Oltre 2000 spettatori al Palamandela per festeggiare i propri beniamini Fabio Turchi (14) e Mohammed Obbadi (14-1) e applaudire la conquista del tricolore mediomassimi da parte di Vigan Mustafa (19-3), alla bella età di 38 anni, spedendo KO al secondo round, con una gancio sinistro al mento, il detentore Pietro Ciriani (15-2-1) di Udine, che partiva col ruolo di favorito. L’unico disappunto è stato il modo sbrigativo del gigante fiorentino, sul ring, meno di un round (2’59”) contro il non più verde argentino German Balmaceda (15-17-2), 33 anni, finito due volte al tappeto prima sul sinistro e poi col destro di Turchi. Dall’angolo dell’argentino volava l’asciugamano in segno di resa ad un secondo dal termine del primo tempo. Turchi ha saluto e ringraziato il pubblico, scusandosi per la pochezza del rivale. “Adesso torno negli Usa per il secondo match americano, che spero di vincere e convincere. Ci ritroveremo a Maggio per il tentativo di conquistare la cintura dell’Unione Europea massimi leggeri e avrò bisogno del vostro sostegno”. La schiera dei fans di Turchi sta assumendo numeri importanti, ricevendo il testimone lasciato da Leo Bundu, il precedente beniamino ex europeo welter. Presente a bordo ring, per ricevere dal sindaco di Firenze il più importante riconoscimento cittadino, per meriti sportivi.
Atteso anche Mohammad Obbadi, il mosca allievo del maestro Boncinelli, per riprendere il cammino ascensionale dopo lo stop contro il nicaraguense Rosales, pugile di livello mondiale, un passo troppo lungo, quindi affrettato, da non ripetere. Obbadi ha vinto senza problemi contro il georgiano Gigolasvili (16-26) che conosceva avendolo già battuto due anni fa a Vicenza. Il bis non è stato difficile da ottenere, anche se al momento è al 60% della condizione ottimale. Come lui stesso ha confermato: “Sono fermo da diversi mesi e anche se mi sono allenato sempre, mi servono altri incontri per ritrovare la forma ideale. La sconfitta l’ho assorbita bene anche se non ero abituato. Ho trovato un avversario più esperto e anche pesante. Non ho subito nessuna punizione, ma mi è servita per il futuro. Adesso riprendo il cammino verso l’europeo che è il mio traguardo immediato. Poi vedremo”. La sorpresa si chiama Vigan Mustafa, 38 anni, italiano di origini kosovare, una famiglia dove la boxe è di casa. Il fratello più anziano gli fa da maestro dopo aver combattuto negli anni ’90, poi c’è il più piccolo, si fa per dire, il medio Sead Mustafa (5-1) di 26 anni, che ha vinto nel match di apertura, superando il serbo Janjic (3-3-1) ai punti, offrendo boxe varia e veloce, anche se poco potente. Vigan non era favorito, sia per l’età che per il percorso agonistico. Nel 2011, dopo la sconfitta contro Sofiane Sebibi, algerino di stanza in Svizzera, decise di appendere i guantoni al chiodo. Dove restarono fino al 2017, quando riprese vincendo tre incontri di collaudo. A quel punto il manager Loreni accettò la richiesta di battersi per il tricolore dei mediomassimi, contro l’udinese Pietro Ciriani (15-2-1) 29 anni alla prima difesa. Ritenuto atleta molto solido, partiva col ruolo di favorito. Pronostico saltato alla seconda ripresa, per merito di un gancio sinistro finito sul mento di Cipriani con precisione e velocità. Per l’udinese luci spente e un certo tempo per recuperare. Per Mustafa un premio alla carriera. Nel resto della serata, il leggero Angelo Ardito (10-7-2) fiorentino di 39 anni, già campione italiano, superava il modesto e generoso Milan Savic (6-12) serbo di 19 anni, sulla distanza di 6 round. Vinceva anche il medio romeno residente da tempo in Toscana, Dragan Lepei (14-1) ai danni di Djordje Makovic (7-7) serbo di 26 anni, ma senza entusiasmare, offrendo il minimo sindacale per far suo il match.
Il prologo della locandina offriva la prima sfida dell’Italia Thunder nelle WSB 2018. Affrontava la Croazia, debuttante e sulla carta abbastanza agevole da battere. Il ring ha raccontato un’altra storia. L’Italia ha vinto 3-2, ma ha rischiato di lasciarci le penne. Merito della giovane avversaria, ma anche della modestia del nostro team. Su tutto la sorpresa negativa di Clemente Russo, al quale l’Italia deve molto, ma in questa occasione i 35 anni hanno pesato come un macigno. Battuto in maniera netta dal ventenne Toni Filipi che ha fatto la differenza col ritmo, mancato totalmente a Clemente. Addirittura nel secondo round l’italiano ha rischiato il conteggio su destro del croato. Sorprendono le dichiarazioni di Russo dopo la sconfitta. “Ci può stare, siamo solo all’inizio e lungo il percorso non posso che migliorare. Il mio traguardo resta Tokyo 2020, per la quinta presenza di un pugile italiano. Onore a Filipi, ma non è finita qui”. Rispetto la sua tesi, ma ho qualche perplessità sul futuro. Battuto anche Grandelli, il nostro professionista nei gallo, decisamente fuori condizione, anche se ha lottato con generosità contro Poturovic meglio impostato e più preciso, premiato da due giudici su tre. I successi riguardano Federico Serra nei 49, superiore al giovane bielorusso Karmilchyk in linea assoluta. Purtroppo il sardo ha problemi alla spalla e alla mano destra. Il medio Lizzi l’ha spuntata di un capello su Markovic, serbo di 20 anni, abbastanza in linea, ma troppo incerto nelle repliche. I limiti tecnici di Lizzi sono evidenti, che cerca di nascondere con la grande generosità. Giudici (2-1) benevoli. Il migliore della sfida è stato il superleggero Paolo Di Lernia, apparso in condizioni smaglianti. Aveva di fronte il professionista croato Ivan Njegac (10-5) con esperienza europea e buoni risultati. Contro l’allievo del compianto maestro Brillantino ha fatto la figura dell’ascensore in meno di 3’. Le combinazioni dell’azzurro lo hanno distrutto. Lo stop dopo 2’40” e la dimostrazione della crescita del campione italiano 2015-16. Il 3-2 ci porta i 3 punti, ma il futuro non sembra consentire illusioni.
Articolo scritto da
Giuliano Orlando