La sentinella delle Dolomiti. La mia vita sulla Marmolada a 3343 metri di quota
Raggiungere la mitica cima e viverci per cento giorni, esperienza che ti cambia la vita - Carlo Budel – La sentinella delle Dolomiti. La mia vita sulla Marmolada a 3343 metri di quota - edicicloeditore – Pag. 142 – Euro 16.00
di Giuliano Orlando
Ho letto il libro durante il mio soggiorno a New York, in occasione della mezza maratona di fine marzo, disputata in una splendida giornata che anticipava la primavera. Personaggio di straordinario spessore, che racconta la sua catarsi ricca di cadute e risalite, sul doppio binario di una vita votata alla salita, fisica e mentale. Dall’esperienza abbastanza traumatica del volo col parapendio, comunque un passaggio verso quella maturità raggiunta dopo tappe che non hanno escluso nulla. Il vuoto delle lunghe soste al bar, cercando il nulla, vestirsi alla moda spendendo tutto quello che hai guadagnato, in un festival di illusioni o diventare fans del cantante o del complesso che spopola e tu fai parte di questa tribù, senza capire che in fondo accetti la schiavitù di pensiero, accodandoti alle tendenze. Il lavoro in fabbrica che per uno spirito libero significa essere incatenato ad orari e compiti programmati, situazione dalla quale uscire, affrontando un futuro incerto e rischioso, ma libero e orientato verso quel sogno covato anni e anni. Lungo i quali ha giostrato tra mille pericoli, compresa l’esperienza della droga, e dell’inutilità. A quarant’anni, la decisione storica. “Mi sentivo in trappola. Non era solo il lavoro, era tutto quello che stava attorno che non andava, la mancanza di un obiettivo che non andava, era un insensato avanzare senza bussola, da troppi anni, ormai. Mi stavo facendo a pezzi con le mie mani e la cosa più terribile e la cosa più terribile era che non riuscivo a farne a meno. Mi sembrava di stare bene solo quando l’alcol annebbiava i miei sensi e mi rendeva incosciente”. Poi l’incontro con Cinzia Bonan, il suo angelo custode. Che le è stata accanto oltre la sua professione. Lo ha preso dal verso giusto, lo ha consigliato senza forzare la suscettibilità del soggetto, senza alcun rimprovero, e lui si è finalmente lasciato andare, ascoltandola e alleggerendo quel peso pazzesco che gli rovinava la vita. Non solo, le ha anche suggerito, che se questo era il suo sogno, di provare a realizzarlo. Rompendo il tabù del posto fisso. Era l’alba del 2016 e per Carlo Budel iniziava qualcosa di nuovo e di antico. Parte col fido cane Paris e arriva sul Pizzocco, la prima cima della sua vita, quella dove lo aveva portato nonno Nanni trentanove anni prima. Da uomo libero. Senza l’impegno di andare a mille all’ora. Divorando una cima dopo l’altra. Per estinguere la sete trattenuta per troppi anni. I fatti, le circostanze e quel pizzico di fortuna che accompagna ciascuno di noi lungo la vita, anche per Carlo Borel è arrivata la realizzazione del sogno. Incrocia sulla sua strada amici di un tempo che lo indirizzano verso il sogno di gestire la capanna di Punta Penia a quota 3.343 metri, la più alta delle Dolomiti. Esperienza indimenticabile, vissuta veramente tra cielo e terra. Sentinella estrema di una quotidianità altrettanto estrema. Una capanna speciale, dove la neve la copre spesso, il ghiaccio è compagno quotidiano, eppure è la realizzazione della favola che finalmente vive in diretta. Rende quei pochi metri di una capanna che il vento tenta invano di sradicare, sempre più accogliente e ogni arrivo è una festa, un benvenuto e anche una lezione. Incontri di ogni tipo, dall’alpinista esperto al gitante che ha percorso il tratto con scarpe inadatte. Giunge anche un ragazzo cieco e questo lo commuove. Serate indimenticabili con amici e nuove conoscenze, ma anche notti insonni, mentre la tempesta mitraglia la capanna con folate che sembrano bombe. Per scoprire al mattino che il cielo è azzurro come un diamante, il sole è di una luce accecante e il corvo Carlo Gracchio è tornato a salutarlo. Finita la stagione, è sceso a valle, ma non vede l’ora di risalire a Punta Penia, dove lo aspetta la sua capanna, fragile indistruttibile, come la sua voglia di salire sempre più in alto. Libro da non perdere.
Giuliano Orlando