A Washington Gervontas Davis vince ma soffre contro Hector Garcia

Pubblicato il 9 gennaio 2023 alle 11:01
Categoria: Boxe
Autore: Redazione Datasport.it

 

A Washington Gervontas Davis vince ma soffre contro Hector Garcia. Si confermano Andrade, Ennis,  Mielnicki e Villa. Jerusalem (Fil) re dei paglia WBO.

di Giuliano Orlando

Non casualmente Gervontas Davis (28)n, lo hanno definito Tank (carro armato), indicando il sinistro che da buon mancino scaglia con potenza e ferocia, l’arma in più. L’altra notte alla Capital One Arena di Washington, è stata decisiva per scalfire la resistenza di un superlativo Hector Luis Garcia (16-1) iridato dei superpiuma WBA, che per sei round ha tenuto tatticamente testa al campione WBA leggeri. Il match ha svoltato al settimo round, quando Davis ha trovato il bersaglio a corta distanza e il dominicano è entrato in debito d’ossigeno, sotto i colpi dell’allievo di Calvin Ford, che lo prepara dal 2013, al debutto da professionista. Nel corso dell’ottavo tempo, la superiorità del pugile di Baltimora appariva evidente e al termine del round, Garcia denunciava fastidi agli occhi al punto da rinunciare a proseguire. Verdetto per abbandono alla nona tornata, la prima sconfitta in carriera dopo sette anni da pro. Da capire le intenzioni dei due in prospettiva. Davis guarda con interesse ad una sfida strapagata con Devin Haney (29) il despota della categoria, ma potrebbe anche riaffacciarsi nei superleggeri dove ha già detenuto la cintura WBA. Per Garcia, dopo il riposo imposto dalla sconfitta prima del limite, le opportunità riguardano sia Shakur Stevenson  (19), indicato come il numero uno, anche se avendo mancato il peso contro il brasiliano Robson Conceicao, ha perso a tavolino i titoli WBC e WBO. In vetta il tagiko residente in California Shavkatdzhon Rakhimov (17-1) per la IBF. Categoria comunque poco appetibile per gli organizzatori.                                                                                                           

Era molto atteso il rientro di Demetrius Andrade (32) inattivo dalla fine del 2021 al debutto da supermedio. Quello visto sul ring, ha dato dimostrazione di avere ancora parecchie frecce nel suo arco di rendimento, offrendo sprazzi di una boxe molto personale, colpendo da ogni posizione e giocando con spostamenti velocissimi. Tutto questo, nonostante i 34 anni e la lunga attività, iniziata ad alti livelli fin da dilettante, culminata ai Giochi di Pechino 2008, al termine dei quali passa pro. Una carriera invitta, nobilitata nel 2013 con la conquista del mondiale superwelter WBO, arricchita con quella WBA nel 2017. L’anno dopo da medio è campione WBO. L’ultima sfida il 19 novembre 2021 a Manchester in casa di Jason Quigley (19-2) che spedisce KO al secondo round. Il rientro contro De Mond Nicholson (26-5-1), del Maryland, 29 anni, ha dato risposte positive, anche se ha dovuto lottare per dieci round, largamente dominate come specchiano i cartellini (100-88), lungo i quali Nicholson ha dovuto subire due KD (2° e 10°), cercando e riuscendo a chiudere in piedi. Adesso tocca ad Al Haymon trovargli l’opportunità iridata a tempi brevi.                                    

Prosegue la striscia vincente del welter Taron Ellis (30), 25 anni, pro dal 2016 a 18 anni, dopo ottima attività da dilettante (58+3-) famiglia dove la boxe è di casa, si allena con i fratelli Derek e Farak. Stavolta ha battuto l’ucraino Karen Chukhadzhian (21-2), residente in Germania che si presentava come rivale di qualità. Sul ring è stata una mezza delusione, non avendo mai mostrato gli stimoli per vincere, magari rischiando qualcosa. Ha svolto il compito di collaudatore di buona qualità ed Ellis si è adeguato alla situazione senza spingere troppo. Vittoria larga ma senza emozioni. A questo punto il traguardo è riprovare a conquistare qualche titolo importante, dopo il NC contro il sudafricano Chris Van Eerderen (28-3-1), 35 anni, residente negli USA, a Uncasville il 19 dicembre 2021 per l’IBO.                                                                                                     

