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Raggi di design. Biciclette tra ingegno, arte e innovazione

Pubblicato il 16 aprile 2025 alle 16:04
Categoria: Libri di Sport
Autore: Wilma Gagliardi

 Raggi di design. Biciclette tra ingegno, arte e innovazione

Un’incredibile galleria che allinea il meglio assoluto, in grado di entrare nei musei di arte moderna. Paolo Carosino - Raggi di design. Biciclette tra ingegno, arte e innovazione - ediciclo editore Pag. 158 – Euro 29.90.



di Giuliano Orlando

La bici è figlia dell’intelligenza. Icona della bici è Einstein, il genio più grande del Novecento, che sfreccia capelli al vento nel campus CalTech, il California Institute of Tecnology di Pasadena. Einstein ci regalò una confidenza preziosa: “La teoria della relatività mi è venuta in mente mentre andavo in bicicletta”.  Riprendo un passaggio della prefazione di Claudio Gregori, giornalista e scrittore. Aneddoto emblematico di un libro che il meglio della bici lo fotografa e lo racconta, attraverso la storia di modelli in grado di riflettere quanto la fantasia, l’innovazione, la passione e il genio dell’uomo possono farla volare. Non solo, dopo oltre 200 anni, dalla sua nascita, non è un reperto del passato, ma un presente ricco di futuro. Un libro strenna da leggere e rileggere, e anche da regalare e farlo conoscere a giovani e meno giovani. Una sequenza con 50 capitoli, uno più suggestivo dell’altro con un tema unico: la bellezza infinita a due ruote, una farfalla le cui ali non si spezzano, semmai sono in grado di volare sempre più verso il cielo. Al contrario di Icaro, che le bruciò per il troppo calore, dal sole prendono la luminosità dell’inventiva ormai al livello di meritare l’ingresso nei musei di arte moderna. Far conoscere questi tesori di alta ingegneria è una missione che solo chi del ciclismo è innamorato cotto può realizzare. Il responsabile di questa meravigliosa avventura si chiama Paolo Carosini, toscano di Viareggio, salito parecchi anni addietro in quel di Rovereto nel Trentino, portando nel cuore la passione trasmessa dal padre, intesa come arte a tutto tondo. Laureato in ingegneria nucleare, svolge attività di direzione marketing e commerciale ad alto livello. E’ al suo primo libro, scegliendo 50 modelli, degli oltre 200 che fanno parte della sua straordinaria collezione. Una scelta indovinata e resa possibile, grazie alla complicità della moglie Maria Cristina.  Prima di entrare nel dettaglio del magico cosmo, ci sono i contributi del figlio Marcello Carosini, sulle orme del genitore e del critico d’arte Mario Cossali. Una breve storia della bicicletta e del suo disegn, ovvero la ricerca estetica nella progettazione di un mezzo semplice e funzionale, ma pure gradevole da guardare e divertente da utilizzare. Evidenziando che le nuove tecnologie collegate ai materiali e alle parti meccaniche della ciclistica, spesso si rifanno a soluzioni disegnate e adottate fin dalle prime biciclette. Nel dettaglio, spiega l’evoluzione del mezzo partendo dalla sua nascita ufficiale, allorchè il barone tedesco Karl Drais nel 1817 inventò la sua Laufmachine, bici su due ruote ma senza pedali, spingendo e frenando con i piedi. I pedali nella loro vera funzione arrivarono solo nel 1861 ad opera del francese Pierre Michaud e del figlio Ernest. Poi si passò all’utilizzo sia del telaio che delle ruote di materiale più leggero e resistente. Importante lo studio da parte di Goodyear, Dunlop e Michelin per sostituire i rumorosi cerchioni in ferro. Nel 1870, l’ultimo balzo in avanti: la ricerca della velocità. Che prima di giungere al perfezionamento ebbe un percorso periglioso. Tra il 1880 e il 1885, un passo ulteriore con la “bicicletta di sicurezza” commercializzata in Inghilterra.  