A Subotica nella Voivodina, antico territorio dell’Impero austroungarico, oggi la provincia autonoma più multietnica della Serbia, dove convivono pacificamente abitanti di origine magiara, romena, slovacca e germanica, con i serbi presenti al 70%, si è svolto il Golden Gloves Voivodina di boxe, attivo in ambito nazionale dal 1975 al 1985, giunto alla 37° edizione, tra le rassegne più importanti a livello youth, riservato ad atleti nati tra i 2001 e il 2002.
Presenti ben 22 nazioni provenienti da Europa, Asia e Americhe. Di alta qualità in particolare gli iscritti delle squadre di Russia, Kazakistan, India, Ucraina, Polonia e Italia nel settore femminile, mentre tra gli uomini, alle nazioni già citate si sono aggiunte: Bulgaria, Turchia e la Serbia. Il bilancio conclusivo, fatto salvo per alcuni verdetti che hanno stravolto la realtà vista sul ring, situazione penalizzante in particolare per la nostra Prisciandaro (48) contro la magiara Balogh che l’avrebbe portata al bronzo sicuro, ha premiato tra gli uomini la Russia con quattro ori, due alla Croazia, in grande crescita, uno a testa a Serbia, Brasile, Scozia e Kazakistan, piuttosto delusa, vista la squadra messa sul ring. La pattuglia italiana era composta dai tecnici Michele Prisciandaro ed Emanuele Agati per le donne, da Michele Cirillo e Max Akiota per gli uomini e dall’arbitro Emanuele Chiappini. Delle dieci medaglie d’oro femminili, solo tre nazioni, sulle 20 presenti, sono arrivate in vetta, tra questa una grande Italia, che grazie a Martina Lapiana (51) e Melissa Gemini (69), ha fatto doppietta, preceduta da Kazakistan (5) e Russia (3) il cui bacino d’utenza ha numeri per noi impensabili. Nazioni di grandi tradizioni come Polonia, Bulgaria, India, Ungheria e Serbia sono rimaste all’asciutto. Non solo, Sabrina Er Raqioui (64) non ha potuto disputare la finale per un forte ematoma al naso, accontentandosi dell’argento. La vittoria della catanese Lapiana, classe 2001, 18 anni a novembre, il più fulgido talento tra le giovani, europea youth 2018, vincitrice alle Olimpiadi Giovanili di Buenos Aires nell’ottobre scorso, era nei pronostici, tra l’altro aveva vinto l’edizione 2018, anche se era inattiva da molti mesi: “In effetti non è stato facile – conferma Martina – perché quest’anno ho combattuto poco e la concorrenza era fortissima fin dall’esordio, contro la magiara Tarnoczy che incassava tutto e veniva sempre avanti, meno difficile la serba Podkonjak, mentre la russa Brozina, data favorita, anche se era brava e più alta, l’ho sempre anticipata e il 3-2 ci ha lasciato basiti. Tanto più che è arrivata la Coppa come la migliore pugile del torneo, la ciliegina sulla torta. Mi chiedo come potevano darmi il riconoscimento se avevo vinto a fatica? Ho rivisto il match e per fortuna il giudice croato ha segnato 30-27 a conferma della netta superiorità. Peccato che lo scozzese il russo abbiano visto la mia sconfitta”. Prossimo impegno gli europei di Sofia ai primi di settembre. Anche qui devi riconfermarti. “Farò il possibile, infatti ho già ripreso gli allenamenti, per farmi trovare al top per l’evento di categoria più importante dell’anno”. Dalla conferma di Martina, alla sorpresa di Melissa Gemini, 69 kg., studentessa alle magistrali, che l’8 giugno ha compiuto 17 anni, tra le più giovani, giunta al torneo con 8 incontri alle spalle, contro i 50 di russe e kazake, indiane e ucraine. Nata a Viterbo, carattere esuberante, condotta in palestra da papà Giuliano per calmare i bollori dell’età, si è rivelata combattente di razza: “Sono entrata nel gym Fanum a Viterbo, dei maestri Calistroni e Alessia Poeta che mi hanno svezzato e fatto innamorare della boxe. Per carattere cerco la battaglia, infatti i miei idoli sono Tyson, La Motta e Marciano. Anche se fuori dal ring da buona estroversa, amo la compagnia” Perché così pochi incontri? “In Italia sono pochissime le giovani pugili sui 70 kg. Avevo iniziato a 75. ora sono a 69 ma è difficile trovare avversarie. Per fortuna ho iniziato ad allenarmi ad Assisi e posso fare i guanti con la Canfora e la Carini, due super tra i 69 kg. Da loro imparo moltissimo e le ringrazio. Agli europei jr. del 2018, venni battuta dalla polacca Stackhovyak con un 3-2 scandaloso e ci tenevo a far bella figura in Serbia anche se capisco perfettamente che il mio problema è l’inesperienza. D’altronde solo quest’anno sono arrivata alle youth. Dopo questo mio primo oro, spero di poter combattere più spesso. Se fosse per me salirei sul ring una volta la settimana, anche perché il ring è il mio migliore amico. Non soffro l’emozione e voglio affrontare le più brave. Aver battuto l’ucraina e la russa che avevano esperienza da vendere mi ha dato grande soddisfazione e fiducia. Con la Bireva è stata una bella battaglia, tecnicamente era più brava, ma io l’ho costretta allo scambio e alla fine si è dovuta arrendere”. Quando l’ho informata che la Bireva, oltre che un anno più anziana, aveva alle spalle oltre 50 incontri, il titolo russo di categoria e aveva vinto una selezione con un centinaio di concorrenti, ha sgranato gli occhi, con annesso sorriso di soddisfazione. Anche questa è la boxe femminile italiana che sta proseguendo a dare medaglie importanti. Meno fortunata Alessia Er Raquio (64), veronese classe 2001, già bronzo europeo jr., mentre tra le youth nel 2018, a Roseto degli Abruzzi, trovava nei quarti l’inglese Richardson giunta all’oro, dominatrice nella categoria. In Serbia aveva debuttato alla grande, battendo la russa Berstenova e la Bulakh due delle più accreditate. Purtroppo, una testata dell’ucraina in semifinale, procurava all’azzurra una sospetta frattura al naso, impedendole di disputare la finale. Fuori dalle medaglie Prescindaro (48), Oncia (51), Prisco (54), Capuzzi (57) e Golino (60). Nel settore maschile, l’Italia ha ottenuto due bronzi con Salerno (56) e Merro (69) mentre Platania (49), Lombardi (60), Hermi (69) e Nori (91) si sono fermati ai piedi del podio.
Giuliano Orlando