"La mia è la storia di un uomo che, tutto sommato, è stato fortunato. Un uomo che sognava di diventare bravo in un gioco che poi è diventato il suo lavoro". Così Gigi Riva, in una puntata di Sfide di un po' di tempo fa, descriveva se stesso in poche parole, come nel suo stile. L'attaccante italiano più forte di tutti i tempi, che Gianni Brera definì Rombo di Tuono, festeggia il suo 70esimo compleanno lontano dai riflettori: dopo avere lasciato il ruolo di team manager della Nazionale italiana lo scorso anno, il calcio non fa più parte (almeno per ora) del suo mondo.
Un mondo che, dalle giovanili alla prima squadra del Legnano con cui esordisce nel calcio professionistico in Serie C, lo porta in giro per l'Italia con il suo meraviglioso Cagliari e in giro per il mondo con la Nazionale azzurra. Non ha ancora compiuto vent'anni Riva quando, nell'estate 1963, sbarca in Sardegna per disputare il suo primo campionato di Serie B con la maglia del Cagliari. Giovane e spaesato, in una terra di certo non semplicissima in quegli anni, Riva conquista l'amore incondizionato dei suoi nuovi tifosi a suon di gol, tanti. E la Sardegna non la lascia più, rifiutando persino offerte irripetibili dagli squadroni del nord: la Juventus, solo per citare l’esempio più clamoroso, mette sul tavolo un miliardo di lire ma non se ne fa nulla. Con lo splendido Cagliari allenato dal Filosofo Manlio Scopigno (sua la celebre frase "A Gigi Riva il piede destro serve solo per salire sul tram") vince lo storico scudetto del 1970, l'unico nella storia del club rossoblù, e per tre volte si laurea capocannoniere di Serie A chiudendo la sua avventura sull'isola dopo 13 stagioni con 207 reti in 374 partite ufficiali.
Anche con la maglia della Nazionale azzurra (primo giocatore del Cagliari a indossarla) ha numeri impressionanti: è il miglior bomber di tutti i tempi con 35 reti in 42 partite. Due gol restano indimenticabili: quello nella finale degli Europei 1968 vinta 2-0 dall'Italia contro la Jugoslavia a Roma, e quello in Italia-Germania 4-3 di Messico '70. Una carriera per certi versi irripetibile e che avrebbe potuto essere ancora più ricca di soddisfazioni e di successi senza i gravi infortuni che lo condizionarono: su tutti la frattura del perone nel 1967 con la Nazionale, e la frattura di tibia e perone insieme tre anni più tardi ancora in maglia azzurra. Gigi Riva è caduto ma si è sempre rialzato, a suon di molti gol e poche parole. Per questo è stato il più grande di tutti. Auguri Rombo di Tuono.