendo ai punti. La seconda ha fatto valere il maggior tasso tecnico contro la kazaka Taubay dominando i tre round. Le altre due cinesi: Chen (52), e Alimire (70) hanno vinto l’oro con merito, offrendo boxe di alto livello e una preparazione ottimale. Nulla da fare per la russa Kuznetsova e la turca Yilmaz. Nei 60 kg. la nordcoreana Son ha vinto bene in semifinale contro la tunisina Khalifi proponendo una boxe varia e molto consistente, mentre di fronte alla cinese Wu, mobile e veloce è andata spesso a vuoto e il verdetto era da monetina.

Dovendo dare un voto, la kazaka Zeinollayeva (81) che ha battuto la russa, la polacca e l’uzbeka sempre 5-0, merita la posizione migliore. Mostrando ottime basi e grande personalità. Il settore maschile, nonostante l’assenza di nazioni importanti come Argentina, Canada, USA, Inghilterra, India, Mongolia, Korea Sud e Filippine, il livello tecnico è risultato di ottima qualità, oltre che numericamente molto alto. In alcune categorie (57, 60, 63,5 e 71) si sono sfiorate e superate le 40 nazioni presenti. L’unico interrogativo, non certo nuovo, riguarda l’età reale di alcuni atleti asiatici, che sembravano trentenni. Come già detto l’Uzbekistan si è confermata la più forte. Anche se ha perso in finale nei 75 e nei +92, categorie importanti, dove il kazako Begaliyev e l’irlandese Olaniyan hanno superato in modo netto Shakhbazov e Polvonov.  I migliori uzbeki sono stati Sabirov (48) pugile completo, Jurakulov (63.5) molto potente e Isroilov (86) bene strutturato, veloce e resistente. Mamasoliev (92) ha capovolto l’esito del match contro l’iraniano Malekkhtabi, morfologicamente perfetto e anche bene impostato, peccato che al momento non ha l’autonomia offensiva mostrata dal rivale, meno elegante ma dotato di fondo superiore. L’irlandese Olaniyan è destinato a farsi largo anche nei senior, dando continuità ad una nazione che ha nella boxe una delle discipline più premiate. Lo spagnolo Bandomo Carbonell (80), che profuma di Cuba, ha perso la grande occasione di conquistare l’oro. Il russo Shikhmambetov ha boxe scolastica e soffre gli attaccanti. Ogni volta per l’ispano colpiva andava in confusione. Per sua fortuna Bandomo era troppo attendista.

Debbo dire che nessun russo mi ha incantato. Si capisce che hanno esperienza da vendere, in media sono sui 100 incontri alle spalle, ma nessuno ha il tocco del fuoriclasse. In passato i finalisti russi centravano il bersaglio pieno, a Budva, su cinque solo tre hanno vinto, due per 4-1, quindi con qualche dubbio. Il Kazakistan ha mostrato gli elementi migliori. Quattro finalisti e altrettanti ori. Nei 51 Boranbek ha battuto il colombiano, l’azero, il tajko e il russo, nei 67 Sabyrkuan si è imposto sull’uzbeko, il cinese e il cubano ovvero il meglio della concorrenza. Nei 71, Seiilkhan ha fatto lo stesso con l’uzbeko e in finale col russo Gukov. Infine nei medi Shakhbazov, ha messo sotto il romeno, il bulgaro e il cubano Abreu (che si era imposto sul russo, destando ottima impressione), in finale ha regolato l’uzbeko Shakhbazov vincendo tutti e tre i round.  Oltre all’Iran e a Cuba, sono arrivate in finale l’Azerbajan (48, 63,5), la Colombia (51), la Cina (54) e il Portorico (60). Si sono fermate in semifinale Francia, Turchia, Armenia, Messico, Polonia, Nuova Zelanda, Bulgaria, Bielorussia, Ungheria e la squadra IBA. 22 le nazioni sul podio al maschile.

Salvo sorprese clamorose, nel 2025 il CIO riconoscerà la Wolrd Boxing quale associazione rappresentante il pugilato dilettantistico, dando via libera alla disciplina ai Giochi di Los Angeles 2028. Alla convention tenutasi a Puebla, il WB ha annunciato l’ingresso oltre che della Francia e del Kazakistan, anche dell’Uzbekistan, la nazione che sta dominando su tutti i fronti. Un colpo da bingo. Umar Klemlev, il presidente dell’IBA, che non è uno sciocco, questo lo ha già messo nel conto, anche se al momento sembra ignorarlo, inondando di premi i vari tornei ancora targati IBA. Tutto sommato fa beneficenza. Non altrimenti nazioni come Irlanda e Kazakistan, ma anche Turchia, Spagna, Colombia, Portorico, Messico, Bulgaria, Azerbajan, Moldovia, Polonia, Marocco, Tunisia, Venezuela e la stessa Francia, che tramite il suo presidente Nato, ha annunciato l’ingresso nella WB, prendono parte a campionati IBA. Tanto per fare due conti, il Kazakistan (presente anche a Pueblo al mondiale U19 della WB), torna a casa con 72.000 dollari di premi, l’Uzbekistan con 50.000, la Russia con 58.000 e la Cina ne incassa 44.000, l’Irlanda 24.000 dollari. Nel contempo l’IBA porta avanti l’attività dei professionisti a loro volta discretamente pagati. In questa stagione gli appuntamenti sono stati numerosi, da Vienna a Baku, da Ufa a Samara e altre città, mettendo in palio cinture a non finire. I migliori pro russi sono stati impegnati su tutti i ring e la promozione sta portando i suoi frutti. Anche se al momento l’IBA non ha nessuna emittente e i titoli non hanno nessun riconoscimento ufficiale, il movimento fa crescere la base russa. Non solo, nell’ultima convention WBO tenutasi St. Juan, in Portorico, era presente David Gazarian del Boxing russo, invitato dal nuovo presidente Vincenzo Gualtieri, in sostituzione di Valcarcel, a sua volta sostenitore del rientro russo. Qualora venisse approvato, il WBC sarebbe l’unica sigla che non riconosce Russia e Bieolorussia, In questi tornei denominati “IBA Boxing Night”, finora nessun pugile italiano ha preso parte, mentre l’arbitro Vadilonga è uno dei più assidui e anche un medico italiano era presente a Samara. Le sfide hanno valori diversi, alcune sicuramente buone, altre modeste.