Due ruote uguali, su un telaio in acciaio a diamante, trasmissione a catena, opera di John Kemp Starley. Agli inizi del 1900 la bici ebbe anche il cambio di velocità. Nel 1937 gli organizzatori del Tour consentirono le bici col cambio. Da ricordare l’italiano Tullio Campagnolo che negli anni ’30 inventò il cambio a bacchetta e lo sgancio rapido delle ruote. La bici ebbe un ruolo non secondario nelle guerre, gli eserciti svedesi, inglesi, svizzeri, tedeschi e italiani ne fecero largo uso. L’ultimo balzo riguarda le pieghevoli, l’uso per le corse su fuori strada, ovvero le gare di cross, quindi le mountain bike e la bici elettrica. Ed eccoci a Raggi di design, con 50 modelli uno più affascinante dell’altro. Una mostra fantastica, con la descrizione storica e foto chiarissime che entrano nel dettaglio tecnico. Modello per modello, ognuno con le sue caratteristiche dove la creatività e l’innovazione hanno fatto passi da giganti e queste bici sono capolavori assoluti. La Trussardi prodotta nel 1981 nasce dall’idea di Nicola Trussardi, figlio di Dante il fondatore dell’azienda bergamasca, inizialmente producendo guanti, fino a diventare un simbolo italiano dell’alta moda. Nicola prese ad esempio la storica bici pieghevole inglese della BSA, usata dai paracadutisti durante lo sbarco in Normandia. Mantenendo il concetto della piegatura, ingentilendola con elementi di cuoio quale le borse laterali, i fregi Trussardi, una sella monumentale, una verniciatura raffinata, facendola diventare oggetto prezioso. Produzione molto limitata. Storica la “littorina autarchica” in legno, del 1938, costruita dai fratelli Vianzone di Torino. Un vero gioiello di quegli anni, esposta nei più importanti musei dedicati alla bicicletta. La stuzzicante Aluetta, costruita dai milanesi Fabrizio Carola e Carla Mtessi nella metà degli anni ’80, in alluminio e carbonio, telaio stampato in vetroresina, rappresenta l’avanguardia sia nel design che dell’uso di materiale innovativo. In questa rassegna che illustra il meglio, sfilano la Cinetica Giotto, della fiorentina Cicli Giotto Cinelli, poi trasferita a Milano sotto il controllo della Columbus di Angelo Colombo. Non poteva mancare una Colnago, il genio milanese, arrivato alla vetta assoluta con modelli che hanno fatto storia, cultura e primati. Il Master Eros Poli, prodotto nel 1986 è uno dei più emblematici e innovativi. Idem per Francesco Moser, che nel 1985, sulla pista in cemento a Città del Messico, stritolò il record dell’ora, che Eddy Merckx aveva stabilito dodici anni prima. La Va por la hora, resta un modello perfetto per volare pedalando. Snella, elegante e filante l’inglese Whirlwind prodotta nel 1940, dai fratelli Willie e Reg Baines, con un telaio che profumava di futuro. Nel 1997, spunta la Giant MCR One, made in Taiwan, dove opera una delle più attive produttrici di bici. Nell’occasione presenta un modello rivoluzionario, con una struttura compatta e il tubo orizzontale con un’inclinazione diagonale mai vista prima. Una piccola parte di una grande rassegna, che comprende 50 opere d’arte, provenienti anche da Francia, Germania, USA, Austria, Svezia, Cecoslovacchia, Danimarca, Giappone e Olanda. Veri gioielli che l’autore illustra, tramutandoli in chicche preziose, cammei da scoprire pagina dopo pagina. Un volume di grande formato, senza tempo, da mettere nella propria biblioteca, e riscoprirlo ad ogni occasione nel quale il motivo della conversazione è il ciclismo.                                                                                                                                                              Giuliano Orlando