La boxe maschile ai Giochi, ha portato cinque categorie (kg. 56, 60, 75, 91, +91) ai quarti, domani sarà il turno dei mosca (52) e welter (69), sabato tocca ai 49, 64 e 81 kg., per completare il quadro dei quarti, che si concludono dopo la disputa di 169 incontri, sui 272 complessivi. Da domenica 5 a mercoledì 8 agosto, chi vince è in medaglia. Il 5 di scena anche le donne, in 3 categorie (51, 50 e 75 kg) al debutto olimpico. Che concluderanno l’iter con le finali, giovedì 9 agosto, giornata di riposo per gli uomini. Le venti semifinali sono fissate il 10 agosto e le finali sabato 11 e domenica 12 agosto. Nella prima giornata sarà la volta di 49, 56, 64, 75, 91 kg, la seconda assegna l’oro ai 52, 60, 69, 81 e +91 kg.
La prima scrematura ha già fatto qualche vittima illustre, a cominciare dal campione del mondo medi, l’ucraino Khytriv, che aveva dominato la rassegna di Baku e si ritrova fuori al primo match, con un 18-18 che sa di beffa doppia. La prima è il vincitore, l’inglese Ogogo, che a giudizio dei tecnici non aveva vinto, e qui inizia il sospetto suffragato dai fatti, che quando combatte un pugile di casa, i giudici sono generosi oltre il lecito. La seconda è che l’Ucraina, che aveva qualificato nelle World Series, l’altro medio Derevyanchenko, che fa parte dei Milano Thunder Dolce & Gabbana, non certo inferiore, ha sdegnosamente rifiutato la promozione, optando per un altro atleta. Ieri ha pagato la sudditanza dei giudici anche il nostro Parrinello nei gallo, battuto da Campbell, mancino abile ma non superiore all’azzurro. Il sistema è semplice, stiracchiati con l’ospite e generosi col padrone di casa. Parrinello pari al primo round, dietro di due punti nel secondo, nonostante fosse stato più attivo del primo, altro pari nel terzo con l’italiano che colpiva più deciso ed ecco confezionato il pacco dono a Campbell che va nei quarti e domani trova il bulgaro Dalakliev, mestierante a sua volta beneficiato contro l’australiano Balla, rivale su misura per l’inglese, sulla strada delle medaglie. Sempre nei 56 kg., ha sorpreso la sconfitta del russo Vodopianov, uno dei favoriti contro il brasiliano Vieira più ostico che talentuoso. Ma il verdetto ci può stare. Non solo i russi, anche Cuba perde una pedina e non da poco.
Nei +91 il caraibico Savon, longilineo mobile e molto migliorato dalle ultime esibizioni, ha lasciato il passo all’inglese Joshua, gigante d’ebano dalla struttura impressionante, ma che non lo aveva battuto. I giudici hanno regalato 6-5 nella prima e 8-7 nella seconda a Joshua, dando la terza a Savon (4-3), per completare la beffa. Per un furto nei massimi, Cuba ringrazia della vittoria del gallo Alvarez, premiato oltre misura contro il giovane ma tosto Diaz jr. (Usa), che ha martellato il cubano senza ottenere riconoscimenti di sorta. Altro verdetto sconcertante nei massimi, tra l’azero Mamadov, 19 anni, campione d’Europa e vice mondiale, contro l’australiano Opetaia, 17 anni, per nulla intimidito dalla notorietà dell’azero, inguardabile in rapporto ad Ankara e Baku, finito sfiatato e premiato 12-11 senza meritarlo. Non è piaciuto neppure il russo Beterbiev, veterano titolato, sempre nei 91 kg. contro Hunter, che ha tenuto botta fino all’ultimo. Il 10-10 specchia la situazione, mentre la monetina premia il russo. Anche se sono passati sotto silenzio, meritano attenzione e ci auguriamo provvedimenti, l’operato di due arbitri.
Nel confronto dei massimi, tra il cubano Larduet e l’iraniano Mazaheri, non l’ultimo arrivato, con risultati di rilievo, l’arbitro tedesco ha lasciato tutti basiti, richiamando prima il caraibico per presunte tenute, poi nel secondo round, in rapida successione rifilando allo sbigottito Mazaheri tre richiami senza alcun nesso logico, in quanto il pugile non aveva commesso falli di sorta, non solo, uno degli interrogativi degli spettatori è quello che gli arbitri non richiamano mai per abbracci e colpi alla nuca. L’arbitro tedesco, in un solo colpo, ha fatto quello che decine di colleghi avevano ignorato. Ai danni di un pugile, incolpevole. A questa rigidità esagerata ha fatto riscontro l’assoluta ignoranza delle regole, dell’arbitro del Turkmenistan, che ha diretto la sfida negli ottavi, tra il gallo azero Abdulhamidov e il longilineo Shimizu (Giappone), che per due round, ha subito gli attacchi del rivale, restando indietro. Al terzo tempo, trova un destro preciso, e si spengono le lampadine dell’azero. Che cerca di legare, ma proprio non sta in piedi e finisce al tappeto, appena perde l’appoggio con Shimizu. Questo per cinque volte! Ci crederete, l’arbitro non si è mai sognato di contarlo o richiamarlo, ma ogni volta lo invitava ad alzarsi. Quando lo ha fatto, mancavano pochi secondi alla fine, salvandolo da una sconfitta certa. I giudici in questo caso hanno rispettato l’arbitro e l’azero passa: 22-17, giusto nei numeri, scandaloso per come lo ha ottenuto.
Sorge il dubbio di un cartello delle nazioni ex-Urss, com’è avvenuto agli europei di Ankara e ai mondiali di Baku nel 2011. Ieri ha debuttato l’oro di Pechino nei +91, Roberto Cammarelle, battendo 18-10, l’ecuadoreno Perea Castillo, dominato dal primo all’ultimo minuto, contato tre volte, sempre in difesa, ma secondo i giudici si è trattato di un confronto equilibrato. Si è ripetuto quanto avviene da tempo nei confronti di Cammarelle. Costretto a colpire dieci volte per ottenere un punto. Sarebbe ora che, chi di competenza, compreso il nostro presidente, facesse presente questa errata linea di condotta. Anche perché nessuno ignora che l’Inghilterra ha un pacco raccomandato di nome Joshua, al quale i colpi vengono moltiplicati.