Si sono conclusi gli europei U22, ospitati nella città di Porec ex Parenzo, quando era territorio dell’Istria italiana, oggi in Croazia, con la partecipazione di 39 nazioni, record di presenze, pur essendo state escluse Russia e Bielorussia, per l’invasione da parte di Putin dell’Ucraina. Ugualmente la rassegna ha offerto un tasso tecnico decisamente alto e finalmente la presenza di ben 12 nazioni tra le donne e 15 tra gli uomini nelle finali, e non l’egemonia della Russia, forte di una base che da sola è superiore a tutte le altre nazioni europee messe assieme. Non solo, hanno vinto l’oro atlete di sette nazioni nelle donne (12 categorie) e ben undici paesi tra gli uomini su 13 categorie. La rassegna ha aperto il calendario internazionale, che prosegue con gli europei youth maschili e femminili a Sofia (10-20 aprile), gli europei elitè maschili a Yerevan in Armenia (21-31 maggio) e quelli femminili previsti a Ulan Ude in Russia a fine luglio, che dovranno cambiare se prosegue l’invasione di Putin in Ucraina. In Italia, forse ad Avezzano in Abruzzo, il torneo junior (M/F) in luglio, mentre gli europei “scolari” sono stati fissati a Ezurum in Turchia, posta a quota 800 metri. I mondiali in rosa verranno ospitati a Istanbul in Turchia dal 7 al 20 maggio. L’ultimo appuntamento ad Alicante in Spagna a novembre per i mondiali youth M/F. Questo nelle previsioni. Il 2022 potrebbe essere l’ultima stagione con Franco Falcinelli alla presidenza EUBC, dopo aver portato l’ente europeo ai massimi livelli, completando con le rassegne continentali tutte le categorie, arricchendola con la U22, giunta alla sesta edizione con sempre maggior successo. Il mio augurio che il dirigente italiano, sulla cui competenza e capacità, al di sopra delle opinioni personali, è uno dei rari esempi in campo dirigenziale, con una visuale a tutto ring, mantenga il ruolo anche in futuro. In controcorrente con le traversie a livello mondiale, ha dato all’ente europeo una spinta in avanti, allargando il campo delle nazioni rendendole attive e livello organizzativo, con l’esempio del Montenegro, dell’Armenia e della Croazia che ha allestito gli U22 in modo impeccabile. Resta da risolvere il problema arbitri e giudici, ma non è certo colpa di Falcinelli se il settore è in fase stagnante. Anche se a Porec la situazione non è peggiorata. Il guaio è che ci sono nazioni dove l’attività è robusta, altre molto scarsa. L’austriaca Kalhrin Hintereggen, signorina di bell’aspetto ma di provata incapacità, in particolate come giudice, ha sicuramente ottenuto il record di giudizi sbagliati, fuori punteggio e anche fuori verdetto, per lei sarebbe utile farle fare esperienza in tornei meno importanti. Nel precedente servizio, ho pubblicato il resoconto sull’ottimo rendimento della squadra femminile e con grande piacere faccio altrettanto con i ragazzi e i loro tecnici che dopo anni di sofferenze, con una squadra rinnovata, molto giovane e con esperienza limitata, hanno vinto cinque medaglie, due d’oro, un argento e due bronzi, risultato migliore di tutte le squadre, in particolare di Turchia, Ucraina, Azerbajan, Bulgaria, Georgia, Irlanda, Croazia, Austria, Israele e Danimarca, le altre dieci nazioni salite sul podio più alto. Come aveva fatto rilevare il c.t Emanuele Renzini dopo i mondiali di Belgrado, le nazionali azzurri avevano iniziato un tracciato tecnico nuovo, dove le motivazioni e l’orgoglio di rappresentare la propria nazione dovevano diventare lo sprone per dare il meglio. Dai mondiali agli U22 il teorema è proseguito e occorre dare atto ai tecnici di aver bene interpretato questo spirito. La comitiva italiana guidata da Raffaele Esposito, con gli allenatori Eugenio Agnuzzi e Francesco Stifani, per gli uomini mentre Laura Tosti e Riccardo D’Andrea hanno seguito le azzurre, tutti e tutte motivare, decise a vendere cara la pelle. Imitando le colleghe in rosa, i maschi sono stati all’altezza della situazione, alcuni dei quali erano al debutto in una rassegna così importante. Onore anche a Patrick Cappai, Simone Spada, Angelo Morello, Manuel Lombardi usciti prima del podio, mentre gli altri cinque meritano la più vive congratulazioni. Il romano Giacomo Micheli (67) romano ventenne in costante crescita. In azzurro dal 2016 negli schoolboy, presenze ai tornei internazionali, nel 2018 titolare agli europei jr. in Russia, vice campione italiano a dicembre, scelto per gli U22 nei 67 kg. ha vinto tre incontri non facili, cedendo in semifinale al coetaneo gallese Croft (4-1) dopo una battaglia tosta. Il gigante anche lui romano, Vincenzo Fiaschetti ha vinto l’esordio contro l’armeno Papazyan in modo netto, fermato nei quarti dal tedesco di origini russe Putilov, che lo scorso anno aveva dominato gli europei youth a Budva, largo favorito e poi battuto a sorpresa dall’austriaco origini magrebine, Ahmed Hagag la sorpresa del torneo. I tre finalisti sono stati all’altezza della situazione, compreso il calabrese Roberto Lizzi (92), altro ventenne di Cetraro (Cosenza) nipote del maestro Ercole Morello il suo maestro, che pur perdendo