SOFIA. Nonostante le oggettive difficoltà, l’EUBC ha portato a termine il doppio appuntamento 2020 riservato a youth e junior. Dopo l’appuntamento di Budva in Montenegro, dove si sono svolti gli europei youth, in formato ridotto a causa del Covid 19, che ha consigliato molte nazioni a declinare l’invito alla partecipazione, anche la rassegna continentale riservata agli junior (15 e 16 anni), presenze dimezzate in rapporto all’edizione del 2019, svoltasi a Galati in Romania, dove l’Italia era stata protagonista, vincendo medaglie sia nel settore maschile e in particolare in quello femminile, finendo seconda con un oro, tre argenti e un bronzo, alle spalle della Russia, ma davanti a Irlanda, Inghilterra, Turchia e Montenegro, in un contesto dove ben 18 nazioni salirono sul podio. Inizialmente la rassegna doveva svolgersi in Georgia a Tbilisi, ma sempre a causa della pandemia, dopo un primo rinvio, ha trovato la sede in Bulgaria a Sofia, dal 26 novembre al 2 dicembre. Se l’organizzazione anche in Bulgaria si è dimostrata all’altezza del momento, rispettando tutte le normative sanitarie richieste, arbitri e giudici in particolare hanno confermato la crisi del settore, sfornando verdetti assurdi, penalizzando i migliori, creando un danno agli atleti, eliminati ingiustamente e quindi fuori dal torneo. E’ accaduto nel corso delle fasi eliminatorie, ma quello che è più grave anche in finale, premiando il meno meritevole. Chiaro che i pugili non sono colpevoli, ma la parte grave è che la commissione tecnica sembra indifferente a questa situazione. Emblematico il caso del kosovaro, Latif De Molly, fuori verdetto in parecchie occasioni, che ha continuato a giudicare fino all’ultimo. Inoltre quasi tutti gli arbitri non riprendono i colpi alla nuca e le tenute, richiamando spesso il pugile corretto e non viceversa, come lasciano correre le sventole, che arrivano con l’interno del guantone. Un corollario di errori reiterati, ai quali si accodano i giudici, che si adeguano passivamente. Il presidente dell’EUBC Franco Falcinelli dovrà necessariamente intervenire, anche se il settore tecnico sembra una torre eburnea dove è vietato l’ingresso. L’interrogativo è se non era il caso di rinviare le manifestazioni al 2021, trova pro e contro in egual misura. L’unica certezza è che il valore tecnico, in particolare nel settore femminile è sceso al limite della credibilità. A Sofia si sono presentate 19 nazioni e 144 atleti tra i maschi, contro le 35 nazioni e i 265 pugili del 2019 a Galati in Romania, dove per la prima volta hanno gareggiato atleti e atlete nella stessa manifestazione. La differenza del settore femminile è risultata ancora più evidente: 25 nazioni e 153 ragazze in Romania, 12 nazioni e 64 atlete in Bulgaria. Quale valore può avere un podio con tre o due atlete nei 60 e 80 kg. ma anche nel resto delle categorie, tra le cinque e le sei? La situazione purtroppo è davanti agli occhi di tutti, quindi rispecchia una realtà drammatica ma, quando ad una rassegna europea, la Russia raccoglie 22 podi, su 25 atleti presenti, con 16 ori, significa che si tratta di un campionato russo open. Non solo, nei maschi le prime quattro (Russia, Ucraina, Bulgaria e Romania) si sono assicurate 34 podi sui 52 disponibili, lasciando i restanti 18 alle altre dieci nazioni, tra cui un solo oro (Moldovia). Nel settore femminile le russe hanno disputato un torneo interno, raccogliendo 10 ori sui 13 disponibili e un argento. Anche qui alle prime quattro (Russia, Ucraina, Polonia e Romania) sono finiti 36 podi sui 