Novak Djokovic. The Djoker

Pubblicato il 21 gennaio 2024 alle 21:01
Categoria: Tennis
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 Novak Djokovic. The Djoker

- Forse il più grande tennista di tutti i tempi, un antieroe senza mezze misure – Riccardo Crivelli. Prefazione di Paolo Bertolucci - Novak Djokovic. The Djoker - DIARKOS Editore - Pag. 304 – Euro 16.00

di Giuliano Orlando

Semplicemente The Djoker, forse il più grande tennista in assoluto. Paolo Bertolucci nella prefazione del libro, definisce il tennis attuale, brutale e ansimante, lontano dalla danza elegante, composta ed estrosa dei McEnroe, Nastase e Panatta, indicando in Djokovic il massimo esemplare del tennis odierno. Capace di superare il muro, quello fisico e geografico che fino al 1989, separava l’Europa occidentale dalla parte orientale. Oltre a divisioni e contraddizioni di quell’epoca, ribellandosi all’idea che all’interno dell’ex cortina di ferro, potesse esplodere la stella più brillante del tennis. Scalcando la magia delle sfide tra Federer e Nadal, due artisti diversi e affascinanti, capaci di avocare la passione del mondo tennistico. Djokovic si è fatto posto a spallate varcando una frontiera ritenuta insuperabile. L’autore inizia il libro con la prima scintilla che accese il vulcano del tennis serbo nel dicembre del 2010 in occasione della finale di Coppa Davis allestita a Belgrado la capitale di una nazione con sei milioni di abitanti. Avversaria, la ben più titolata Francia che ha conquistato ben nove volte la storica insalatiera. Che lascia il trofeo nelle mani del ventitreenne serbo, nato a Belgrado, almeno ufficialmente, da genitori di Zvecan in Kosovo, sportivi a tutto tondo, che hanno favorito in ogni modo la carriera del figlio, anche se avrebbero preferito avesse scelto il calcio o lo sci. Il primo perché a loro giudizio più remunerativo, il secondo essendo la passione del padre. Riccardo Crivelli racconta nel dettaglio una carriera infinita, che ancora non ha scritto la conclusione. Di certo, la longevità di Nole non ha riscontri in assoluto. Come la passione esplosa già in età prescolare.  Con l’abilità del giornalista che racconta la storia di un mito, l’autore fa crescere il campione capitolo dopo capitolo, facendo aumentare nel lettore curiosità e interesse per sapere cosa trovi dopo. Dal bimbetto di cinque anni e mezzo, che fa dire a Jelena Gencic, la sua prima insegnante: “Era solo un bambino ma aveva già gli occhi e il cuore e l’anima di un campione”.  Alla consapevolezza dei sacrifici sostenuti dal padre, per farlo crescere tennisticamente. In particolare papà Srdjan dovette chiedere aiuto agli usurai. Come ai pochi amici veri che lo sostennero nei momenti difficili. Nel 2006 i primi confronti con Federer e Nadal, che già veleggiavano ai vertici. Sconfitte che non bruciano, semmai servono a farlo crescere. Il serbo è la novità del nuovo tennis e il primo a capirlo è proprio Toni Nadal, lo zio allenatore del maiorchino, che sussurra al nipote “Rafa, abbiamo un problema”, una profezia azzeccatissima. Quel 2006 è l’anno dello spartiacque. Mentre Nole scala la classifica arrivando ormai vicino ai top 50, la situazione finanziaria è in profondo rosso. Le trasferte costano e nessuno sponsor si è ancora affacciato per sostenerlo. Papà e mamma vanno a parlare con la Lawn Tennis Association inglese, a corto di talenti ma ricca di sterline. L’idea è di traslocare i figli sotto la bandiera dell’Union Jack, ma a rifiutare è proprio Nole: “La decisione fu mia – ricorda – Non ho mai voluto cambiare nazionalità: è una parte di me. Siamo fieri delle nostre origini”. Se il 2006 rappresenta la prima stagione dove arrivano i dollari per rinsanguare l’anemico conto di casa, dal 2009 al 2010, scatta anche il salto di risultati e i primi successi sui rivali che racconteranno la storia del tennis post Sampras e McEnroe, ovvero Federer e Nadal. I numeri fanno impressione, Con Nadal è arrivato a 59 sfide e un bilancio favorevole di 30 a 29, ma non è detto siano ancora finite. L’autore li descrive così: “Nadal è il guerriero che ha scardinato le gerarchie fin dal primo apparire, Djokovic il soldato partito da lontano e per troppo tempo considerato l’intruso nella saga mitologica tra il maiorchino e Federer”. Un soldato dal grande coraggio, che nel 1999, quando la Nato bombarda la capitale e lui ha solo 12 anni, si allena all’aperto, sotto le bombe e ricorda con animo sereno quei giorni: “Non dovevamo andare a scuola e abbiamo giocato più a tennis. La guerra ci ha resi più forti, più affamati di successi”. Con Federer l’antagonismo è fiero. Per anni Nole lo ha visto come un mito inarrivabile, cresciuto nella bambagia di una famiglia borghese di Basilea, mentre Nole, figlio delle montagne, a otto anni conosceva gli orrori della guerra. Ma il tempo ha smussato gli angoli e la rivalità si è trasformata in rispetto reciproco, facilitato dal ruolo di genitori. Non sappiamo quanto sia vero, ma le cronache assicurano che Nole chiamò al telefono Roger, chiedendogli consiglio sul cambio dei pannolini e altre informazioni relative al ruolo di neo papà. La loro sfida è emblematica sul ruolo del talento naturale e il duro lavoro senza soluzione di continuità. I numeri dicono che Nole è in vantaggio con 27 vittorie contro 23 sconfitte, ma entrambi fanno parte della leggenda.  A questo punto mi fermo e vi assicuro che le informazioni fornite al lettore sono briciole di una storia emozionante che ancora deve scrivere il capitolo conclusivo. Ultimo interrogativo: lo sapevate che Nole è celiaco? Ve lo confermo, l’ho saputo arrivando a pagina 85, una delle innumerevoli notizie che il libro assicura.  Una delle cento e più chicche, spesso inedite. 

Giuliano Orlando