Bilancio azzurro da Debrecen e nuovi programmi pre Tokyo

Pubblicato il 17 febbraio 2021 alle 18:00:14
Categoria: Boxe
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DEBRECEN (Ungheria). Visto in proiezione “Tokyo 2020”, il 65° Bocskai Istvan, si è confermato il test più importante della stagione, comunque vadano le decisioni della Task Force, allestita dal CIO, dopo che l’AIBA è stata esautorata dalle funzioni inerenti l’evento olimpico, che conferma di avere poche idee e molto confuse. Intanto, dopo il disastro di Londra, allestendo il torneo in piena pandemia, sta studiando una vera e propria rivoluzione dei programmi (sedi e date), cancellando Londra e Parigi, allestendo una sola manifestazione ai primi di giugno, che inglobi tutte le opportunità di partecipazione! Non solo, la scelta delle priorità potrebbe partire dall’attività del 2019, ovvero gli europei di Madrid e i mondiali di Ekaterimburg (maschili) e Ulan Ude (donne), la stagione che ha visto completarsi i tornei programmati. Nel 2020, si sono svolte le qualificazioni dell’Africa e dell’Asia, fermato a metà quello europeo a Londra e neppure iniziato quello americano fissato a Buenos Aires, che slitta dal 10 al 16 maggio in sede da definire. Di certo, la Task Force si è rivelata inadeguata al compito che il CIO gli ha assegnato, confermando i dubbi che il presidente EUBC, Franco Falcinelli con molta discrezione ma chiaramente, aveva preannunciato. Al di fuori di quanto avverrà prima di Tokyo, il Bocskai ha portato in Ungheria, 21 nazioni (Algeria, Austria, Belgio, Croazia, Rep. Ceca, Inghilterra, Finlandia, Francia, Georgia, Ungheria, Israele, Italia, Kazakistan, Lituania, Paesi Bassi, Polonia, Romania, Serbia, Slovacchia, Spagna, Turchia e Galles), assenti Russia e Irlanda tra le big. Europa era al completo con diversi campioni d’Europa e una partecipazione che in alcuni pesi (69 e 75) partivano dai sedicesimi, per un totale di 120 presenti nelle otto categorie con una media di 15 ciascuna. Ottima la presenza femminile, 55 al via, media di 11 per le cinque categorie. La punta nei 69 kg. con 14 atlete. I padroni di casa hanno iscritto tutti i migliori per un totale di 41 pugili, di cui 9 nei medi e 8 nei welter. Nelle donne (cinque categorie) altre 16, mettendo sul ring le migliori. Le nazioni presenti hanno puntato sulla qualità, in particolare con le donne. Al via presenti campionesse d’Europa (Cakiroglu, Testa, Perijouc, Potkonen, Fontijn) e mondiali (Surmeneli e Price). Di ottima qualità anche il torneo maschile, con Flissi, Escobar, Kistohurry, Bernath, Guruli, Erdemir, Harvey, Fendero, Noa, Richardson, Aradoaie, Benchabla, Florentin, Cheavon Clarke, Reyes, Aliev, Acar, Degazde e Frazer Clarke.

