Il campionato italiano è terminato da nemmeno una settimana ed è già in atto una vera e propria rivoluzione, a partire dagli allenatori.
Non sono passati nemmeno cinque giorni completi dal termine del campionato ma il calcio italiano sta già avviando un vero e proprio stravolgimento. Nella forma, più che nella sostanza. Perché, allo stato attuale, quasi tutte le squadre - tranne sparute eccezioni - hanno deciso o stanno decidendo di voltare pagina e avviare un nuovo progetto tecnico, con allenatore diverso dal precedente ma, soprattutto, a cifre alte o comunque al di sopra di quanto ci si aspettasse. Già, perché da mesi si sentono i dirigenti dei (top) club italiani gridare al vento il bisogno di attuare riforme, al fine di stabilire un limite oltre il quale non valicare per evitare di portare il sistema calcio in default. Il Coronavirus è soltanto uno dei motivi che hanno portato la Serie A ad un deprezzamento del prodotto, ormai un lontano parente di quello scintillante fino ai primi anni 2000 quando l'Italia era l'Olimpo e non, come sta diventando ultimamente, un cimitero per gli elefanti. Partiamo dall'Inter, perché i problemi societari dei campioni in carica hanno portato alla rottura con Antonio Conte. Il tecnico, dall'alto dei 12 milioni di euro, ha deciso di interrompere il rapporto con i nerazzurri ma è stato raggiunto un accordo sulla buonuscita di circa 7 mln anche se addetti ai lavori e tifosi poco comprendono il motivo per il quale la società debba 'pagare' un allenatore che ha fatto un passo indietro. Nel frattempo, l'Inter ha sondato diversi allenatori e la scelta - salvo cataclismi - è piombata su Simone Inzaghi, al quale è stato offerto un ricco biennale con opzione sul terzo anno di circa 4 mln netti più bonus. Cifre che la Lazio e Lotito non possono pareggiare, nonostante la cena di ieri tra il presidente e il tecnico biancoceleste sia terminata in maniera positiva con un accordo sulla parola in merito al rinnovo. Già, la parola che diventa nulla in un mondo del calcio così volubile e governato dal denaro. Non ci si stupisce più ma è paradossale che la squadra migliore in Italia quest'anno abbia pagato prima Spalletti durante l'era Conte e paghi una buonuscita a Conte durante l'era Inzaghi in un periodo di crisi nera per Suning, che ha dovuto chiudere un finanziamento con tasso d'interesse del 12% per sopravvivere in seno all'Inter.
Dopo l'Inter, è inevitabile passare alla Juventus: dopo la scelta forte di puntare su un neofita come Andrea Pirlo, al posto di Sarri, la Vecchia Signora ha compiuto il più classico dei dietrofront. Nonostante due titoli in bacheca e la qualificazione in Champions League conquistata all'ultima giornata, Pirlo non sarà l'allenatore della Juventus nella prossima stagione. Chi sarà? La risposta è Max Alllegri, colui dal quale la società si era separata due anni fa con l'obiettivo di cambiare linea e di imporre un nuovo gioco, più di possesso e costruzione con un'attitudine maggiormente offensiva. Il cambio, a quanto pare, non ha pagato e Agnelli ha deciso di puntare ancora su Allegri, con il quale i risultati non sono mancati così come i momenti di crisi e di attrito. Tifosi ed addetti ai lavori si dividono tra i pro e i contro della scelta, sottolineando da un lato come il livornese sia uno dei migliori sulla piazza e conosca l'ambiente ma anche evidenziando come l'esperimento bianconero sia fallito e che le minestre riscaldate, nello sport ma non solo, difficilmente pagano. Da sottolineare, tra l'altro, come lo stipendio di Allegri sarà di 9 mln di euro annui, ancor di più di quanto lo fosse due anni fa. In un momento di spending review tanto sbandierata dal mondo del calcio, tale cifra evidenzia come la Serie A intera viva, di fatto, in un universo a sé stante. I bilanci sono in rosso per quasi tutte ma nessuna sembra aver realmente inteso che, così facendo, non si possa andare avanti. Adesso l'Inter è costretta a vendere (almeno) uno dei big e la Juventus potrebbe dire addio a Ronaldo che, con i 62 mln lordi di ingaggio, resta un fardello pesante e una figura ingombrante. Scelte azzardate che hanno pagato sul breve termine ma che, sul lungo periodo, rappresentano, sia per l'Inter che per la Juventus quasi un autogol al 90' sul punteggio di parità. Per uscirne serve un miracolo. E se Inzaghi lascerà la Lazio, è possibile che il sostituto sia Sinisa Mihajlovic con la panchina del Bologna vacante. Intanto, per Pirlo, si profila l'ipotesi Sassuolo, dopo l'addio di De Zerbi, partito in Ucraina per allenare lo Shakhtar. Con Mourinho ricoperto d'oro dalla Roma e la Samp in cerca di allenatore, mentre il Torino ha scelto Juric col Verona che deve pensare al nuovo tecnico così come l'Udinese. Il Napoli, lasciato Gattuso (alla Fiorentina), dovrebbe firmare a breve con Spalletti. Delle 17 squadre di Serie A, restano fuori dal toto-allenatori solo Atalanta, Milan, Spezia e Cagliari. Da segnalare, però, una mossa che potrebbe avere scenari importanti da qui alle prossime settimane: la scelta forte di Paolo Maldini e dei dirigenti che hanno blindato Pioli e poi scelto di abbandonare un patrimonio come Donnarumma anziché assecondare le richieste spropositate dell'agente, Mino Raiola. I rossoneri hanno già preso e ufficializzato l'erede - Maignan del Lille -, di fatto congedando Donnarumma e agente che troveranno, in tempi stretti, in Italia o all'estero una soluzione per il futuro. Chissà a quali cifre. Perché il calcio italiano che incassa dai diritti TV le briciole rispetto all'estero - l'ultima in classifica della Premier League ha guadagnato più dell'Inter campione d'Italia in questa stagione - sembra dichiarare lo stato di resa solamente a parole e non nei fatti. Puntando a cambiare allenatore senza avere le idee chiare e con una progettualità da grande azienda.