Dopo sei giorni di combattimenti al Pala Giovanni II di Pescara, la boxe dilettantistica italiana ha conosciuto i campioni italiani elite 2018 maschili e femminili. Bilancio abbastanza positivo nel suo assieme. Doveroso fare i complimenti al Boxing Team Simone Di Marco, che ha organizzato il torneo al meglio, sotto tutti gli aspetti, dalla logistica all’ospitalità alberghiera, con la fattiva collaborazione del Comitato Abruzzese presieduto dalla signora Mariangella Verna, molto attiva.
L’assenza di buona parte dei big ha permesso alle seconde schiere di mettersi in luce, portando al titolo assoluto nomi relativamente nuovi. Il presidente federale Vittorio Lai, che ha seguito i campionati fin dal primo giorno, non nascondeva la soddisfazione: “Ho constatato che la base è in continua crescita, segno che il lavoro dei tecnici che preparano le squadre giovanili sta dando frutti. E le società a loro volta operano con capacità e serietà. La concorrenza straniera è fortissima, il pugilato cresce ovunque e molte nazioni investono capitali per il rafforzamento. Noi cerchiamo di non perdere il passo e debbo dire che il CONI ha un occhio di riguardo al nostro sforzo di migliorare sempre. Pescara, che ha allestito un campionato in modo perfetto, ha dimostrato che dietro i titolari azzurri non c’è il vuoto”. Fermo restando che gli assenti hanno sempre torto, la rassegna di Pescara, ha svolto il suo ruolo, proponendo diverse novità positive. Purtroppo, alcuni verdetti errati, in particolare nelle semifinali, dove sono usciti due maschi (Spada nei 60 e Malanga nei 69) e due donne, (Tessari nei 54 e Alberti nei 64) che meritavano la finale, hanno falsato alcune categorie. Peccato, perché in precedenza, i verdetti avevano specchiato quasi sempre la realtà del ring. Tra gli uomini iniziamo dalle categorie pesanti. Si confermano Simone Fiori (91) e Mirko Garbotti (+91) giunti rispettivamente al quinto e quarto alloro. Fiori, 28 anni non ha problemi lungo il torneo e in finale domina il lombardo Kogasso, congolese residente a Voghera, allenato da Vincenzo Gigliotti, ancora troppo inesperto per un avversario che calca il ring dal 2006. Carbotti, una volta passato pro Vianello, punta ai Giochi di Tokyo. In Italia non ha rivali. All’estero è tutto da scoprire. In finale ha giocato contro Carlesimo, un massimo salito nei +91, molto generoso. Negli 81 kg. si è presentato Raffaele Munno, 29 anni, espertissimo medio, che ha rischiato al primo match contro Nonkame dell’Emilia (3-2), poi è arrivato al titolo in scioltezza. Secondo alloro per Giovanni Sarchioto, altro romano, nei medi, dove ha esordito il siciliano Buremi, classe ’99, welter naturale. Nei quarti la sconfitta di Fabrizio Carbotti è parsa molto dubbia contro il sardo Aroni, giunto in finale a spese di Adonia del Trentino. Nei 69 kg. il campione morale è il pugliese Malanga (19 anni), punito dai giudici contro Ben Haj, marocchino residente in Veneto, che ha poi vinto il titolo netto contro Sauli, pugile di casa. Per il romano Scarda 20 anni, primo tricolore con qualche dubbio, contro il calabrese Osnato 19 anni, nei 64 kg. Torneo decisamente fortunato per Scarda, vincitore all’esordio di Matteo Antonioli, il toscano campione uscente, sconfitto con un 3-2 risicato. . Conferma per il siciliano Canonico nei leggeri, pugile molto tecnico, preciso e veloce. Peccato che abbia troppe pause che a livello internazionale lo penalizzano non poco. Nei 56 la lieta sorpresa si chiama Gianluca Russo, 20 anni, della gloriosa Excelsior di Marcianise dei Brillantino, arrivato agli assoluti, sostituendo il campione Mennillo, infortunatosi alla vigilia del torneo. Russo è un mancino con riflessi notevoli e una boxe istintiva da giovane talento. Ha battuto e fatto anche contare il toscano Erylmaz, argento uscente, oltre che favorito. Altra bella realtà il sardo Zara, 21 anni, che ha annichilito in finale Grande, 23 anni, secondo a Gorizia. Nei 49 altro titolo alle Puglie, passando da Nicola al gemello Damiano Cordella, in ottima forma, vincitore senza troppi problemi del siciliano Rasa e del piemontese La Fratta, figlio d’arte. Nel settore femminile una sola atleta si è confermata delle nove di Gorizia. La campana Angela Carini, 20 anni, scesa dai 75 ai 69, ha dominato dall’alto di un talento notevole, che le ha permesso di vincere europei e mondiali nelle categorie jr e youth.
