In attesa di novità dal fronte ATP e WTA, i giocatori di tennis sembrano orientati a non disputare il resto della stagione
Dopo Novak Djokovic e Rafael Nadal, ora anche Ashleigh Barty prende posizione: "Giocare gli US Open è ancora troppo rischioso", ha dichiarato l'attuale numero 1 al mondo. Parole contornate poi da una consapevolezza maggiore in un momento nel quale, se gli altri sport (di squadra e singoli) stanno pianificando la ripresa, il tennis vive un paradosso: è lo sport del distanziamento sociale per eccellenza, sarebbe potuto ripartire per primo da un punto di vista pratico (in campo c'è una rete che separa i due o quattro giocatori) ma l'aspetto logistico (dalle trasferte ai viaggi in aereo, dalla quarantena fino al soggiorno negli hotel) ha fatto sì che l'inevitabile rinvio della ripresa dei tornei fosse realtà.
Nei giorni scorsi, sia Novak Djokovic che Rafael Nadal hanno espresso le proprie perplessità in merito alla restrizioni che i tennisti potrebbero avere insieme ai loro staff - massaggiatori, allenatori, psicologi, fisioterapisti, nutrizionisti e altre figure - durante le trasferte, paventando così l'ipotesi di non partecipare ai tornei. E anche la numero 2 della WTA Simona Halep si è detta contraria ad una ripresa in tempi rapidi. "Sono preoccupata anche io. Capisco che gli organizzatori abbiano fretta di tornare in attività ma la sicurezza di tutti ha la priorità", ha dichiarato la numero 1 del mondo, Ashleigh Barty. In questa settimana, però, gli organizzatori degli US Open dovrebbero esprimersi con una decisione ma non è da escludere che possano anche cercare, nella speranza che negli USA la situazione possa migliorare, di prendere tempo, per non perdere l'evento, con annesse ripercussioni economiche. Sarà difficile che si disputino gli US Open anche perché lo Stato di New York, finora, conta oltre 30 mila morti, con migliaia di casi di Covid-19 segnalati ogni giorno. Pensare di vedere, tra circa un mese e mezzo - il 31 agosto è la data prefissata per il via -, i migliori tennisti al mondo nella Grande Mela, ad oggi, appare pura utopia.