Pantani. Vita e imprese del Pirata
Un talento fantastico che ha fatto sognare la gente. Consapevole di dover soffrire per vincere. Fragile eppure leggendario – Beppe Conti – Pantani. Vita e imprese del Pirata – Diarkos editore – Pag. 236 – Euro 16.00.
di Giuliano Orlando
Uno era l’airone e si chiamava Fausto Coppi, l’altro era il Pirata ed era Marco Pantani. Entrambi avevano in comune un talento immenso e la fragilità delle ossa. Che ne tarparono spesso i loro voli. Ugualmente hanno lasciato i segni indelebili delle loro imprese come nessun altro campione del ciclismo. Il libro infatti li affianca spesso, percorrendone i trionfi e le brusche fermate, che ricordano le famose tragedie greche, dove trionfi e cadute rappresentavano e rappresentano i picchi opposti. Un campione venuto dal mare Adriatico, era nato a Cesena il 13 gennaio 1970, residente a Cesenatico, romagnolo e quindi istintivo e bollente, incapace di razionalizzare la fatica e la tattica, aveva dato molto presto i segnali di possedere quel qualcosa in più che segnano i predestinati. Dopo una breve esperienza da calciatore, ala destra veloce ma troppo leggero per avere un futuro, i difensori non faticavano più di tanto a stenderlo, aveva capito l’antifona e guardandosi intorno, si aggrega al gruppo dei giovani ciclisti della locale società che, guarda caso, si chiama Fausto Coppi. Nonno Sotero gli regala una bici da corsa, un gioiello che Pantani tratta come una reliquia. La pulisce nella vasca da bagno, tra le urla di mamma Tonina. Passa qualche anno e il ragazzino conferma che appena la strada sale, lui si accende e gli altri si spengono. Lungo il percorso da dilettante, si distingue e non poco. Il primo ad esserne consapevole è lo stesso giovanotto. Che guarda al futuro, ovvero al professionismo. Con idee chiare, al punto nel 1991, ancora dilettante, come si legge nel libro, si presenta a Davide Boifava, direttore tecnico della Carrera, che aveva in squadra fior di campioni, dicendogli che intendeva passare pro e accasarsi con loro. “Mi spiegò che gli piacevano la squadra, l’organizzazione e l’ambiente. Gli feci qualche domanda, perché mi divertiva tanta decisione. E lui alla fine ne uscì con una frase che ricordai sempre”: “Guarda Davide che se mi prendi alla Carrera l’affare lo fai tu, perché diventerò un corridore vero. E non te ne pentirai”. “L’anno dopo vinse il Giro d’Italia dilettanti e ricevette molte proposte, ma lui mi richiamò ricordando l’impegno dell’anno prima. Affermando che aveva una sola parola. Lo ringraziai e venne a firmare il contratto”.
Il libro ripercorre tutta la carriera breve ma intensa e drammatica di Pantani. Non ci sono episodi inediti, comunque tutti interessanti, anche perché del Pirata, hanno scritto esperti e inesperti, oltre a critici ad oltranza. L’autore fa parte dei colleghi con maggiore esperienza sul campo. Ho avuto modo di frequentarlo saltuariarmente nello sci, entrambi inviati per i nostri quotidiani, al seguito della Coppa del mondo e dei Giochi, nel periodo d’oro della disciplina con l’Italia che disponeva di una squadra fortissima, definita la Valanga azzurra, ovvero Gustavo Thoeni, Piero Gros, Fausto Radici, Paolo Chiesa e Debora Compagnoni in campo femminile e tanti altri fino al fenomenale Alberto Tomba, un bolognese che divenne il personaggio assoluto nel mondo dello sci, in virtù di una potenza devastante. Tempi irripetibili anche se la disciplina ha espresso con assoluta continuità grandi campioni dalle nazioni guida, come l’Austria, la Francia e la Svizzera, quindi i paesi nordici, con Svezia e Norvegia in primis, colossi nello sci nordico e successivamente nelle discipline alpine. Gli inviati di quel periodo, si potevano dividere in due settori, quelli che cercavano lo scoop e quelli che si dedicavano alle gare nei loro contesti. Per non fare nomi, la Gazzetta dello Sport e il Corriere della Sera, erano disinteressati al sensazionale, mentre Tuttosport e il Corriere dello Sport, che avevano decisamente meno lettori, cercavano di aumentarli con la notizia in esclusiva. Emblematico, l’episodio del Giro del 1994, come ricorda l’autore che fu protagonista alla rovescia nei riguardi a Pantani. Su Tuttosport, Beppe Conti aveva descritto tutto il percorso alcuni giorni prima della presentazione ufficiale, facendo infuriare l’organizzatore Castellano, che decise di cambiare alcune tappe importanti di montagna, che avrebbero avvantaggiato Pantani. Quel Giro lo vinse il russo Berzin con Pantani secondo e sicuramente, col percorso originale, il Pirata avrebbe vinto! Altri tempi, forse neppure i migliori. La differenza sostanziale tra Fausto e Marco è che il primo da piemontese tenace sapeva risorgere senza porsi troppi problemi psicologici, mentre Marco meno forte su quel piano, nel tempo non trovò le difese contro la malasorte. In effetti la dea bendata, non lo aiutò troppo. A 15 anni, era finito contro un camion fratturandosi il naso, qualche mese dopo si scontra contro un’auto rompendosi la clavicola. A 18 anni, ancora col foglio rosa, per evitare la macchina che gli si para davanti, fa un frontale contro un muretto, mettendo fuori uso un metatarso. Sono i primi grani di un rosario infinito raccontati con dovizia di particolari. Come tutta la sua carriera, la doppietta Giro e Tour, storica dopo quella di Coppi. Trovo anche Pantani cantante nel 1996, oltre che paroliere assieme a Marcello Pieri di un testo che rileggendolo fa venire i brividi, quanto era profetico. La caduta alla Milano-Torino del 1995, che ebbe strascichi infiniti, compresi quelli giudiziari, con l’accusa di aver fatto uso di sostanze dopanti. Ci vollero anni prima che la Corte d’Appello di Bologna lo assolvesse in via definitiva per non aver commesso il fatto. La vicenda lasciò il segno sull’uomo in particolare. Il libro ripercorre nel dettaglio quel 5 giugno 1999, con Pantani in maglia rosa a Campiglio, quando gli venne prelevato il sangue per l’’esame antidoping. Il resto dovete leggerlo, perché vi aiuterà a capire l’assurdo di una situazione kafkiana. Da quel giorno, purtroppo il Pirata sarà sempre meno brillante e il percorso risulterà un saliscendi verso il precipizio. Leggere per capire e credere.
Giuliano Orlando
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