Le altre tricolori 2018, sono al loro primo titolo ad esclusione di Flavia Severin (+81), campionessa d’Europa in carica, assente nel 2017, che a Pescara conquista senza fatica il quarto alloro. Nei 48, la romana Mery Di Bari (19 anni), già messasi in luce al Guanto d’Oro, centra il titolo, battendo in finale con una gara perfetta, fatta di velocità e spostamenti, la piemontese Portolani classe 1981, la più anziana della categoria, passata al pugilato dopo 20 anni di danza classica. Nei 51 kg. grazie a Camilla Fadda, 25 anni, la Liguria centra un titolo che mancava dal 1980. L’allieva del Trionfo Genovese si è imposta di forza sulla campana Giovanna Marchese, 18 anni, molto brava ma ancora tenera, come ha dimostrato l’andamento del match, lungo il quale la Fadda ha demolito l’avversaria con colpi pesanti. Nei 54 le vera finale doveva essere tra la Tessari (18 anni), punita da un verdetto errato in semifinale e l’ottima ventenne Lamagna, che ha affrontato e battuto la Cordio, siciliana ammirevole, autrice di un ottimo torneo, nonostante i 38 anni. La biellese Lamagna è dotata di qualità naturali notevoli. Si tratta di affinarle per trasformarsi in fuoriclasse. Altra classe 2000, la romana Sorrentino, brevilinea targata Campania militando nelle FFOO, nei 57 kg. In finale ha battuto prima del limite l’ottima campana Charaabi, 19 anni, nel secondo round, mentre era dietro nel punteggio. Qualche discussione sul pugno corretto o meno, resta il fatto che la Sorrentino, supplisce ad una statura limitata con grande potenza nei guantoni. Altro nome nuovo nei leggeri. Ha vinto la marchigiana Flalhi, 25 anni, origini marocchine, longilinea con bella scelta di tempo, ragazza ammirevole che ritaglia il tempo degli allenamenti tra un lavoro e l’altro. In finale si è imposta sulla Panait, romena di 36 anni residente a Torino, guida turistica che pratica boxe per puro diletto. Nei 64 presenti tutte le migliori, si è imposta la napoletana Amato, battendo in finale la siciliana Floridia, scesa di categoria, forse un po’ stanca dopo la sfida in semifinale contro la Donniacuo, avversaria tosta. Sempre in semifinale, la vittoria (3-2) assegnata alla Amato sulla bolognese Valentina Alberti ha lasciato sbigottiti pubblico e addetti ai lavori. L’ennesimo floppy di giudici che in semifinale hanno avuto la loro giornata nera. Nei 69, detto della Carini, nei 75 kg. il titolo è andato all’ennesima campana, Assunta Canfora della Fazio di Napoli. Anche in questa categoria, sempre in semifinale, la sconfitta dell’emiliana Galizia non ha convinto. In finale niente da fare per la pugliese Mazzotta. Giovane e promettente, la campionessa negli 81, si tratta della Di Palma (21 anni) napoletana, un passato nel basket, allieva di Mariano Spano, buoni fondamentali, che ha dato un grande dispiacere al pubblico locale, battendo le generosa atleta di casa Martina La Barbera. Nei +81 già accennato al successo facile di Flavia contro la coraggiosa Scalercio (FFOO).
Giuliano Orlando