Alpi d’Oriente. Storie di uomini, donne, animali e foreste

Pubblicato il 1 novembre 2024 alle 19:11
Categoria: Libri di Sport
Autore: Wilma Gagliardi

 Alpi d’Oriente. Storie di uomini, donne, animali e foreste

La montagna racconta il percorso del tempo, dove guerre e sfide ma pure oasi di pace e leggende hanno lasciato tracce indelebili – Maurizio Bait – Alpi d’Oriente. Storie di uomini, donne, animali e foreste – Ediciclo editore - Pag. 192 – Euro 16.00.

di Giuliano Orlando

Prima di tutto faccio i complimenti all’autore, capace di ritrarre il territorio trattato, le Alpi orientali, ovvero le Alpi Giulie, con un amore totale, dando ad ogni gruppo, ad ogni cima, ogni parete e perfino alle cengie le personalità che meritano, facendole palpitare come fossero creature vive e reattive in ogni situazione. La Valbruna, la Val Saisera, Val Canale e tante altre si ergono protagoniste accanto coloro che le salgono, con cui si intrecciano storie e vere e leggende, non meno ricche di verità. I personaggi sono infiniti e scrivono la storia dei tempi, in cui si intrecciano guerre e l’assurdità delle stesse. Le trincee dividono e uniscono, fanno ritrovare vecchi amici, l’uno contro l’altro. La lettura di certi personaggi ricorda la liricità degli eroi salgariani, con i vari Sandokan, Yanez, Kammamuri, Tremal-Naik e le Tigri di Mompracen che sguaiano scimitarre e invece di solcare il mare, portano zaini e sfoderano le piccozze all’assalto di pareti levigate senza appigli. La storia del Lupo della Raccolana ti conquista pagina dopo pagina, passando dal primogenito Giuseppe Pesamosca, nato nel gennaio del 1819 a Pianatti, ai piedi del Moltrasio, del Cimone e del Canin tre cime che lo svezzarono è l’emblema di come si viveva in quella terra. Giuseppe fu il primo ‘Lupo’ e come tale visse tra mille pericoli, uscendone sempre vincitore. Era un uomo libero in assoluto. Al punto che non rispose alla chiamata dell’Austria che lo voleva soldato. Visse in clandestinità dal 1859 al 1865, eludendo la caccia di chi lo inseguiva, spesso irridendoli. In quel periodo la moglie Catharina Piussi, ebbe tre figli e nessuno adombrò il minimo dubbio non fossero di Lupo. Tornò libero, quando quel territorio del Friuli passò all’Italia. La saga proseguì con i figli, tutti alpinisti di vaglia e in particolare con Osvaldo un nipote, figlio del fratello Pietro Antonio, un gigante delle montagne, la cui vita sa di leggenda. Appunto, storie e leggende: stupefacente quella di Zlatorog, il camoscio bianco dalle corna d’oro, custode del tesoro del Tricorno, talmente forte che in terra slovena, campeggia nel simbolo araldico. Come dimenticare Tiziana Weiss, tanto bella e gentile, quanto testarda, l’angelo che volava sulle montagne, spentasi a ventisei anni, sotto la Pala del Rifugio nel gruppo delle Pale di San Martino, che tanto amava. Era il 23 luglio 1978. Sei anni prima a soli 24 anni, era scomparso il suo compagno Enzo Cozzolino, detto Grongo, considerato l’enfant prodige, un riferimento universale, come scrisse Reinhold Messner, indicandolo assieme a Walter Bonatti i precursori delle prime vie di settimo grado. Ovvero l’ìmpossibile superato. Enzo precipitò dalla Torre di Babele sul Civetta, lasciando un vuoto incolmabile tra i colleghi e soprattutto distruggendo i sogni della sua Tiziana. Questa giovane signora del quarto e quinto grado, spesso capocordata, la città di Trieste non l’ha dimenticata e l’autore ne percorre alcuni sentieri a lei dedicati e il suo incedere ha la delicatezza di un sussurro, mentre le parole scorrono come se volassero sulle cime scalate da Tiziana. Mi sono soffermato soltanto su alcuni dei personaggi descritti in un libro che affascina in ogni capitolo, portando il lettore alla scoperta del vero lupo, non già il predatore famelico sempre alla ricerca della preda, ma un orgoglioso abitante di quel bosco del quale si sente guardiano. Per questo, nonostante la caccia spietata e ottusa, irride tutti e resta il re della foresta. Che gli appartiene. Smentita anche la storia di San Francesco e il lupo nella credulità popolare. Leggere per capire. Ci sono le vie dimenticate e anche la strada ferrata asburgica che un secolo addietro collegava Trieste con la stazione della Transalpina a Campo Marzio col Carso, superando l’attuale confine sloveno, raggiungeva lo snodo di Divacca, fermava a Lubiana e il cuore della Mitteleuropa, arrivando a Vienna e a Praga. Oggi quella testimonianza è ricoperta e sostituita da gigli martagoni, fiori bianchi di trifoglio e il piacevole ronzio delle api, oltre a ciclisti e camminatori, che percorrono un ambiente di straordinaria bellezza, ovvero la Val Rosandra, una cattedrale di pietra immensa abbellita da grotte e pareti che salgono verso il cielo. Un riferimento anche per ricordare Emilio Comici, colui che fondò la prima scuola di alpinismo della zona, definito l’acrobata della “goccia cadente”, un mito assoluto. Si deve a lui e ai fratelli Angelo e Giuseppe Dimai di Cortina, la prima assoluta alla Grande di Lavaredo il 12 e 13 agosto 1933. Ripeto, un libro di grande valenza storica del territorio delle Alpi Giulie, col pregio di dare al lettore il piacere non secondario di conoscere questa meravigliosa terra con grande cognizione e il tocco in più del poeta.

Giuliano Orlando