Sempre nei welter, la sorpresa, sia pure relativa, l’ha fornita il venezolano Roiman Villa (26-1), buon picchiatore, abituato ai ring stranieri (Colombia, Messico, Uruguay, Rep. Dominicana e Panama). L’unica sconfitta nel 2019 in Messico. Di fronte aveva l’imbattuto Rashidi Ellis (24-1) 29 anni, pro dal 2013, di Lynn (Massachussetts), vincente a sua volta in Portorico, Repubblica Dominicana e in Messico. Lo chiamano Speedy, per la velocità dei colpi che ha messo in mostra nei primi sei round, portandosi avanti nel punteggio, ma sprecando troppe energie, che gli sono venute a mancare nel proseguo delle riprese. Mentre il coetaneo venezuelano cresceva nel rendimento e rosicchiava round dopo round il vantaggio colpendo in velocità e precisione. Drammatica e decisiva la dodicesima ripresa, con Ellis costretto a subire due conteggi, sull’orlo del KO. Verdetto con due 114-112 e un 113-113 fantasioso, che permette a Villa di conquistare l’Internazionale WBC vacante.                                                                                                                                       

 Il superwelter Vito Mielnicki jr. (14-1) di Roseland nel New Jersey, sangue italiano materno, papà polacco, pro dal 2019 a 17 anni, attuale campione americano WBA, ha costretto alla resa Omar Rosales (9-2-1) 32 anni, residente a Houston, pro dal 2020, subito in difficoltà contro un rivale troppo veloce e preciso. Alla terza ripresa l’epilogo.                                                                                                                                               

Figuraccia di Lamont Pederson (35-561), sulla soglia dei 39 anni, gestito da Al Haymon, pro dal 2004, iridato nel 2011 scalzando il pakistano-inglese Amir Khan a Waschington, per le cinture IBF e WBA superleggeri e nel 2017 da welter cinge il trofeo WBA. Fermo dal 2019, dopo due stop, contro Errol Spence e Sergey Lipinets, poteva stare a casa a vedere la serata davanti alla tv. Si sarebbe evitato la brutale sconfitta contro il modesto Michael Ogundo (17-16), apparso un implacabile giustiziere. Che lo ha messo varie volte al tappeto prima che l’arbitro fermasse il match al quarto round. Il superleggero Brandun Lee (27) 23 anni, ottiene la 23° vittoria per KO. Il californiano, pro dal 2017, spesso sui ring messicani, stoppa l’argentino Diego Gonzalo Luque (21-11-2) di 37 anni, pro dal 2011, che regge solo per quattro round scarsi

A Osaka (Giappone) il messicano Daniel Valladares (26-3-1-nc) 28 anni, riporta a casa il mondiale paglia IBF, contro il giapponese Ginjiro Shigeoka (8-nc) dopo uno scontro di teste tra i due al primo round, ritenuto involontario dall’arbitro. Il messicano non riportava ferite ma affermava di avere mancanza di equilibrio. Gli spettatori hanno contestato duramente il verdetto, lanciando sul ring ogni genere di oggetti, convinti che il messicano abbia approfittato della situazione in modo scorretto. Anche la KWorld3, che organizzava la serata ha ritenuto fasulla la versione del messicano chiedendo il verdetto per abbandono di Valladares. In caso negativo, la ripetizione a tempi brevi del match, sempre in Giappone in aprile. La IBF si riunirà per la decisione in merito. Niente da fare per l’altro giapponese Masataka Taniguchi (16-4) 28 anni, finito KO al primo round contro il filippino Melvin Jerusalem (20-2), diventato il nuovo campione WBO.  Nel 2017 il filippino venne discutibilmente battuto dal thailandese Waneng Menayotin (53-3) per la versione WBC. Il thailandese è una vera leggenda, il pugile più popolare della nazione, a 37 anni è ancora in attività, anche se in fase calante. Professionista dal 2007, ha conquistato il mondiale paglia WBC nel 2014, lo ha difeso 12 volte, lo ha perduto nel 2020, spezzando l’imbattibilità di 13 anni, contro il connazionale Panya Pradabsri (39-1), sconfitto anche nella rivincita lo scorso marzo. Il 20 luglio è salito ancora sul ring, tentando la conquista del titolo di supercampione WBA, ma l’altro thai Thammanoon Niyomtrong (24) 32 anni, a Chonburi, lo ha respinto nettamente dopo 12 round quasi a senso unico.  Auspicabile che si fermi.

Giuliano Orlando