L’altra sera allo stadio di Wroclaw nella Slesia in Polonia, la boxe ha celebrato una pagina gloriosa e indimenticabile. Nel nuovo impianto, che il prossimo anno ospiterà gli europei di calcio, gremito da 42.000 spettatori, l’ucraino Vitali Klitschko (43+2-) ha difeso con successo la cintura mondiale massimi WBC, battendo il beniamino locale Tomasz Adamek (44+2), 35 anni, fermato giustamente dall’arbitro italiano Barrovecchio al decimo round.
Klitschko, 40 anni compiuti il 19 luglio, ha dominato l’incontro dal primo all’ultimo minuto, imponendo allo sfidante, che pagava uno scotto pesantissimo in termini di peso (13 kg) e altezza (15 cm.), una superiorità tecnica e atletica, da rendere problematico in diversi momenti il proseguimento del match. Klitschko è apparso in condizioni splendide. Sfruttando il maggiore allungo e colpendo con precisione chirurgica, costringeva il polacco a proporre attacchi rischiosi e di scarso successo. Adamek, struttura da categoria inferiore, resa ancora più penalizzante dall’altezza di Vitali (m.2.02), contro l’1,87 del polacco, non era certo l’ultimo arrivato. Si è meritato l’ importante sfida corredando una carriera iniziata nel 1999 a 22 anni, nel corso della quale conquista le cinture iridate mediomassimi e cruiser.
Sul ring di Wroclaw, sembra un Davide incapace di lanciare colpi ad un Golia che lo punisce sistematicamente. Per gli spettatori, la sconfitta di Adamek, il più titolato nei professionisti, è amara e indigesta. I fischi all’ospite, compensati da molti applausi, non diminuiscono il successo organizzativo, semmai sanciscono una pagina di grande pugilato. Il fatto che arene calcistiche, stiano diventando palcoscenici per la noble art - inizialmente in America, poi in Germania, adesso in Polonia, Russia e Svizzera (da noi era successo negli anni ’60 allo stadio di S. Siro, con Loi, Benvenuti e Mazzinghi), ha un significato importante a conferma come il pubblico sta riscoprendo questa disciplina antica e moderna al tempo stesso. I soggetti psicolabili e patetici, evidentemente rosi dall’invidia o dall’arterioclerosi, che da improbabili siti, starnazzano di spettacolo da cancellare, evidenziano problemi personali che non ci riguardano.
Adamek ha perso con l’onore delle armi, riconosciuto dal pubblico e dal suo vincitore. Essersi sacrificato, nel nome dell’orgoglio, per non deludere il pubblico, rientra nello spirito dell’atleta e gli fa solo onore. Il suo vincitore ha impressionato per la sicurezza e il ritmo offensivo, offrendo una delle sue migliori prestazioni. Stiamo parlando di un campione che calca il ring da 23 anni, avendo iniziato nel 1989 diciottenne, alternando kickboxe, dove ha conquistato anche un mondiale e pugilato, verso il quale si è orientato totalmente dal 1994. Al contrario del fratello Wladimir, cinque anni più giovane, oro ai Giochi di Atlanta nel 1996 e oro, carriera nei pro in parallelo, premiata con titoli mondiali a pioggia, attualmente è supercampione per la WBA, sigla furbesca che moltiplica i campioni per tre, aggiungendo quello ad interim e l’ufficiale, appena conquistato dal russo Alex Povetkin, titolare WBO, IBF e IBO; in maglietta Vitali ha raccolto poco. Oro mondiale militare e argento iridato sempre nel 1995. L’esplosione nel professionismo - debutto nel 1996 a 25 anni - dove metteva a frutto solidità e resistenza (mai contato nei 210 incontri dilettanti e 45 da professionista), unite all’applicazione maniacale nelle preparazione.
Forte personalità e assoluta professionalità sul ring e fuori. Vitali ha due lauree, parla correttamente ucraino, russo, tedesco e inglese, impegnato in politica, ha sfiorato nel 2006 l’elezione a sindaco di Kiev, fa parte del parlamento della capitale. Col fratello, gestisce l’organizzazione “K2” per i grandi eventi sportivi, risiede in Florida pur mantenendo la nazionalità ucraina. Dall’esordio al professionismo ha combattuto 45 volte, le uniche due sconfitte, si debbono a infortuni, con i cartellini dei giudici a suo vantaggio. La prima nel 2000, contro Byrd (Usa) per la lussazione alla spalla destra, l’altra contro Lewis (GB) causa ferita. Nel ’99 diventa campione del mondo WBO a spese dell’inglese Hide sul quadrato di Londra. L’anno prima conquista l’europeo. Difende lo scettro assoluto due volte, lo perde come accennato sopra contro Byrd. L’inseguimento per tornare campione si realizza solo nel 2004, dopo la sconfitta con Lewis. Vitali si infortuna in allenamento e nel 2005 annuncia il ritiro. Resta fermo 3 anni. Rientra l’11 ottobre 2008 e torna campione WBC a spese del nigeriano Peter.
Da quel momento sarà una cavalcata trionfale, corredata da sette difese, l’ultima a Wroclaw. Alla vigilia del confronto con Adamek, l’ucraino dichiara di voler proseguire l’attività, per altre due stagioni. Il risultato conferma più che giustificata l’intenzione. Più difficile prospettare il futuro dello sconfitto. Una lunga carriera alle spalle e poche possibilità di un bis nei massimi. I fratelli Klitschko sono proibitivi, resta il russo Povetkin fresco campione WBA che al momento ha altri progetti. Già definita la prima difesa, decisamente soft contro lo stagionatissimo Evander Holyfield (USA 44-10-2) 49 anni a ottobre, veterano di cento battaglie. Bronzo ai Giochi di Los Angeles nel 1984, l’anno del debutto tra i pro. Mondiale cruiser dall’’86 all’’88, ai vertici nei massimi dal ’90 al 2000. Nel suo record figurano tutti i giganti in attività, due vittorie su Tyson compresa la storica morsicata all’orecchio. Nell’ultimo decennio protagonista a vario titolo, inseguito dalla ex moglie e dal fisco, a caccia di dollari, a sua volta alla ricerca di borse robuste per sanare i debiti. In parte ci è riuscito. Questa sfida fissata il 17 dicembre allo stadio di Zurigo, gli assicura tanti euro e una sicura sconfitta. Al momento Adamek sfoglia la classica margherita. Chiudo o proseguo? Lo sapremo a breve.