Le stelle del Tennis
I protagonisti di una disciplina nata nel 1877, salita ai vertici assoluti. Storia di sport e di costume - Massimo Grilli - Le stelle del Tennis – Diarkos editore – Pag. 478 – Euro 20.00.
di Giuliano Orlando
Un tomo di quasi 500 pagine che si legge d’un fiato. Non sorprendetevi, l’ho fatto io per recensirlo anche se alla fine ho dovuto sfoltire e non poco i riferimenti che avevo annotato, pagina dopo pagina. Oltre 60 campioni che hanno lasciato il segno nel mondo della racchetta, lungo il romanzo di uno sport nato ufficialmente il 23 febbraio 1874, su iniziativa del maggiore inglese Walter Clopton Wingfield, che depositò alla Camera dei mestieri di Londra il brevetto di un nuovo gioco, basandosi sulle regole del vecchio Real Tennis. In quell’epoca dominava il cricket e il primo vincitore di Wimbledon, Spencer Gore, di professione geometra, dopo il successo, rilasciò una dichiarazione poi smentita dai fatti. “Il tennis non sarà mai considerato tra i nostri sport principali. Tutti coloro che hanno giocato a cricket saranno sconvolti dalla monotonia di questo nuovo gioco”.
Con questa premessa del barbuto geometra, il noioso tennis, crescerà rigoglioso nel mondo, mentre il cricket non esploderà mai oltre i confini dei protettorati inglesi. Gore è stato il primo vincitore del torneo più famoso al mondo, oltre l’unico dove l’abbigliamento è rigorosamente bianco. L’autore ripercorre il lungo cammino dei protagonisti trovando varia umanità ai vertici. Dal reverendo John Hartley, che il torneo lo vinse due volte nel 1879 e l’anno dopo, sconfiggendo in finale Vere Gold, irlandese figlio di un magistrato, tanto dotato quanto folle. La sera prima della sfida la trascorse ubricandosi, sicuro della vittoria e finì battuto.
Quando chiuse col tennis nel 1883, intraprese la strada del gioco d’azzardo, oltre alla dipendenza dagli stupefacenti. Nel 1907 a Montecarlo, assieme alla moglie Marie si indebitarono con una ricca vedova svedese. Non potendo restituirle i soldi, pensarono bene di tagliarla a pezzettini, mettendo i resti in un baule. Alla stazione di Marsiglia vennero arrestati e Gold incarcerato e spedito sull’isola del Diavolo, nella Guyana francese, dove si suicidò due anni dopo. Tempo dopo, venne chiesto a John Hartley quale fosse stata la vittoria più bella e la risposta fu emblematica: “Contro Gold, perché aveva prevalso il bene sul male”.
Nel 1883, disco verde per le tenniste sull’erba del torneo londinese e Charlotte Dod, non ancora sedicenne, vinse il primo dei suoi quattro trionfi tra il 1887 e il 1893. Charlotte, un vero fenomeno, capace di primeggiare in molti sport. Argento ai Giochi di Londra 1908 nel tiro con l’arco, mentre il fratello conquistò l’oro. Abile nello sci, nel curling e nel golf. Nazionale nella squadra inglese dell’hockey su prato. Dotata di una bella voce da contralto, suonava bene la chitarra e il pianoforte. Non temeva nessuno e nel tennis affrontò gli uomini, superandone diversi. L’altro fenomeno al femminile fu Suzanne Lenglen, definita la Divina: “Una bella figura, alta, flessuosa, un viso dall’espressione dolce e ferma….”. Nessuna come la bella francese vinse tanto. Una descrizione fantastica e incantevole. La prima diva del tennis. Alle sue partite assistevano re e regine. Morì a soli 39 anni e l’autore, ricercatore accurato nei minimi dettagli dei tanti campioni che racconta, quando va a visitarne la tomba alla periferia di Parigi, ha una bruta sorpresa trovandola quasi distrutta. Per la più grande tennista della storia, un affronto che non meritava.