La serata di Vienna ad esempio è risultata decisamente sottotono, mentre a Baku (Azerbajan) e Ufa (Russia) hanno messo sul ring, pugili titolati. Ricordiamo Albert Batyrgaziev, oro a Tokyo e Muslim Gadzimagomedov, iridato mondiale e argento olimpico. Nell’ultimo appuntamento a Samara del 5 novembre, l’incontro clou ha visto la sfida tra i superleggeri imbattuti Khariton Agrba (14) e l'argentino Jose Gabriel Rosa (27), che assegnava addirittura il mondiale IBA e pure eliminatoria per la WBA che ha collaborato con l’IBA. Ha vinto nettamente il russo. Il sottoclou era affidato a Vakhid Abbasov e Michael King che si disputavano l’europeo IBA. Il primo è un mancino russo, nato a Sloboda a pochi km. dal confine con l’Ucraina, nella zona di Karkiv.  Sul ring dal 2013, presente ai campionati nazionali assoluti dal 2016 al 2019 con scarsa fortuna, un argento nell’ultima presenza. Nel 2018 debutta da pro a Baku in Azerbajan. Nel 2020 emigra in Serbìa, assieme al compagno Fedel Fedorov, subito naturalizzati e nel 2022 a Yerevan difendono i colori della nazione da sempre vicina alla Russia. Fedorov nei 63,5 trova l’ucraino Khartsyz uscendo subito. Abbasov arriva fino in fondo, vincendo l’europeo, superando in finale il georgiano Guruli.  Sempre da serbo si qualifica a Cracovia per i Giochi di Parigi, giungendo secondo dietro il danese Tertaryan. In Francia esce agli ottavi per merito dell’inglese Richardson. Lo scorso aprile agli europei a Belgrado, la capitale serba è ancora titolare, ma deve accontentarsi del bronzo, sconfitto in rivincita dal georgiano Guruli per l’ingresso in finale. Nel frattempo come russo e in Russia, prosegue l’attività nei pro e quando si presenta a Samara ha un record di sette vittorie. L’avversario è tesserato per il Lussenburgo, in realtà è inglese di nazionalità pur se nato nel Congo, che ha lasciato all’età di tre anni.

Da dilettante non ha mai brillato, debutta pro nel 2019, perdendo i primi due match e vincendo i successivi sei. King, guidato da Al Siesto, manager kyrgyso, residente a Londra, che ha contatti con Kremler, gli procura l’ingaggio. E’ alla prima trasferta e in partenza le cose si mettono male, anticipato dalla boxe veloce di Abbasov che nel quinto round lo fa addirittura contare. Sembra fatta per il russo-serbo, ma a questo punto King non è d’accordo e dal sesto all’ottavo round sottopone Abbasov ad una pressione imprevista, che toglie il fiato al rivale, costretto a legare e incapace di replicare a tono. King non è sempre preciso, ma trova il modo di sfiancare l’avversario che arriva alla fine dell’ottavo round sfinito. I giudici premiano King, che porta a Southampton, dove risiede, una cintura europea di fantasia, assieme ad una buona borsa reale e l’opportunità di tornare a combattere da lussemburghese.  

Anche a Samara l’Uzbekistan conferma di avere pugili fortissimi. Sempre nei 67 kg. il russo Vadim Musaev (10) partiva favorito contro Khavasbek Asadullaev, che sul ring ha dettato legge, con una boxe spumeggiante e varia. Il russo ci ha provato con ostinazione ma ha dovuto inchinarsi alla superiorità dell’uzbeko. Anche l’altro russo Anton Zaitsev nei 90 kg. ha dovuto abbassare bandiera bianca contro Nusratbek Tokhirov netto vincitore ai punti sui sei round. Il terzo uzbeko vincitore è stato Mukhammadjon Raufov, nei 69 kg. battendo l’altro russo Gor Tumanyan in meno di tre round. Impressionante la potenza di Raufov. Nei medi il russo Dzhambulat Bizhamov trovava la vittoria spese del venezuelano Keiber Gonzalez in otto round. Ma pur vincendo, ha dovuto subire un kd, al sesto round e deve alla sua resistenza aver superato il brutto momento. In programma ci sono altri appuntamenti targati IBA e il sogno di Kremler è quello di essere il titolare di una sigla da affiancare a quelle che oggi muovono tutto il business in guantoni. Oggi un sogno, domani potrebbe diventare una realtà.  A quel punto avrà trovato la sua strada principale.

Giuliano Orlando