Il coronavirus ha realizzato quello che nessuna forza era riuscita a scombinare: ha bloccato la terra in ogni sua espressione. Se l’ultima Grande Guerra, aveva fatto saltare i Giochi estivi e invernali dal 1940 al ’44, questa pandemia ha letteralmente sconvolto tutto il mondo, come mai era accaduto nei precedenti millenni. Il pianeta si è fermato, chiedendosi cosa fare per fermare questo nemico invisibile, subdolo e diabolico. Al momento inafferrabile, nonostante tutto l’universo della ricerca stia lavorando freneticamente per trovare l’antivirus. In questo contesto tanto drammatico, la notizia del rinvio dei Giochi dall’agosto prossimo e quello del 2021 è una delle conseguenze più clamorose. La decisione l’hanno ufficializzata Shinzo Abe il primo ministro giapponese e il presidente del Comitato Olimpico Internazionale, il tedesco Thomas Bach in una conferenza stampa a Tokyo. A testimoniare la continuità, sia pure simbolica, la fiaccola, che resterà accesa sul tripode nella capitale, per essere portata allo stadio nell’agosto del 2021, inaugurando la XXXII edizione dei Giochi Tokyo 2020. L’ufficialità è stata data a metà marzo, dopo annunci parziali, dove la speranza si coniugava male col dubbio. In un primo tempo (febbraio) il Giappone insisteva nel mantenere l’appuntamento previsto, poi si è parlato di un rinvio a novembre, infine quello che in realtà era già stato deciso da tempo. Il Comitato organizzatore dei Giochi aveva stipulato un’assicurazione che prevedeva il rimborso solo in caso di rinvio al 2021, quello di novembre sarebbe stato per il Giappone un bagno di sangue per le casse dei signori del Sol Levante. Fatta questa precisazione, le conseguenze della nuova situazione non sono certo lievi. Tutte le federazioni debbono inventarsi nuovi programmi per portare i propri atleti alla condizione ottimale un anno dopo dal previsto.
Non solo, si dovranno rivoluzionare i calendari dei campionati nazionali, continentali e mondiali di tutte le discipline e parliamo di centinaia e centinaia di eventi a livello internazionale, dove in alcune discipline, partecipano nazioni di tutto il mondo. Basket, nuoto, atletica, calcio e non solo, dovranno rivedere tutta la preparazione in vista dei Giochi, fissati un anno dopo. Nel contempo ogni disciplina deve rispettare altre scadenze, che non si possono disattendere, perché servono per mantenere i contatti e portare gli atleti nella giusta condizione in vista delle olimpiadi. Per non parlare dei finanziatori dei Giochi, dall’emittente NBC che contribuisce al 70% dei proventi al CIO, che è l’elemosiniere di tutte le discipline e che dovrà soddisfare le richieste delle nazioni, moltiplicandole per ciascuna disciplina. Senza dimenticare che ad ogni quadriennio ci sono i rinnovi federali nazionali, sicuramente rinviati di un anno. Non entriamo nel merito dell’aspetto logistico, con le prenotazioni degli alberghi, i viaggi e tutte le altre situazioni collegate con i Giochi. Il pugilato al momento dello stop imposto dal virus, aveva percorso una parte (Africa, Asia e Oceania) del percorso per le qualificazioni, mentre Londra per l’Europa, costretta allo stop a metà strada, aveva dato un esempio di disorganizzazione pazzesco, nel quale la Task Force, emanazione del CIO, sostitutiva dell’AIBA, squalificata per condotta indegna, è stata la protagonista in negativo, facendo presagire un disagio ancora maggiore ai prossimi eventi. Che, oltre a dover completare Londra, dovrà allestire quello saltato di Buenos Aires, per le Americhe, previsto prima a marzo e poi ad aprile. Inoltre deve trovare collocazione all’appuntamento preolimpico di Parigi, dove i bocciati delle qualificazioni continentali, si cimenteranno per l’ultimo appello. Nel frattempo sarebbe necessario che i cervelli della Task Force