L’Italia, tutto sommato non ha sfigurato, semmai poteva ottenere qualcosa in più in rapporto ai due ori e altrettanti bronzi. Il giovane Simone Spada (57) ha pagato il fattore campo contro il locale Galos, giunto poi secondo, dato sconfitto (3-2) con molti dubbi. Stesso discorso per il medio Giovanni Sarchioto, che ha mostrato buona condizione e non aveva perduto contro il quotato inglese Lewis Richardson, premiato col solito 3-2. Spiace davvero, visto che l’inglese è andato a vincere il titolo con un altro 3-2, contro l’emergente croato Jezek Noa (19 anni), la sorpresa del torneo. Nulla da fare per Federico Serra (52), partito bene superando l’ostico kazako Serkebayev, ha dovuto arrendersi alla maggiore velocità dello spagnolo Escobar, che ormai fa parte dell’élite mondiale, impostosi in finale contro l’argento mondiale, l’algerino Flissi. Non basta il lodevole impegno al romano Mirko Carbotti (+91), che rimedia l’ennesima sconfitta nelle trasferte all’estero. A batterlo nettamente il georgiano Degazde, che non è certo un fenomeno ma ha colpi pesanti, mentre l’azzurro manca di potenza e questo ne limita il rendimento. A parte l’inglese Frazer Clarke, che in passato sconfisse nettamente il nostro Guido Vianello alle WBS, uno dei clienti più accreditati per il podio di Tokyo, il resto era accessibile, vista anche la scarsa condizione del francese Aliev, dominato appunto dall’inglese. A salvare il bilancio maschile, il non più verde Simone Fiori, uno dei due azzurri ancora in corsa per i Giochi, che ha vinto negli 81 kg. disputando ben quattro match per conquistare l’oro. Prima ha battuto il kazako Marzhikpayev, poi l’ungherese Pàl Kovacs, in semifinale il quotato romeno Aradoaie, che ricordo vincitore all’europeo U22 nel 2017° a Braila (Romania), battendo il finale il russo Gadzhimagomedov, a sua volta cresciuto negli anni successivi fino all’oro mondiale 2019 a Ekaterinburg nei 91 kg. In finale l’atleta delle FFOO ha superato l’ostico olandese Artjom, che aveva usufruito di due verdetti discutibili e che avrebbe meritato un richiamo contro l’italiano, mentre due giudici lo hanno visto addirittura vincere. Per fortuna gli altri tre hanno giustamente premiato l’azzurro. Tra gli uomini, la Francia ha vinto nei ’57 con Kisthurry, alla prima affermazione importante, ma è rimasta al palo nelle categorie più pesanti dove puntava forte su Wilfred Florentin (91) e Aliev (+91). Il primo, dopo aver battuto l’inglese Cheavon Clarke al termine di tre round violentissimi, capovolgendo la situazione nella terza ripresa, facendo subire due conteggi al rivale, pagava duramente la fatica, salendo sul ring il giorno dopo contro lo spagnolo Reyes, privo di energie, battuto nettamente. Il supermassimo Aliev trova disco rosso davanti a Frazer Clarke che ha vinto il torneo con facilità, portando il bilancio dell’Inghilterra a tre ori, con Harvey (69) e Richardson (75) a cui si aggiunge il bronzo di Nico (57). La Spagna conquista due ori (Escobar e Reyes), i padroni di casa centrano l’oro nei 63 kg., col campione nazionale Richard Kovacs, ai danni del georgiano Guruli che fuori dall’Ungheria avrebbe ottenuto la vittoria. Sul podio, ma solo d’argento: Algeria, Croazia, Georgia, Israele e Olanda. Solo bronzo a Turchia, Kazakinstan, Romania, Lituania e Austria. Il torneo femminile ha messo sul ring alcune delle più quotata atlete in vista di Tokyo. Nei 51 kg. vince la turca Cakiroglu, campionessa europea in carica, argento nel 2018, apparsa in grande forma. La titolare europea nei 54 kg. a Madrid, la romena Perijoc, dopo aver superato la nostra Sorrentino, che ha pagato la prima parte lenta e il recupero nel terzo round non è stato sufficiente per vincere, veniva battuta nettamente dalla turca, che ha dominato il torneo. Giù il cappello alla nostra Irma Testa nei 57 kg. titolare europea in carica, che nonostante una condizione non ottimale, ha dominato le avversarie. Prima la croata Dea, poi l’esperta e scorretta romena Nechita, quindi la finlandese Viitanen e in finale la locale Szucs, apparsa come l’allieva contro la maestra. Nota a margine: Irma ha vinto sempre 5-0, salvo il 4-1 contro Nechita, dato dall’olandese Papadopulos, che ha battuto il record dei giudizi sbagliati. Quando Irma è scesa dal ring dopo la finale, il neo Presidente AIBA, il russo Kumar Kremlev, è andato a complimentarsi per la vittoria, a conferma della quotazione e ammirazione per la nostra capitana. Anche se non ha ancora compiuto 22 anni, l’algerina Kelif, già promossa a Tokyo, vincitrice nella qualificazione a Dakar in Senegal nel febbraio 2020, ha esperienza da vendere, gran fisico e aspetto mascolino, oltre a usare oltre ai pugni anche gomiti e testa. Tutto il contrario di Alessia Mesiano, iridata 2016, la cui boxe è priva di malizie. Per battere l’algerina avrebbe dovuto mostrare quella decisione scattata solo nel finale, quando un paio di destri hanno scosso l’africana, giunta in finale, dove ha tenuto botta contro la quarantenne finlandese Potkonen, bronzo mondiale, europea 2018 e 2019, che sembra aver fatto un patto col diavolo, tanto picchia e mantiene il ritmo offensivo fino alla fine. Di altissimo livello la categoria dei 69 kg. Ha vinto la turca Surmeneli (22 anni) iridata in carica, apparsa in grande condizione, seconda la francese Sonvico (32 anni) facilitata dal sorteggio. La nostra Angela Carini, argento mondiale, non al meglio, trova subito la gallese Rosie Eccles, che aveva battuto di misura agli europei 2019. L’azzurra stenta in avvio, finisce meglio ma la vittoria è per la gallese (4-1), a sua volta fermata dalla turca che aggiunge l’ennesimo trofeo al suo già ricco record. Nei 75 kg. arriva la beffa incredibile per Assunta Canfora contro la gallese Lauren Price, oro mondiale in carica. La sfida ha visto l’azzurra anticipare in velocità una rivale costretta a legare e abbracciare, tanto da meritarsi ben due richiami, che allargavano ulteriormente il vantaggio di Susie. Alla lettura del verdetto (3-2) sconcerto e incredulità. La finale vedeva la ripetizione del mondiale di Ulan Ude 2019, contro l’olandese Fontijn che ha vinto chiaramente, come aveva fatto anche in Russia. Purtroppo per lei, dopo essere salita sul podio più alto, il giorno le venne tolto il titolo assegnandolo alla Price, motivando la decisione ad una errata compilazione dei giudici. A Debrecen la vittoria della tulipana, oltre che la rivincita, conferma che anche in Russia aveva vinto. Il medagliere rosa premia la Turchia con due ori (Cakiroglu e Surmeneli), gli altri tre ori se li sono divisi Italia, Finlandia e Olanda. Argento per Ungheria, Galles, Francia, Croazia e Algeria. Solo bronzo a Inghilterra, Spagna, Kazakistan e Serbia.

