Si avvicina la terza edizione dell’Old Star Game, in programma il prossimo 24 febbraio al PalaBancoDesio, che vedrà i Miti di Cantù, Milano e Varese sfidarsi in un inedito “Derby Triangolare”. Il ricavato dell’incasso sarà devoluto alla Fondazione Operation Smile Italia Onlus, presieduta da Santo Versace, impegnata nella cura di bimbi affetti da Labiopalatoschisi e malformazioni facciali.
Tra i protagonisti della manifestazione ci sarà anche Antonello Riva, vera e propria leggenda del basket tricolore. Con 14.397 punti, Riva è il miglior realizzatore ogni tempo della serie A. Numeri a parte, l'aspetto più importante è sempre quello dei successi di squadra: "Il basket è un gioco di squadra e la felicità è alzare un trofeo conquistato da tutta la squadra dove ognuno cerca di dare il proprio meglio - sottolinea 'Nembo Kid' in una intervista -. Detto questo fa piacere venire ricordato per quanto di buono hai fatto. Ed è piacevole incontrare vecchi compagni di squadra, avversari o tifosi che a distanza di anni ti chiamano ancora “bomber”. E’ un riconoscimento al tuo lavoro, ai sacrifici, alla dedizione necessaria per essere sempre al top. I record, che sono fatti per essere battuti, non sono altro che i frutti della serietà dell’atleta, del suo attaccamento al lavoro quotidiano svolto in palestra".
Riva è stato una bandiera della Pallacanestro Cantù ma ha anche vestito la maglia dell'Olimpia Milano: "I primi 12 anni a Cantù sono stati quelli formativi, della crescita, della fiducia nei propri mezzi. Sono diventato giocatore e uomo maturo - prosegue -. Cantù era una famiglia. Ero coccolato e apprezzato e stavo bene con tutti i miei compagni, sia dentro che fuori dal campo. Avevo come modello di riferimento Marzorati: cosa volere di più? Allievi e Morbelli erano come padri per me e la gente sempre cordiale e gentile. In centro mi fermavo sempre volentieri a parlare con le decine di tifosi che incontravo e per percorrere 100metri magari impiegavo mezz’ora. A Milano sono giunto che non ero più un ragazzino e la prima sensazione fu quella di essere approdato in una struttura professionistica dove i rapporti erano molto professionali. Giravo in centro a Milano e nessuno mi conosceva. Venni accolto bene e mi inserii subito in quel gruppo dove spiccavano le personalità e la classe di D’Antoni, McAdoo, Meneghin…Giocare con loro fu un onore e uno stimolo a migliorarmi ancora di più".
Una chiosa finale sull'attesissimo Old Star Game: "Sarei più in forma per lo sci, mia grande passione, ma mi rendo conto con piacere che la 'mano' c’è ancora – sottolinea ridendo – e posso ancora dire la mia. Sarà un problema per le mie ginocchia logorate da 1000 battaglie, ma stringerò i denti ben volentieri per questa bellissima iniziativa. E mi farà molto piacere riabbracciare compagni e avversari di allora. Giocherò sia con Cantù che con Milano. Sono sicuro che sarà un bellissimo momento anche per i tifosi delle tre squadre nel rivedere tanti campioni che hanno scritto le storie delle rispettive squadre e quindi del basket italiano ed europeo".