Impossibile citare i tanti campioni descritti con tratto essenziale, incisivo e preciso. Scorrono nomi che gli appassionati ricordano sicuramente, in particolare coloro che hanno letto il capolavoro di Gianni Clerici, “500 anni di tennis”, inviato a “Il Giorno”, quando il sottoscritto svolgeva lo stesso ruolo per il pugilato. Personaggio di una classe superiore, spiritoso e ironico, con la erre che scivolava via e una scrittura deliziosa. Massimo Grilli, in un contesto più contenuto, ma non meno interessante, ha raccontato la storia dei protagonisti di una disciplina che nel tempo è giunta a rivaleggiare con tutti gli sport più popolari. Se per i più giovani i vari William Tilder, Jean-Renè Lacoste, Von Cramm il barone tedesco che sfidò il nazismo, i fantastici canguri d’Australia: Hoad, Laver, Rosewal fino a Emerson, come l’armata giunta dal freddo del Nord Europa, capace di scaldare il mondo del tennis con le loro imprese, quali Borg, Wilander, Edberg. I campioni USA, una schiera infinita da Kramer, “Pancho” Gonzales, ognuno con la propria personalità, dal genio mancino McEnroe dal litigio facile, Sampras, Agassi e Ashe, capace di scalare la vetta di una montagna che sembrava negata ai tennisti di colore, seguito dalle sorelle Serena e Venus Williams. Il filone del centro Europa, col professor cecoslovacco Drobny ad aprire le danze, che per necessità di sopravvivenza giocò da boemo e moravo, egiziano e britannico. Il tennis in rosa, dopo Suzanne Lenglen, scattò in avanti cucendo il gap che la divideva dai maschi, anno dopo anno, grazie a Billie Moffit King, che ebbe il coraggio di urlare al mondo la sua transessualità, seguita dalla Navratilova e Mauresmo.
Come la femminilità e il talento della Evert, Graf, Seles, Hingis, Sabatini e Sharapova, ma pure del recente passato: con le nostre Schiavone e Pennetta e quelle di oggi: Sabalenka, Swiatek, Gauff, e la Paolini. Non mancano i super che hanno firmato il nuovo tennis, dall’istrione romeno Nastase al caliente Vilas, da Becker a Ivanisevic fino ai fenomeni odierni: Nadal, Federer e Djokovic che ancora non si è arreso a dispetto dell’età. In questa galleria dei vip troviamo Pietrangeli, Panatta e l’ultimo fenomeno in piena esplosione Jannik Sinner.
Ho citato una parte dei protagonisti, altri hanno le loro storie e non sono da meno. Il libro è un prezioso documento perché non sono le battute o le risposte a dominare i personaggi perché tali sono, ma le loro personalità e il carattere di ciascun individuo. Nell’appendice quello che poteva mancare in termini di riscontri numerici. I trionfi del tennis italiano, i quindici incontri che hanno fatto epoca, la cronologia della disciplina e la bibliografia che chi ha scritto di tennis, una guida utilissima. Infine, il mio giudizio, che assegna un doveroso dieci e lode. Imperdibile per tutti coloro che amano il tennis e per coloro che pensano di poterlo conoscere.
Giuliano Orlando
Dopo aver frugato sottotetti e cantine, consumata una scrivania del British Museum, intervistato più di settecento addetti ai lavori, un giovane Clerici aveva finalmente dato alle stampe, nel 1974, il suo riassunto di ben 500 anni di tennis. Le risultanze di questa fatica erano state le traduzioni in Gran Bretagna, Stati Uniti, Francia, Germania, Spagna, Giappone, e insomma il successo mondiale. "Il libro italiano più conosciuto dopo la Divina Commedia e Pinocchio" aveva affermato Enzo Biagi, mentre un altro estimatore di Clerici, Italo Calvino, l'aveva definito "uno scrittore in prestito allo sport". C'era tuttavia in questa etichetta, che Calvino voleva generosa, l'involontaria riserva di una società letteraria legata a vecchi schemi, non sappiamo più se snob o provinciali. Da allora, non meno di dieci romanzi, due volumi di racconti e due di poesie avrebbero raccontato in primo piano, o sullo sfondo, l'uno o l'altro sport, un fenomeno sempre più importante della società contemporanea. Per non parlare di due commedie, entrambe ispirate a quella che Clerici chiama "la mia maitresse", la grande tennista Suzanne Lenglen, alla quale è ovviamente dedicato uno dei più struggenti capitoli di questo libro. Nuovamente rivisto e aggiornato, "500 anni di tennis" ritorna a proporsi non solo agli appassionati di questo sport - o meglio gioco - come la summa di una evoluzione storica, ma offre anche una lettura sociologica, e una squisitamente umana...24 luglio 1930/6 giugno 2022 92 anni circa
500 anni di tennis. Ediz. Illustrata Clerici Gianni – Autore € 35,00