Poteva e doveva essere il compleanno più bello della sua vita, sportivamente parlando. Eppure, già nel giorno della sua consacrazione, Dorothea Wierer aveva fatto capire al mondo intero come ci siano ben altre priorità in questo difficilissimo periodo storico.
«Il biathlon non è la cosa più importante» aveva detto prima di partire nella gara che ha sancito la sua assoluta leadership mondiale, lamentandosi del fatto che tutto si stava svolgendo nella più totale normalità nonostante le voci poco rassicuranti provenienti dalla sua Italia, ma non solo, in merito all’epidemia da Covid-19.
«Andrà tutto bene, vinceremo insieme» scrisse invece sul calcio della carabina che ha utilizzato nel corso della decisiva sfida alla tedesca Eckhoff.
Un senso di appartenenza che la dice lunga sullo spessore di una atleta che, al di fuori di ogni ragionevole dubbio, merita la “copertina” della stagione 2019-2020 degli sport invernali.
Nel giorno del suo trentesimo compleanno, oltre a tributargli un forte abbraccio, virtuale s’intende, lo sport italiano scorre con stato d’animo esultante, le tappe delle stratosferiche performance di Dorothea Wierer, nata il 3 aprile del 1990 in quel di Rasun-Anterselva.
Appartenente al Gruppo Sportivo delle Fiamme Gialle ed entrata a far parte della nazionale nel 2007, la Wierer sta collezionando un record dopo l’altro, assurgendo a pieno titolo nell’elite “all time” dello sci azzurro.
«Vedere una donna con in spalla la carabina fa sempre strano, ma per me è come la tennista con una racchetta», disse Dorothea parlando del biathlon: «disciplina che non stufa mai perché combina due sport completamente diversi che richiedono capacità diverse: questa è la sua bellezza. Dà molto anche a livello umano».
Donna con le idee molto chiare, Dorothea Wierer che ha preso l’abitudine, ben ripagata, di non trascurare mai nessun dettaglio. Quando gareggia si è descritta come: «Una donna dal carattere molto difficile. Sono testarda e se le cose non girano come dico io divento una bestia. Se fai sport ad alto livello devi essere egoista e molto convinta di te stessa. Io non lo sono sempre: esternamente sembro forte, talvolta arrogante perché sono diretta, ma anche io ho i miei dubbi». Ma per la neo trentenne, come già sottolineato, non esiste solo il biathlon: «Io cerco sempre di curarmi – ha detto in una intervista – voglio sentirmi bene e bella quando esco. Mi piace truccarmi anche per la gara. Fa parte della mia femminilità».
Questa è Dorothea Wierer, la principessa sovrana del biathlon mondiale che ha messo in fila una collezione di perle.
Si era presentata alla stagione 2019-2020 avendo messo in bacheca alcuni record molto significativi: prima italiana a vincere il titolo mondiale nella partenza in linea, prima italiana a vincere la Coppa del Mondo generale, terza atleta nella storia mondiale a riuscire nell’impresa di vincere tutte le discipline del biathlon.
Nella stagione 2019-2020, Dorothea Wierer non si è certo seduta sugli allori. Al contrario: ha schiacciato il piede sull’acceleratore. Ai Mondiali disputati nella “sua” Anterselva è stata la prima atleta al mondo a vincere un titolo nel luogo d’origine. A dire il vero, di medaglie d’oro ne ha messe al collo due: inseguimento e individuale che si aggiungono alle medaglie d’argento vinte nella staffetta mista ed nella partenza in linea. Tenendo altissima l’asticella del rendimento lungo tutta la stagione, Dorothea Wierer si è regalata anche la Coppa del Mondo generale, bissando l’impresa dell’anno precedente. Solo in altre due circostanze (Magdalena Forsberg e Anfisa Rezcova) una atleta c’era riuscita. Ha vinto anche la Coppa del Mondo di partenza in linea migliorando anche il suo Personal Best: la conquista di quattro titoli in un’unica stagione.
Tra una vittoria in Coppa del Mondo ed una medaglia ai Campionati Mondiali, Dorothea Wierer ha trovato anche il modo di presentarsi al Foro Italico di Roma: lo scorso 16 dicembre ha ricevuto dal Coni il Collare d’Oro al merito sportivo, la massima onorificenza cui può ambire un atleta italiano.