Non è certo un periodo facile per l’AIBA, presa di mira dal CIO che minaccia di escluderla dai Giochi, dimenticandosi di avere non pochi scheletri nel suo armadio, compreso l’ex presidente AIBA, il dottor Wu, che fa ancora parte dei consiglieri CIO, nonostante sia stato esonerata dalla guida dell’AIBA per comportamento scorretto e altro. In questa situazione non certo allegra, il calendario del pugilato è ricco di appuntamenti importanti.
Partono oggi gli europei jr. ad Anapa in Russia, in novembre ci sono i campionati UE in Spagna e a New Dehli (India) i mondiali femminili elite. A Buenos Aires ai Giochi Giovanili riservati in teoria atleti e atlete youth (17-18 anni), nella boxe trovi iscritti pugili di 19 e anche 20 anni. Siamo alla 3° edizione e ad occhio e croce la qualità, salvo le solite eccezioni è decisamente in discesa. Dopo la prima edizione del 2010 riservata solo ai maschi, sei per categoria, con presenze di qualità come i cubani Ribeisy Ramirez, doppio oro olimpico e recentemente fuggito dall’isola per diventare professionista negli USA, dell’australiano Hopper genio e sregolatezza, gli altri due caraibici Duvergel e Perot, oltre al francese Yoka oro a Rio, nella successiva edizione nel 2014, con l’inserimento femminile nelle tre categorie ammesse ai Giochi, partecipazione più ridotta, ma di buon qualità, con le nazioni più forti, dove il nostro Arecchia trovò la strada dell’oro, mentre Irma Testa colse l’argento, Monica Floridia e Vincenzo Lizzi il bronzo.
L’edizione odierna, che avrà inizio il 14 ottobre per il pugilato, conferma la difficoltà e la nebulosità di un regolamento che definirlo eccentrico è un complimento. Unico segnale importante, se il pugilato in maglietta uscirà indenne dalla bufera attuale, è l’indicazione che a Tokyo 2020 dovrebbero avere spazio nove categorie maschili contro le 10 attuali e quattro femminili, invece delle cinque auspicate. Così a Buenos Aires tra le donne si sfidano i 51, 57, 60 e 75 kg.
Intanto a Buenos Aires hanno disertato Cuba e Cina, oltre a Giappone, Bielorussia, Armenia e molte altre. Ma i burocrati sono più impegnati a creare la classe dei giornalisti AIBA e porre in piccionaia gli altri. Personalmente ritengo per il pugilato la manifestazione quadriennale inutile e costosa, con scarso riscontro mediatico. Dei 13 vincitori dei mondiali di Budapest di settembre sono presenti a Buenos Aires, quattro maschi e tre atlete. Poco più della metà. Quello che non capisco è come abbiano ottenuto il placet l’uzbeko Kholmatov, presente ai mondiali 2016, eliminato subito, che ha 20 anni, il coetaneo Martinez (Usa) presente ai mondiali 2016 ed eliminato negli ottavi e l’indiana Jyoti iridata 2017 nei 52 kg. (19 anni), per non citare emeriti sconosciuti provenienti da Samoa e dai ministati dell’Oceania come l’Asa e la Nau, oltre alla Nigeria come l’Afganistan invitate a sostegno di nazioni indigenti. Kazakistan e Thailandia hanno 5 atleti, la Russia 4 come USA e Uzbekistan, 3 il Brasile, l’Argentina, l’Algeria, il Marocco, l’Irlanda, l’Egitto. L’Italia presenta Martina La Piana nei 51 kg, dove è iscritto il meglio del mondo, con l’indiana Jyoti, la bulgara Stoeva finalista europea, il bronzo mondiale Abdraimova del Kazakistan e la nigeriana Gbadamosi, l’unica senza quotazione.
Tutto dipende dal sorteggio, evitando il match in più per entrare in semifinale senza combattere. In teoria, meno arcigni i rivali di Millas Naichel nei 75 kg. dove risultano 6 iscritti, l’algerino Douibi, il brasiliano Machado, il thailandese Jongjoho, il samoano Poutoa e il venzolano Jimenez oltre all’azzurro.
Articolo a cura di Giuliano Orlando