49 podi in palio. Gli altri 13 divisi tra 8 nazioni. Una sperequazione che spezza in due questi europei e allarga pericolosamente il divario. L’auspicato ritorno nel 2021 delle nazioni assenti, tra le quali Italia, Inghilterra, Irlanda, Turchia, Ungheria, Azerbajan. Armenia, Germania, Bielorussia e Georgia dovrebbe riportare maggior equilibrio. A Sofia le finali hanno visto tra le donne, come previsto una Russia devastante, che ha vinto dieci delle undici sue rappresentanti cogliere l’oro. Iniziando dai 46 kg. dove Renata Mingalimova( (46), del 2005, oro agli europei studenti 2018 ad Albena, al primo anno da jr. ha mostrato di possedere arte e mestiere, colpendo da ogni posizione la spagnola Laura Barcelo Calderon, sopraffatta dalla rivale per tutto il match. Nei 48 kg. la mancina di Irkusk, Alena Tremasova, ha bissato il titolo jr. vinto a Galati (Romania) la scorsa stagione e l’oro nel 2018 tra le schoolgirls ad Albena (Bul). A Sofia ha giocato con la romena Ana Romantov, al suo primo torneo importante. Sbrigativa Daria Kostkina (50 kg,), oro europeo schoolgirls nel 2018, imbattuta nelle ultime due stagioni, che ha costretto alla resa in meno di un round la bulgara Rumyana Aleksandrova, alla prima esperienza da jr. con soli 12 match all’attivo. Meglio un buon gelato, di cui è ghiotta, dei pugni pesanti dell’esperta russa. La giovane Vera Yurchenko (52), al primo anno da jr., argento nel 2018 ad Albena (Bul), nelle schoogirls, battuta in finale dalla nostra Falconeri, ha sudato sette camicie per battere la serba Sara Cirkovic del 2004, che ha cercato in tutti i modi di colpirla a corta distanza, riuscendovi poche volte. Il quinto oro per le russe, premia Arina Vostrikova (54), 2004, argento europei schoolgirls nel 2018 ad Albena (Bulgaria), battuta da Meredith (Irl), ha trovato disco verde contro l’inesperta, anche se promettente serba Dragana Jovanovic, stoppata al primo round, incapace di difendersi dall’assalto della ragazza di Krasnodar, vicino ad Anapa, due città molto prolifiche a livello pugilistico e organizzativo. Boxe di forza quella di Karina Korobova (57), anche lei di Krasnodar, al primo anno da jr. oro nel 2018 (schoolgilrs), vincitrice al torneo di Sombor in Serbia, davanti all’azzurra Sannino, ha imposto lo scambio corto alla bionda svedese Siper Duna, che ha cercato inutilmente di boxare a distanza, pressata dalla russa che ha vinto tutte le tre riprese. Solo tre iscritte nei 60 kg. e Nadezhda Golubeva, altra punta della corazzata russa, imbattuta dal 2018, ha bissato l’oro del 2019 jr., a Galati in Romania, dominando l'ucraina Anastasia Kramarenko, 15 anni di Odessa, bronzo europeo nel 2018 e 2019 dove venne fermata dalla nostra Sannino, tra le studentesse, alla quale gli oltre 50 incontri sono stati utili per evitare i danni, ma non la sconfitta. La striscia russa prosegue anche nei 63 kg. con Eva Nikitina, al primo esame jr. proveniente da Ulyanovsk sul Volga, vincitrice di misura della più elegante polacca Rutkowska, molto mobile ma poco convinta. A interrompere la sequela si incarica l’ucraina Veronika Nakota (66), 16 anni, che ha iniziato solo nel 2018, dopo aver praticato la lotta e il tennis. Nonostante l’inesperienza (18 match), la sedicenne di Kharkiv (alta 1.77), allenata da Oleksandr Ulanovskiy, ammira il connazionale Usyk, ha dato battaglia alla russa Anastasia Demurchian, sorpresa dalla furia della rivale che ha tenuto botta fino alla fine. Nonostante la riscossa nel terzo round della russa, vince nettamente. Il concerto russo riprende con la