Riceviamo queste due lettere da parte delle mamme di due atleti che fanno parte della nazionale italiana elitè di pugilato. Non entriamo nel merito dell’argomento trattato, ricordiamo solo che nella lunga storia del pugilato italiano, non era mai capitato un fatto simile. Evidentemente i tempi cambiano e se due mamme denunciano una situazione di forte disagio, viene spontaneo pensare che per arrivare a questo punto, qualcosa che non funziona potrebbe esserci realmente. La nostra domanda è conoscere cosa ha risposto la FPI?
Scrive la mamma di SALVATORE CAVALLARO
“Mio figlio e il sogno verso le Olimpiadi interrotto”
Dopo una lunga carriera costellata da numerose vittorie (medaglia d’argento ai giochi del mediterraneo 2018; medaglia d’argento ai giochi Olimpici Europei 2019) mio figlio è costretto a interrompere il grande sogno verso le Olimpiadi di TOKYO. Salvatore Cavallaro pugile, categoria Elite fa parte della prima squadra della Nazionale Italiana di boxe e viene riconosciuto Atleta del Club Olimpico da parte del CONI. L’atleta è costretto a non essere più presente agli allenamenti in Federazione a causa delle sollecitazioni eccessive nei confronti del sistema psicologico e biomeccanico, indotto dal sovrallenamento. Le lacune presenti nella periodizzazione degli allenamenti sono state deleterie, non solo nei confronti di mio figlio, ma anche di su tutti gli atleti della squadra, infatti in modo preponderante hanno accusato il grado di sovraccarico fisico, psicologico, motivazionale, prima della gara di qualificazione e durante la gara di qualificazione. Salvatore dopo la qualificazione iniziata a Londra a causa delle carenze presenti nel processo di programmazione sportiva non arriva all’obiettivo prefissato, obiettivo mancato anche da parte degli altri atleti della squadra azzurra. Il programma degli allenamenti stilato, dallo staff tecnico ancor prima della partecipazione alle gare di qualificazione Olimpica mostrava, invero, carenze evidenti su piano della programmazione dei risultati degli stessi. La presenza assidua agli allenamenti svolti in Nazionale hanno permesso di poter caratterizzare le carenze presenti nel processo di programmazione. Mio figlio ha sofferto fisicamente ed è stato coinvolto emotivamente, tanto da desiderare di non essere più presente agli allenamenti in Nazionale e soprattutto alla presenza di chi ha creato malessere e incertezze nell’arrivare all’obiettivo degli Olimpiadi, obiettivo che le ricordo signor Presidente, costituisce il sogno di ogni giovane atleta che si approccia all’attività sportiva agonistica. Salvatore è sempre stato molto ligio nel praticare l’attività sportiva della Boxe, fin da bambino l’amore per la boxe lo ha spinto a lasciare la famiglia all’età di 14 anni, con amore e dedizione si è sottoposto ad allenamenti estenuanti, in quanto pe il suo obiettivo è sempre stato quello di arrivare a coronare il sogno degli Olimpiadi, il sogno che ogni ragazzo atleta porta con se fin dall’inizio della carriera sportiva. Quando Salvo partecipava da piccolo alle gare mi diceva “mamma un giorno anch’io arriverò a coronare il sogno Olimpico “ Spegnere un sogno così importante, maturato fin dai primi giorni della sua carriera sportiva è ingiusto, demotivante e ancor di più devastante. Chiedo ufficialmente che si faccia chiarezza su quanto è accaduto e giustizia non solo per mio figlio, anche per tutti i ragazzi che si approcciano al mondo dello sport. Dottore Malagò Giovanni difenda quelli che sono i principi che porta in se la pratica sportiva, difenda i diritti dei ragazzi che credono nel valore della pratica sportiva, dato che lo sport, per i contenuti sociali, educativi è un fattore importante per lo sviluppo umano, esso come tale va incoraggiato e sostenuto in maniera appropriata. “Salvatore ha preso parte a gare prestigiose ed è elemento di spicco della Nazionale Italiana di boxe, tutti gli allenamenti estenuanti, tutti i sacrifici fisici, psicologici e familiari che giornalmente ha affrontato hanno sempre mirato ad offrire la migliore visione della boxe Italiana e dello sport nel mondo.”
Lettera della mamma di Mouhiidine Aziz Abbes
Mouhiidine Abbes, ad un passo dal sogno Olimpico.
