Sul ring di Ladispoli, località sul mare nella città metropolitana di Roma, tra Cerveteri e Fiumicino, Luca D’Ortenzi (10-1), 31 anni, ha riportato nella capitale il tricolore massimi che mancava da ben 61 anni, quando Mario Di Persio, il 15 giugno 1958 lo conquistò a spese di Uber Bacilieri a Bologna, finito KO al nono round. L’emittente che ha trasmesso l’evento ha ripetuto che Vincenzo Cantatore, campione nel 1996, fosse l’ultimo romano tra i massimi, in realtà Cantatore residente a Roma, è nato a Santo Spirito, quartiere di Bari il 22 febbraio 1971. D’Ortenzi si è imposto su Sergio Romano (10-13-3), 39 anni, nato a Piedimonte Matese. Il casertano, in attività dal 2010, ha combattuto spesso all’estero (Spagna, Canada, Grecia e Belgio) non è mai stato fortunato col tricolore. Questo era il terzo tentativo, tutti a vuoto. Il match si è concluso all’ottavo round, quando l’arbitro Moscatelli, molto saggiamente ha fermato Romano, generoso ma tecnicamente limitato, ormai incapace di reagire al forcing del rivale, largamente avanti nel punteggio, grazie alla maggiore iniziativa e precisione nei colpi. Romano inizialmente ha cercato le repliche, poche volte a bersaglio, denotando un calo vistoso dopo il quarto round.
Alle proteste dall’angolo dello sconfitto, l’arbitro ha fatto presente di aver guardato negli occhi Romano e aver capito che era il momento dello stop. Giudizio condiviso pienamente. D’Ortenzi era al secondo tentativo, il primo fallito un anno fa in Sardegna a Porto Torres per la cintura dei cruiser, battuto ai punti dal locale Salvatore Erittu. Il neo campione ha buoni fondamentali, veloce di braccia, difetta di potenza, ma ha margini di miglioramento. Soddisfatto il campione e ancora più il suo storico maestro Simone Autorino, che insegna all’Accademia Pugilistica Roma Est a Guidonia. Che ricorda: “Nel 2008 l’allora ventenne Luca si presenta in palestra chiedendo di voler praticare la boxe. Non era più giovanissimo, ma mostrava serietà e impegno. Qualità che non ha mai perduto. Per un anno ha lavorato e disputato incontri, con buoni risultati. Nel 2010 decide di smettere. Ha trovato un lavoro da vigilante, è diplomato ragioniere, ha una splendida compagna Federica, che in seguito sposa. Restiamo in buoni rapporti anche perché la famiglia ha un bar bene avviato a Guidonia che conosco molto bene. Passano cinque anni e all’improvviso come era andato via, si ripresenta assicurandomi che vuole fare sul serio. E’ il 2014, vince un torneo elite e con un record di 24 incontri, il 26 giugno 2016 a Fiumicino, debutta al professionismo battendo Elidor Gaba KO al terzo round. L’anno dopo è campione neo pro, lo scorso luglio dopo otto vittorie affronta a Porto Torres il più esperto Salvatore Erittu per la cintura cruiser e perde di misura, pagando la scarsa esperienza. Appena il dottor Davide Buccioni ci ha offerto l’opportunità nei massimi non abbiamo avuto esitazioni. La conquista è una fase di passaggio, essendo Luca un massimo leggero naturale”.
Soddisfatto della prova di Luca?
“Abbastanza, anche se al sesto round gli ho chiesto perché non avesse chiuso il match”.
Cosa ha risposto?
“Che voleva arrivare ai punti. Rispetto l’idea ma non la condivido. Nella boxe prima si vince meglio è, anche se allo stop dell’arbitro aveva 6-7 punti di vantaggio”.
In prospettiva?
“Una difesa ci sembra la cosa più giusta, per onorare il titolo italiano. Pronti ad incontrare tutti i massimi, compreso Guido Vianello. Dopo, torneremo nei massimi leggeri, dove ci sono più opportunità europee”.
Come definisce il suo allievo?
