Gianluigi Buffon. Cadere, rialzarsi, cadere rialzarsi

Pubblicato il 5 gennaio 2025 alle 16:20
Categoria: Libri di Sport
Autore: Wilma Gagliardi

 Gianluigi Buffon. Cadere, rialzarsi, cadere rialzarsi 

I problemi, i sogni, le riflessioni, i progetti, le paure e le contraddizioni di una complicata persona semplice. Gianluigi Buffon - Gianluigi Buffon. Cadere, rialzarsi, cadere rialzarsi – Mondadori editore - Pag. 248 – Euro 20.00


di Giuliano Orlando

Un bel libro, spontaneo come solitamente sono i toscani. In particolare, nel caso di Buffon, il grande portiere, capace di essere protagonista per infinite stagioni e al centro dell’attenzione nel bene e nel male. Una calamita mediatica come pochi altri calciatori. Precoce in tutto, spesso in contraddizione anche con sé stesso, cresciuto forse troppo in fretta nel mondo del calcio, un pianeta abitato da etnie in antitesi: i calciatori e tutto l’apparato che li attornia, una costruzione gigantesca soggetta a scalate e a crolli giganteschi. Sull’altro fronte i media, che sono cambiati profondamente nell’ultimo trentennio. Passando da osservatori incaricati di raccontare l’evento agonistico a cacciatori di teste, spesso killer su richiesta specifica di editori e di quel mondo televisivo dove l’immagine non è più lo specchio dei fatti, ma la richiesta pressante del gossip, meglio se pruriginoso.

La galassia delle emittenti locali, rappresentano il peggio del peggio. Una gara a chi urla di più. Dove il calcio è relegato in un angolo nascosto, per far posto ad uno sguaiato spettacolo di giornalisti o pseudo tali che smaniano e sovrappongono le voci con urli e insulti. In questo teatro dell’orrore, il temperamento di Buffon rappresentava una leccornia da succhiare fino all’ultimo. Il titolo del libro è emblematico per raccontare una lunga e dettagliata confessione sincera e crudele, scritta con brio e leggerezza, senza mai tediare il lettore. Con grande sincerità, l’autore ringrazia Mario Desiati, capace di dare forma ai suoi pensieri, molti dei quali chiusi nel cassetto dei ricordi. Il calcio lo attrae subito- A 4 anni ha già i suoi idoli: Paolo Rossi e Gianluca Vialli. Quando arriva l’inverno per Gianluigi la forzata separazione dai genitori, entrambi professori a Pisa, rappresenta un dolore ma anche un diversivo che sarà utile in futuro quando le trasferte diverranno una regola.

A quel tempo il distacco è da Carrara a Pertegada, una frazione di Latisana nel Friuli, dove vivono gli zii e la nonna Lina. Dove frequenta la scuola con ottimo esito e trascorre il resto del tempo a giocare. L’esercizio più eccitante è tuffarsi nella neve, che non manca mai. Col risultato di costringere la nonna a cambiargli i vestiti fradici. Ad un certo punto lo chiude in casa, non avendo più ricambi. A 8 anni, la sua vita si divide fra scuola e calcio. Ad instradarlo è il papà, che ama il calcio e sarà la sua guida nel percorso iniziale. La simpatia giovanile è per la Juve di Trapattoni, mentre il primo contatto diretto è col Pescara nel 1986, quando il padre lo accompagna a vedere la squadra in ritiro non lontano da Pertegada. Quel Pescara guidato da Galeone, che avrebbe debuttato in Serie A, dopo un percorso incredibile, salendo dalla C alla massima divisione.  Nell’occasione papà Adriano gli racconta un episodio che resterà nella memoria: “Gigi, la sai cosa ha promesso il presidente del Pescara al suo centravanti se vincerà la classifica cannonieri?”. La riposta lo sconcerta e lo entusiasma. “Un lavaggio dell’auto”.  Il centravanti si chiamava Stefano Rebonati e resta per lungo tempo il protagonista del giovane Gigi, prima di addormentarsi.                                   

Il dopo è una specie di cavalcata con gli stivali delle sette leghe. La Juve dei tanti scudetti, la nazionale con alti e bassi clamorosi, le promesse e i tradimenti, i contratti sottoscritti e quelli non realizzati. Gli amori che tratta con delicatezza assoluta. L’orgoglio di essere padre. Il fantasma della depressione, che lo avvolge come un sudario dal quale sembra incapace di venirne fuori. A salvarlo è Gigi Riva, il calciatore più emblematico, il bomber mortifero, la bandiera di una terra quella sarda, alla quale col Cagliari ha legato il suo nome, ha vinto uno scudetto e nell’immaginario popolare, rappresenta un mito costruito in acciaio. Invece anche lui ha sofferto di quella malinconia che ti entra nell’anima e la distrugge.

Dialogando e ragionando entrambi ne sono usciti. Gli allenatori, da quelli del Parma: Nevio Scala, Carlo Ancelotti, Alberto Malesani fino a Renzo Ulivieri “il comunista”. Poi quelli della Juventus: Marcello Lippi, Fabio Capello, Didier Deschamps, Claudio Ranieri, Paolo Conti, Max Allegri fino a Maurizio Sarri e al mancato accordo con Gasperini per approdare all’Atalanta. L’inferno di Calciopoli, il mancato appuntamento con la Champions. I trionfi esaltanti e le sconfitte che bruciano sulla pelle. La parentesi straniera col Paris Saint-Germain. L’amore dell’arte contemporanea, dopo l’incontro con la “Passeggiata” di Marc Chagall. Gli incidenti di un portiere, quelli fisici e quelli psicologici. Da sempre il portiere è considerato un uomo solo in campo. Il suo dialogare con i guanti e con i pali rappresentano una sorta di sfogo obbligato. Buffon è maestro in tal senso. La sua permanenza in quel perimetro è un record assoluto. Dai primi tuffi nella neve di Pertegada a 4 anni, all’ultimo a difesa del Parma, contro il Cagliari nella semifinale dei play off 2022-2023, al 45’ del primo tempo, con un intervento al limite dell’impossibile, sono trascorsi oltre quarant’anni. Una vita tra i pali, una carriera infinita e una storia affascinante raccontata da una complicata persona semplice.                                                            

Giuliano Orlando