Il ritorno del figliol prodigo, un figliol prodigo che adesso vuole diventare il salvatore della patria dell'atletica italiana a Rio 2016. Perché Alex Schwazer, al di là di tutto, ha un talento spaventoso: l'ha sempre dimostrato, e lo ha dimostrato anche nella 50 km di marcia a squadre di Roma, alla prima gara dopo quasi quattro anni di esilio per doping: "Dove eravamo rimasti? In una situazione molto brutta. E' facile giudicare e fare i moralisti - le sue parole -, ma io ho passato momenti bruttissimi".
Schwazer parte analizzando l'ottimo 3h39' netto realizzato in gara: "Sono contento, non è facile tornare alle gare dopo quattro anni. Mi sento in ottima condizione, oggi è andata davvero bene. Non ho voluto pensare al passato durante la corsa, io sono contento da un po' per come stanno andando le cose. Tornare qui a Roma - spiega l'altoatesino -, con un tifo incredibile, è davvero una bella sensazione. Ringrazio anche i compagni di squadra, l'Italia è andata benissimo nella competizione a squadre".
Poi il discorso si sposta inevitabilmente sul passato: "In questo Paese sono uno dei pochi che ha chiesto scusa, vado avanti nella vita con nuovi obiettivi e nuovi traguardi. Conta solo quello. Giudicare è facile, soprattutto per chi non fa l'atleta: ci sono tantissimi moralisti, ai pochi che mi criticano chiedo se col doping abbiano perso di più loro o il sottoscritto. Gli ultimi anni sono stati terribili. Se ci fosse stata come regola la squalifica a vita, forse non avrei dovuto doparmi per stare davanti ad altri". Chiusura discutibile, ma questo ragazzo merita fiducia.