La tecnica Laura Tosti assieme Riccardo D’Andrea (carabinieri), ha seguito la trasferta della squadra femminile, e racconta le sue sensazioni dell’evento: “Siamo partite all’alba da Assisi in pullman fino a Fiumicino, dove ci siamo imbarcati per Francoforte in Germania, dopo circa due ore l’altro volo per Budapest. Alle 23 sbarchiamo nella capitale ungherese, dove ci attende una navetta che ci porta fino a Debrecen, distante circa 250 km. Alle 3 di notte arriviamo a destinazione, e solo dopo le 4 le atlete possono riposare. Sveglia alle sette, per le operazioni del peso e il tampone. Angela Carini è quella che ha pagato, più delle altre tutto il trambusto, essendo stata la prima a combattere”.

Torneo molto qualificato, in particolare quello femminile. I verdetti hanno espresso quanto visto sul ring?

“Carini, Sorrentino e Mesiano hanno avuto il torto di scuotersi solo nel round conclusivo. Angela ha trovato una Eccles partita a mille e l’azzurra ha impiegato troppo tempo per reagire agli assalti della Eccles, che ci teneva a prendersi la rivincita di Madrid agli europei. Alla fine il divario era minimo, ma i giudici si sono dimostrati molto averi con le italiane. Sfida tutta fisica tra Giordana e la romena Perijoc, campionessa d’Europa nei 54, che avrebbe meritato un richiamo per ogni tipo di scorrettezze, invece l’arbitro ha sanzionato l’azzurra, rendendo tutto più difficile. Nel terzo round Giordana ha costretto l’avversaria ad una stretta difesa, ma il verdetto era già scritto nei primi due round. Irma è ormai una garanzia e la sua boxe è apprezzata da tutti i tecnici. E’ stata quella che ha ottenuto più consensi. Alessia si è trovata a disagio contro l’algerina Imane Kelfi, che combatte come un uomo pur essendo molto giovane. Alessia, ma tutte le nostre ragazze sono troppo corrette e nei tornei devi rispondere pan per focaccia, visto che gli arbitri non vedono le scorrettezze a spesso premiano quelle più furbe”.

La prova di Assunta Canfora meritava effettivamente la vittoria?

“Susie la strameritava la vittoria. Quello che fa rabbia è come tre giudici abbiano potuto vedere la Price davanti, uno dei quali segnava 28-28 e ha dato la preferenza alla gallese, con due sanzioni a carico. Evidentemente siamo tenuti in scarsa considerazione. Spiace per Assunta che non è mai stata favorita. Comunque con questa condizione è in grado di ottenere qualsiasi risultato, Sempre che i giudici vedano giusto”.

Giuliano Orlando