Alla conquista delle Alpi con una bici pieghevole. Le mie avventure in sella a Margot
Con un mezzo da usare quasi solo in discesa, raggiungere le cime di montagne di bellezza assoluta - Paolo Merlini - Alla conquista delle Alpi con una bici pieghevole. Le mie avventure in sella a Margot – edicicloeditore - Pag. 144 – Euro 16.00.
di Giuliano Orlando
Si chiama Margot, minuscola e poco ingombrante, quasi tascabile. La guida (?) Paolo Merlini, ecologista convinto, cicloturista per decenni, convertito alla bici pieghevole con la quale compie imprese al limite del pensabile, pur essendo deciso assertore della corsa lenta. Altra particolarità, usa i mezzi pubblici e ignora l’auto. Quasi lo dimenticavo, ama moltissimo i cappellini da pescatore. Questa la presentazione, il resto, meglio il concetto di base, afferma l’autore, è semplicissimo. I pendolari e sono migliaia, che ogni giorno vanno in città col treno e sui mezzi pubblici e sempre più spesso si portano dietro la bici pieghevole. Nel contempo, puoi mettere in atto lo stesso principio andando in montagna. Evitando come una pestilenza l’auto, ma usando i servizi locali, con i quali il nostro Paolo è fedelissimo utente. E qui inizia la storia dei viaggi in verticale, nel senso che dalla pianura sale in vetta, poi inforcando la mini bici, scende verso fondo valle rischiando l’osso del collo. Lui non lo dice, ma leggendo il libro la sensazione è questa. Che poi si soffermi ad ammirare la maestosa bellezza delle vette in rispettoso silenzio, fa parte del completamento di un programma dove ogni tassello va inserito nel puzzle dei desideri. Il più concreto riguarda le Alpi, sezionandole e facendone indigestione. Inizia da Ancona e col traghetto raggiunge Trieste, poi sosta a Gorizia, dove inizia il viaggio con la sua Margot. Chiamata così, nel ricordo della pastorella cantata da Georges Brassens, che allattava un gattino e la gente si fermava ad osservare l’inedita scena. Prima di proseguire informa il lettore percorrendone un secolo di storia. Tra pedalate e treni dei quali descrive qualità e anzianità, visita Bled, Lesce approdando alla frontiera di Tarvisio, dove saluta le Alpi Giu e si presenta al cospetto di quelle Carnie. Pedala per quaranta km, e arriva a Gemona. Il mattino dopo prende il treno per Udine e poi per Pordenone. Dal treno all’autobus direzione Cimolais e alla fine della corsa saluta l’autista che, saputo del suo itinerario, verso il Vajont, chiede nome e cognome. Perché? chiede il nostro. “In caso che ti perda e che i tuoi si rivolgano a Chi l’ha visto?”. Per fortuna va tutto bene, visita il luogo di quell’immane tragedia, soggiorna e pernotta in loco, nell’enoteca di Marco Corona e si riempie la pancia di ogni ben d’Iddio dalla signora Rosanna. Al mattino, satollo ma anche soddisfatto, raggiunge Longarone, poi San Candido e Dobbiaco inforcando la sua amata Margot. Abbrevio il viaggio per motivi di lettura e per lasciare al lettore il piacere di seguire il nostro autore. Dal Cadore allo Stelvio, al mitico Passo del Maloja, poi l’infinita Valtellina, a Livigno passando, in corriera, lungo la statale 301 del Foscagno, incrociando Molina, Premadio e Isolaccia, dove in passato si toccavano punte di gelo sotto i 30 gradi. Fuori dalla Lombardia ecco il Piemonte e quindi Briga, punto di confine. Potrebbe chiudere il viaggio, ma l’occasione di arricchire il viaggio con altri panorami e passi è imperdibile. Infatti tra corriere e discese un po’ pazze tocca Alagna Valsesia, costeggia le pendici meridionali del Monte Rosa, giunge ad Aosta, in treno scende a Domodossola e poi ha l’intuizione di visitare Bordo, una specie di enclave svizzera nel nostro territorio. Soddisfatta l’ennesima curiosità, prosegue e raggiunge Alagna, compie alcune discese da brivido, visita il museo Walser. Disturba Cesare Pavese per ricordare il tempo antico e rivede dopo anni Aosta che scopre assai migliorata. Siamo agli sgoccioli, ovvero scivola ad Alessandria e poi ad Altare, dove le Alpi concludono il loro infinito cammino per dare inizio agli Appennini. Invito il lettore a non perdere una riga del libro, perché al termine sarete decisamente più ricchi sul piano storico e non solo.