“Il perfetto atleta, corretto e rispettoso, non l’ho mai visto discutere con i colleghi di palestra e anche fuori. Il compagno ideale, esempio positivo”
In precedenza i welter locali Fersula (5) e Malvitano (4) hanno superato ai punti sui 6 round, Centra (1-3) e Di Carlantonio (6-5). A Taranto, il giovane medio locale Cosimo Attolino (2), 21 anni, della Quero-Chiloiro, ha battuto il torinese Ruben Sciortino (0-2) con bella sicurezza. L’allievo di Cataldo Quero e Cosimo Inerte, dopo una carriera interessante nelle categorie giovanili, si appresta a diventare uno degli elementi da seguire in prospettiva. A Sequals (Pn) nella manifestazione di boxe giunta alla 34° edizione del Trofeo Carnera, organizzata dalla Loreni Boxe, si assegnava il titolo del Mediterraneo IBF welter tra il tunisino Mohamed Khalladi (13-8-1) 31 anni, residente dal 2013 a Genova e il ferrarese Mauro Matano (21-4) 33 anni, già campione italiano (2013-2014), favorito dal pronostico. Il match ha raccontato una storia diversa, tutta a favore di Khalladi, giunto in Italia da clandestino, fermatosi a Genova nel 2012 dove ha trovato lavoro e formato la famiglia (due figli) oltre alla possibilità di fare la boxe, la sua passione. Ha debuttato nel 2015, combattendo anche all’estero, in Francia, Finlandia, Malta e in Germania a Coblenza, dove lo scorso febbraio ha affrontato lo svedese di genitori russi, Anthony Yigit (24-1), campione d’Europa e sfidante al mondiale, perdendo ai punti con onore e applausi del pubblico.
Sembrava destinato al ruolo di collaudatore, fino alla sfida titolata contro Matano, dominato dal primo colpo di gong alla fine del settimo, quando l’arbitro ha chiuso una partita a senso unico. Matano, che aveva subito la frattura del setto nasale al terzo round, era ormai alla mercè del tunisino, che appariva fresco senza un segno sul viso. Khalladi, ha dimostrato ottimi fondamentali, mostrando varietà di esecuzione, gioco di gambe e mobilità del tronco, oltre alla giusta esperienza, quelle poche volte che Matano riusciva a chiuderlo alle corde. Al momento del kot, personalmente avevo assegnato un solo round all’italiano, per il resto è stato show di Khalladi, che all’annuncio del successo ha avuto una crisi di pianto, per una vittoria che il pronostico gli negava. “Non potete capire cosa significa per me questo titolo. Sono arrivato in Italia da clandestino e come tale ho lavorato e mi sono allenato tra mille difficoltà. Debbo dire grazie agli amici di Genova che hanno creduto in me e mi hanno aiutato. Lavoro sui ponteggi e alcune settimane addietro mi è caduta una barra sulla spalla destra, costringendomi per molti giorni ad allenarmi con la spalla bloccata. Ma non ho mollato e questa vittoria è il trionfo della mia volontà. Ho fatto richiesta per la cittadinanza italiana e spero arrivi presto”.
Matano giustamente deluso ha dovuto andare in ospedale per la frattura al naso. Il ferrarese, in attività dal 2011, match disputati negli USA e in Francia, ha denunciato un involuzione tecnico-tattica incredibile. Incapace di trovare la giusta contraria alla boxe d’incontro di Khalladi, è andato avanti frontale esponendosi ai colpi del rivale senza mai variare l’impostazione offensiva. A questo punto, sarebbe opportuna una riflessione sul futuro. Buon debutto del sassarese Cristian Zara (1), 21 anni, già ottimo dilettante, che ha impiegato meno di un round a battere Patrick Pap (Ung. 3-2) 19 anni. Vincono anche il medio Brusa (3-1-1) su Rizzi (0-2-1), il welter Gianluca Picardi (6) fratello d’arte, 27 anni su Cioce (2-6-1) kot 2, il leggero Maccaroni (16-5-4) sul magiaro Czimber (6-3) ko 2.
A Voghera ha combattuto e vinto il supergallo milanese Alessio Lorusso (8-4-2), il pugile più tatuato d’Italia, battendo il valido georgiano Sarkisiani (3-11-2) ai punti, senza entusiasmare, tanto che il suo allenatore Vincenzo Gigliotti, lo ha strigliato ben bene. “Alessio è il cosfidante di Iuliano per il titolo italiano, match previsto a ottobre. La vittoria contro il georgiano non mi ha soddisfatto. Se intende seguire i miei consigli e applicarsi va bene, diversamente chiudo il rapporto. Se non capisce che il talento deve essere messo al servizio della testa, inutile insistere”.
Parole pesanti ma giuste da parte di un maestro che investe tempo e denaro per il futuro del pugile, che deve sentire il dovere di restituire con l’impegno la fiducia.
Giuliano Orlando