Londra, marzo 2020, qualificazioni alle Olimpiadi di Tokyo. Mio figlio Abbes ha sognato questo momento da bambino. Supera il primo incontro e il Torneo viene sospeso causa Covid-19 e Abbes è ancora in corsa per qualificarsi, ma su otto pugili della Nazionale ben sei pugili perdono al primo incontro. Prima di partire mi ha detto: “Mamma darò il massimo come sempre per il mio sogno di andare alle Olimpiadi. Era anche il sogno di papà Marco e ora che lui è lassù a guardarmi non mancherò di realizzare questo nostro sogno”. Due ore prima del combattimento ero già davanti alla Tv emozionata a mille, ma ho visto un guerriero che combatteva senza armi. Ha vinto con la sua forza di volontà e il suo coraggio, ma era l’ombra del pugile che ha vinto tutto in Europa. All’età di 20 anni, nel 2018 vince tutti i Tornei a cui partecipa e lo fa da Campione, vincendo tutti i migliori pugili europei e del Mediterraneo nettamente, sempre premiato di gran lunga dai giudici e facendo spettacolo sul ring con la sua boxe, gratificato dal pubblico internazionale con tanti complimenti. Vince il Campionato Europeo U22 disputando 5 match in 6 giorni, poi vince nettamente i Giochi del Mediterraneo e conclude il 2018 surclassando gli avversari al Campionato dell’Unione Europea. Alla tenera età di 4 anni entra in palestra e inizia la pratica del Karate, poi della Kickboxing e del Pugilato. Ottiene straordinari risultati in tutte e tre gli sport vestendo la maglia azzurra. Vince titoli italiani nelle tre discipline ed è Bronzo Mondiale e Vice-Campione Europeo giovanile di Karate Olimpico WKF, Campione del Mondo di Light Contact. A 13 anni, nel 2012 vince il Campionato Italiano Schoolboy e da allora è in Nazionale di Pugilato. Il suo amore diventa il pugilato e gli anni avvenire sono costellati di successi nazionali ed internazionali sui ring di tutt’Europa, fino ad arrivare alla straordinaria performance del 2018. Purtroppo, l’anno scorso con una nuova preparazione, un nuovo Direttore Tecnico e Preparatore Atletico in Nazionale i risultati non arrivano più. A giugno partecipa ai Giochi Europei e si ferma davanti al russo senza ottenere medaglia. Quando l’ho visto in televisione il mio cuore voleva morire. Non era più il pugile di prima, non aveva più le sue movenze che lo avevano fatto diventare il beniamino di tutta l’Europa, il futuro della boxe italiana. A settembre al Campionato del Mondo in Russia esce al primo incontro, tutta la squadra italiana perde di brutto. Torna a casa deluso, amareggiato, ma sempre caparbio di voler far bene. Capisco che c’è qualcosa che non va. Non è preparato più come prima. Non esprime più la sua boxe, fisicamente è stanco. Lui mi rassicura, ma leggo nei suoi occhi che non ha più fiducia in quello che gli stanno facendo fare. Chiedo se la Federazione, il Presidente stanno facendo qualcosa per cambiare la situazione. Lui mi dice che più volte con la squadra ha incontrato il Presidente Lai e gli ha assicurato che avrebbe fatto tutto il necessario per metterlo nelle condizioni di arrivare a Tokyo. Ma non è stato così, a marzo di quest’anno è arrivato alle qualificazioni di Londra non pronto fisicamente, tecnicamente ed emotivamente, ha superato il primo incontro grazie alla sua voglia di vincere e realizzare quel sogno che lo lega al papà, che era ed è ancora il suo primo tifoso. L’amore per la boxe li accomunava ed era sempre presente a tutti i suoi incontri. Quando è salito al cielo, dopo due mesi Abbes è salito sul ring al suo primo Campionato Italiano Elite, è arrivato in finale combattendo con le lacrime agli occhi ma sapendo che il suo papà era contento di vederlo ancora sul ring, di vedere il suo “leone” combattere. Da allora ogni volta che combatte, prima di iniziare per un attimo alza gli occhi al cielo e sa che una persona speciale è lì a combattere con lui.Abbes è cresciuto da atleta, si è diplomato al Liceo Scientifico nonostante fosse sempre impegnato in gare in Italia e all’estero e in ritiro con la Nazionale. L’estate per lui è sempre stata una stagione come le altre, si è sempre allenato perché a settembre aveva i campionati. Dopo Londra penso che se continua con la stessa preparazione è sicuro che non avrà alcuna possibilità di qualificarsi e questo non è solo un mio pensiero ma sento che lo pensano tutti. Chiedo al Presidente Lai di poterlo far allenare come prima, quando vinceva sempre e vinceva alla grande facendo spettacolo. Oramai dopo l’europeo, il mondiale e le qualificazioni olimpiche si è visto che è andato solo peggiorando con questa preparazione. Se è vero che ha detto che lo avrebbe messo nelle condizioni di potersi preparare al meglio per qualificarsi, con tutto il supporto della Federazione, è arrivato il momento di trasformare le parole in fatti. Quando ripartirà il Torneo di qualificazione Abbes è ancora in corsa, sono rimasti solo in due a rappresentare l’Italia ed è giusto che gli sia data questa possibilità con una corretta preparazione per affrontare il sogno di una vita. La sua vita è la boxe e voglio dire al Presidente Lai che non è giusto spezzare un sogno di un ragazzo di 22 anni che ha dato già tanto alla Federazione e dimostrato sul ring il suo valore di poter non solo arrivare alle Olimpiadi di Tokyo, ma di poter portare anche una medaglia in Italia.