Zukhro Umarbekova (70), oro alla Coppa Junior Nations quest’anno in Serbia a gennaio. Inizio nel 2017 a 48 kg. per salire a 57 nel 2018 (campionati russi), si è presentata a Sofia a 70 kg. battendo la modesta kosovara Alnera Brahimi, del 2005, di Pristina, troppo tenera per la russa. La Polonia sempre sul podio dalla prima edizione del 2008, salvo il 2015, si ripete anche a Sofia, cogliendo un oro, 2 argenti e 2 bronzi. L’oro nei 75 kg. (4 iscritte), grazie a Oliwia Czerwinska (75) - assente la russa Anna Nikolayeva, per infortunio, facilitando la strada alla polacca, - prima al torneo a Slesia. In finale nessun problema contro la giovane serba Zeljana Amidzic, già premiata contro l’ucraina Dzhyhun in semifinale, presente agli europei 2019 schoolgirls a Tbilisi (7°), soddisfatta per l’argento. Il decimo oro russo lo assegnano i giudici a Daria Shirokovskiikh (80) di Mosca che poco o nulla ha fatto contro la più attiva ucraina Karine Airapetian, di Termopil che ammira Usyk, bronzo nelle schoolgirls 2018 che meritava la vittoria. Nei + 80, la Polonia puntava e non poco sulla gigantesca Weronika Bochen, contro la rumena Maria Livia Botica che ha indovinato la tattica vincente non facendosi trovare nella zona della polacca che ha faticato ad inquadrare l’avversaria mobile e più scattante. Verdetto sul filo dell’equilibrio, assegnato alla romena, che pratica anche tennis e pallamano. Nonostante le assenze le finali maschili sono risultate di buon livello, purtroppo le giurie hanno toppato clamorosamente in almeno in due categorie, con verdetti assurdi. Russia meno dominatrice del previsto, vincitrice in sei categorie, su nove finalisti. Incomprensibile la vittoria nei 57 kg. data all’ucraino Hrabovskyi nei confronti del russo Starodubtsev, classe 2004, di Kursk, allenato dal padre, il migliore elemento della squadra, oro europeo schoolboy nel 2017 nei 38 kg. e 2018 a 46. Argento 2019 da jr. a Galati (Rom) battuto dal bulgaro Rosenov (5-0), lunga milizia sul ring, avendo iniziato a 10 anni. In finale contro l'ucraino Vitalii Hrabovskyi, ha dominato le prime due riprese, offrendo tutto lo scibile dei colpi, compreso l’uppercut, colpo visto pochissimo a Sofia. Nella terza, equilibrio che si poteva anche dare all’ucraino. Una vittoria netta che quattro giudici hanno tramutato in sconfitta. Si tratta del croato, bulgaro, lituano a kosovaro, questi da considerare il peggior giudice del torneo, spesso fuori verdetto. Solo il francese ha segnato un giusto 30-27. Ci sarebbe da discutere anche sulla vittoria del romeno Girleanu (54) sull’ucraino Abduraimov (3-2), più lineare e preciso. Purtroppo il croato, il russo e il moldovo hanno preferito (29-28) le sberle del romeno alla boxe pulita dell’ucraino, premiato 30-27 da francese e serbo. Il terzo verdetto molto dubbio riguarda la sfida nei 50 kg. tra il russo Peglivanian, che ha sciorinato scorrettezze degne di un veterano, anche se ha solo 16 anni, che l’arbitro bulgaro Nesho ha ignorato, mentre ha ripreso l’ucraino Rudy, che le subiva. Il 4-1 per il russo è il segno della mediocrità dei giudici, che ignorano evidenti scorrettezze, visto che l’arbitro non le rileva. Oltre a Peglivanian, altri cinque russi hanno centrato l’oro, come nelle previsioni. Unico sconfitto il 46 kg. Rasul Magomedov, che a mio parere aveva vinto, un regalo dei giudici a Tsvetanov, 15 anni, di Sofia allenato dal padre, ammiratore di Floyd Mayweather jr., presente agli europei schoolboy nel 2019 a Tbilisi, eliminato in avvio, con oltre 50 incontri in carriera. Stavolta ha centrato il bersaglio pieno con la classica pedata sul lato B. Tra l’altro è stato l’unico bulgaro su quattro finalisti a vincere. L’equipe di casa era arrivata in semifinale con 9 atleti, poi il vento è cambiato e alla fine ha raccolto un oro, tre argenti e cinque bronzi.