in finale contro l’irlandese Jack Marley, il migliore elemento del team, molto più esperto e forte, oltre che un vero massimo, mentre Lizzi deve scendere a 86 la sua categoria reale, dove otterrà successi concreti. Una sconfitta dignitosa e il plauso per la generosità sul ring, che comunque ha vinto tre match per arrivare in finale. Tra in battuti l’ungherese Kiss, bronzo a Roseto, il tedesco Hagen e lo slovacco Kostur. Non male per questo guerriero in fase ascensionale. Che il campano Michele Baldassi avesse talento lo si sapeva da anni, quando vinse l’europeo jr. nel 2018 in Russia, anche se ha fatto molta fatica tornare in auge. Intanto è entrato nella polizia penitenziaria e questo lo ha tranquillizzato non poco. A Porec non ha concesso nulla ai rivali. Quattro incontri e altrettante vittorie. Il tedesco Shadalov è stato fermato dopo due minuti, al tappeto sul sinistro d’incontro. Il romeno Tirzoman ha fatto da comparsa, il temuto bulgaro Marinov che puntava al titolo non ha vinto un round. In finale, stesso risultato contro l’armeno Aslikyan, tenuto a distanza e anticipato dai pugni veloci e precisi dell’azzurro. Quattro giudici col 30-27 e un solo 29-28 che guarda caso riguarda l’austrica, unica ad aver visto un round per l’armeno. L’Olanda aveva puntato tutto sull’80 kg., Gradus Kraus, messosi in luce nei vari tornei in Europa, argento nella Coppa del Mondo a Colonia nel 2020. Si era allenato in Germania e aveva dimostrato nei match preliminari di essere davvero un bel talento. Debutta superando l’ottimo bulgaro Nikolov, il finnico Nystedt dai polmoni a mantice e in semifinale il forte georgiano Matchutadze, costretto all’abbandono. Con queste credenziali si era presentato in finale di fronte al nostro Commey, ventenne di colore, dal record molto limitato ma in costante crescita. I due si erano affrontati a Sofia lo scorso febbraio e l’azzurro si era imposto in modo chiaro, anche se aveva dovuto dare il meglio. In quel torneo Commey era stato superato in semifinale dall’uzbeko Aslonov, vincitore del torneo a spese del bulgaro Nikolov. A Porec l’azzurro iniziava superando il francese Monny e il ceco Fitan. In semifinale ottiene il verdetto 4-1, sul tedesco di origine russa Dadaev, elemento molto mobile e velocissimo. Contro il nostro ragazzo la velocità è finita quando ha sentito i colpi sotto, finendo in affanno. Il match che valeva l’oro è stato uno dei più spettacolari. Orgoglio e talento, cattiveria e determinazione, le costanti di entrambi. Il “tulipano” nel primo round ha ottenuto il 3-2, capovolto nel secondo per l’italiano e concluso col 4-1 che ha premiato la continuità e anche una condizione fisica incredibile. A giudizio unanime è stato indicato il match più spettacolare dell’intero torneo e la sorpresa maschile. Onore a tutto lo staff, compreso il massaggiatore Pierluigi Fantini, per l’ottima preparazione di tutta la squadra. Il 4-1 finale è sporcato dal giudice bulgaro che ha dato un 30-27 incomprensibile e irresponsabile.
I restanti undici titoli sono andati alla Turchia nei 54 con l’abile Gumus, sempre in anticipo sull’azero Gadirov. Il forte Ozmev (63,5), troppo superiore all’armeno Shakhpazyan. Uno a testa agli altri nove paesi. Il georgiano Kublashvili argento agli europei jr. nel 2017, nei 48, ha fatto valere allungo e precisione sull’ucraino Yefymovych, titolare ai mondiali elitè a Belgrado 2021, i cui attacchi finivano quasi sempre fuori bersaglio. Nei 60 il favorito bulgaro Rosenov, vincitore agli europei schoolboy e jr. con relativo bis, ha avuto la meglio sull’altro ucraino Vlasiuk, generoso ma sempre anticipato dal funambolico avversario. Il danese Nikolay Terteryan,(67) dopo il successo allo Strandja, superando in semifinale il nostro Malanga, si è ripetuto agli U22, con più facilità del previsto. Contro Croft che aveva impressionato nel torneo, ha vinto gestendo il match, nonostante la furia del gallese. La star dell’evento e numero uno dell’Ucraina, Yurii Zakharieiev, (71), oro ai mondiali 2021 a Belgrado a 19 anni, già doppio campione europeo youth 2019-2020, conferma talento ed esperienza, boxe da professionista e grande lucidità tattica. L’altro gallese Croft, sul quale i tecnici riponevano grandi speranze, non è mai stato in gara. Un bel premio per la Croazia con l’oro nei medi di Gabriel Veocic, 20 anni, non un predestinato ma con buone basi e il sinistro che comanda il match contro il bulgaro Kiwa, sulla carta visti i precedenti, il favorito. Purtroppo per lui, ha dormito due round e il risveglio nel terzo è servito solo ad accorciare le distanze, non la sconfitta. Negli 86 kg. primo trionfo per l’esperto israeliano Yan Zak, presente a molti tornei giovanili. Bocciato a Roseto contro il moldovo Zaplitni all’esordio. Contro ogni pronostico ha ottenuto l’oro a scapito dell’ucraino Sapun, con un 3-2 generoso. Già detto nei +92 dell’austriaco Hagan, 22 anni a febbraio, presente nel 2021 a Roseto, superato in avvio dal serbo Asanovic, che regala a sua volta la medaglia più ambita alla nazione che lo ha accolto e naturalizzato.
Giuliano Orlando