«Non sono semplicemente discipline sportive, sono molto, molto di più: meritano il massimo aiuto». Ci sono due “firme” d’eccezione in calce alla lettera che è arrivata al Ministro dello Sport Vincenzo Spadafora.
Il primo è Carlo Calcagni, Colonnello del Ruolo d’Onore. Un vero mito. Elicotterista dell’Esercito Italiano, si ammalò gravemente durante la missione di pace nei Balcani. Carattere indomito, il Colonnello Calcagni ha vissuto un momento così difficile della sua vita con forza di volontà e coraggio, convivendo con la malattia e tornando a nuova vita. E’ diventato un atleta paralimpico e, nel ciclismo, ha colto significativi successi a livello nazionale ed internazionale diventando anche campione mondiale paralimpico.
Il secondo è Bruno Danovaro, pluricampione che ha posto il suo sigillo vincente in diverse discipline sportive: sollevamento pesi, judo, arti marziali e quegli sport da combattimento che pratica con l’entusiasmo di un esordiente, nonostante le 52 primavere, e nelle quali ha collezionato il record, attualissimo, di 112 match vinti consecutivamente.
«Quello che io rivolgo – afferma Danovaro - è un appello condiviso col Colonnello Carlo Calcagni e indirizzato al Ministro Spadafora. Abbiamo pensato che occorra un intervento chiaro e deciso a sostegno del settore delle palestre, del fitness, delle arti marziali e degli sport da combattimento. E’ fondamentale che con determinate regole, anche severe, si possa riaprire perché ricevo quotidianamente, da troppi giorni ormai, il “Sos” lanciato da maestri, istruttori, personal trainer, e da tutto quel movimento che riguarda appunto lo sport da ring. Ripeto, anche con regole severe quali creare turn over degli ingressi, sanificare le palestre, aprire in orari differenziati in modo da consentire ingressi a piccoli gruppi di 3-4 persone a debita distanza. La necessità di questo appello nasce perché sono centinaia le persone che non sanno come andare avanti. Persone rimaste senza ma che sono costretti a pagare le utenze, gli affitti, le rate di un mutuo. La situazione è drammatica. Aggiungo un altro aspetto -prosegue Danovaro - altrettanto importante: molte persone hanno la necessità di muoversi a scopo terapeutico per mantenere il necessario equilibrio psico-fisico. Non possiamo costringere queste persone a stare in casa o a fare un girettino 200 metri. Persone che trovano equilibrio sfogandosi correndo o tirando pugni ad un sacco. Loro non possono essere segregati in casa perché si creano tensioni che alterano gli equilibri famiglia. Lo sport non è solo estetica per certe persone ma ha valenza fisica e psicologica. Controllare le proprie frustrazioni permette di tornare a casa sereni e tranquilli. Diamo fiducia alle persone che lavorano in questo settore. Hanno dato prova di sopportazione. Saranno responsabili e seguiranno le regole potendo così lavorare. Spero di essere stato chiaro».
«Tanti mi seguono – interviene il colonnello Carlo Calcagni - e mi prendono come esempio di sport e di vita. Il nostro appello è rivolto al Ministro, al Presidente del Consiglio e a tutti coloro che possono intervenire concretamente a favore dello sport in generale, inteso come vita. Chi più di me può testimoniare quanto lo sport sia veramente vita... Io sopravvivo grazie alle cure e alle terapie quotidiane ma vivo grazie allo sport. Samo rinchiusi nelle nostre case da due mesi. Ho fatto l'ultima dialisi il 26 febbraio. Sono due mesi che non posso andare in ospedale per salvaguardare la mia vita. Se una persona non può rifugiarsi nelle passioni e nello sport, come può affrontare e sopportare le difficoltà quotidiane della vita? Tantissime persone stanno veramente impazzendo e questo si ripercuote drammaticamente sulle famiglie e sugli affetti più cari. Chi è accanto a noi ne subisce le conseguenze. Noi chiediamo che si possa tornare con responsabilità a svolgere attività all’aperto, nelle modalità che verranno indicate. Ma c’è necessità, in questo momento di crisi totale, di dare supporto anche a livello psicologico. Lo sport è un mezzo straordinario di comunicazione e soprattutto è àncora di salvezza in tanti casi. L’amico Bruno Danovaro conosce realtà sociali molto molto difficili e che grazie allo sport vengono gestite in modo più sereno e tranquillo. Il mio motto è “mai arrendersi”: è anche sulle maglie del mio team ciclistico. Proprio per questo invito tutti a fare gruppo: uniti si vince sempre e permette di andare avanti consapevolmente e senza fermarsi mai. Anche perché – conclude il colonnello Calcagni - chi si ferma è perduto».