pensassero a creare un gruppo di arbitri-giudici, e istruirli a dovere per uniformare il giudizio tecnico di come arbitrare e giudicare. Quanto visto nelle qualificazioni è il festival del caos. Senza usare i missili, ma il buon senso. Sul piano dei calendari la situazione da sbrogliare non è facile per una disciplina la cui dislocazione dei campionati è distribuita nei vari settori per età. All’EUBC, il precedente calendario prevedeva l’europeo youth (17-18 anni) a maggio a Budua in Montenegro, gli schoolboy e girl (13-14 anni) a Belfast (Irlanda del Nord) dal primo al 9 luglio, gli junior (15-16 anni) a Tbilisi in Georgia, mentre gli europei U22, verrebbero ospitati in Sardegna, a Olbia, dopo i previsti Giochi di Tokyo (saltati), dal 25 settembre al 3 ottobre, tutti gli eventi sono congiunti maschili e femminili. Poi ci sono mondiali e continentali, per noi gli europei, che dovrebbero aver luogo nel 2021, l’anno successivo ai Giochi. Che stavolta si scontrano con le olimpiadi, spostate di un anno. Per cui si dovrà fare di necessità virtù, sperando prevalga il buonsenso. Non solo, gli europei, vengono gestiti dall’EUBC, con la presidenza di Franco Falcinelli, mentre i mondiali sono emanazione dell’AIBA, la cui situazione è ben nota. Il CIO, dopo aver gonfiato il petto nell’affermare che non serve una scienza missilistica per organizzare le qualificazioni, ha capito (lo speriamo) che non servono i missili, ma gente che conosce la situazione e la Task Force non è certo l’equipe ideale. Purtroppo i danni di Kim e Wu, hanno creato una voragine dove non si vede il fondo e a pagarne i danni restano sempre i pugili. Vittime indifese da giudici e arbitri inetti e personaggi ex AIBA, incapaci di dare la svolta, avendo più vantaggi a lasciare tutto immobile. Per la verità Falcinelli aveva fatto presente al presidente del CIO, che l’EUBC era disponibile ad agevolare il compito alla Task Force, ma nessuno ha risposto. E i risultati si sono visti. Il mio parere è che i nuovi arrivati siano la fotocopia dei loro predecessori. Con la differenza che i primi erano intrallazzati, mentre i secondi sono ignoranti. Lo si è capito da come hanno deciso le teste di serie a Londra. Ignorando, tra le tante, Irma Testa campionessa d’Europa e protagonista per tutta la stagione. Che il CIO sia in conflitto con l’AIBA è un dato di fatto. A Londra non ha invitato nessuno dei componenti dell’ente, esclusi da tutto ciò che riguarda legami con le olimpiadi. Dimenticando che Falcinelli era stato l’unico a propugnare l’alternativa del kazako Konokbaev. Decisione pagata duramente, con l’espulsione. Riammesso solo dopo il giudizio del tribunale elvetico. Al momento l’AIBA ha un presidente ad interim, il marocchino Mohamed Maustahsane. Lo scorso giugno è stata chiesta la sfiducia assieme al Presidente del Comitato Etico, Jost Schmid, da parte del vice presidente EUBC e membro dell’AIBA, il russo Umar Kremlev, uno dei papabili alla guida assoluta. Le prossime elezioni, slittate da 15 novembre 2019 al prossimo settembre, dovranno chiarire la situazione. Che, salvo sorprese, improbabili, darà ancora più forza alla Russia, unica ad avere dirigenti disposti a sanare il deficit che condanna l’AIBA a questa situazione. Come ogni saldo, ci sarà lo scotto da pagare che verrà presentato dai nuovi padroni quando sarà il momento. Inoltre si profila un rischio, quello della divisione. Il Kazakistan non ha mai perdonato la bocciatura di Serik Konokbaev, alla presidenza dell’AIBA, andata al russo Gafur Rakhimov nel 2018, personaggio a dir poco controverso con una situazione giudiziaria negli USA molto pesante. Pare, tra l’altro sia venuto meno in parte alla promessa di sanare i debiti dell’Ente. Una situazione davvero complicata. Resa ancora più fosca dal coronavirus.
Giuliano Orlando