Torniamo ai russi. Dopo Peglivanian, è stata la volta di Shalapanov (52) ai danni di Ionut Chiriac, il migliore dei romeni, che è finito alla pari, ma per i giudici il successo del russo era netto: 5-0 e tutti 30-27! Poi è toccato a Koldekov (66 kg.), elemento completo, che ha tenuto a bada il generoso lettone Gorbunov, attivo dal 2016, presente agli europei schoolboy (2017-2018) senza fortuna, preparato dalla mamma e con 70 incontri alle spalle, che per tre round è andato avanti, incurante dei colpi d’incontro del mancino russo. Prima di riprendere la marcia russa, nei 70 kg. si è imposto l’ucraino Balabin, di Kharkiv, del 2004, argento agli europei 2018 studenti, nei 56 kg. battuto dal russo Romanchuk, dove il suo avversario bulgaro Vladoya, nei 52 kg. aveva ottenuto lo stesso score, superato da Koldenkov, l’ennesimo russo. Nella sfida di Sofia, l’ucraino si è dimostrato migliore sul piano muscolare. Nelle restanti categorie, come da previsione la Russia ha fatto il pieno. Ismail Magomedov (75), oro 2018 agli europei studenti, battendo in finale il nostro Giallanza, a Sofia ha tenuto a bada il promettente francese di colore, di Guadalupe, il longilineo mancino Yojerlin Cesar che ha tenuto bene, addirittura tentando di capovolgere la situazione nel finale, con potenzialità future. Ottenendo anche il vantaggio di un giudice. Il russo Daniyal Tuktubayev (80), del 2004, ottimi risultati in patria, nel 2019 ha vinto il Memorial Aleksandr Aksenov. In finale trova un avversario difficile come David Polak di Ostrava la città della Repubblica Ceca, ricca di miniere di carbone. Polak ha iniziato meglio rubando il tempo col sinistro. Nel terzo round il russo ha fatto prevalere la forza, che tre giudici su cinque hanno ritenuto valida per farlo vincere. La categoria più pesante, ha visto sfide con cambiamenti repentini. Il russo Leonov, in semifinale ha rischiato il tuffo contro l’ucraino Shulha, che dopo aver subito per due riprese anche duramente, nella terza ritrova energie incredibili e il russo va in crisi, incapace di replicare, contato due volte, perdendo il round 10-8, ma vincendo il match sul filo del vantaggio. Dall’altra sponda il poderoso bulgaro Borisov, padre e fratello pugili, del 2004, in semifinale mette pesantemente KO il moldovo Burdiuja al primo round e giunge in finale deciso a vincere. Ci ha provato fino alla fine, ma il mestiere del russo ha avuto la meglio di misura: 3-2. Anche la Moldovia ha compiuto l’impresa col longilineo Argatu di Chisanau (48) impostato in falsa guardia, che in semifinale si è visto assegnare la vittoria contro il possente romeno Palpiuc, capace di eliminare il favorito russo Valiullin. Sull’altra sponda l’esperto ispano Rafael Lozano di Cordoba, indirizzato alla boxe dal padre ex pugile, costretto per la bassa statura all’attacco con colpi esterni, non sempre girati. Presente agli europei studenti 2018 e jr. nel 2019 a Galati (Romania) subito eliminato. Ha vinto il Boxam 2019, battendo in finale l’azzurro Grazioso. Pur attaccando con decisione, raramente ha trovato bersaglio e la giuria ha premiato il moldovo. Una rassegna forzatamente incompleta, che ci auguriamo resti l’unica e nel 2021 si possano mettere sul ring tutte le forze emergenti europee.
Giuliano Orlando