SOFIA (BUL)
Gli europei femminili elite si sono conclusi nel modo migliore per l’Italia. Nell’ultimo incontro di finale, quello dei +81, toccava alla nostra Flavia Severin misurarsi con la russa Tkacheva, oggetto misterioso, visto che aveva vinto la semifinale per rinuncia della polacca Fidura (infortunio) che aveva superato la magiara Juhesz. Per contro l’azzurra, preparatasi per l’evento in modo sommario con soli due mesi di allenamento, aveva prima battuto l’ucraina Shevchenko e poi la quotata turca Demir. La russa, 19 anni contro i 31 della trevisana, era la campionessa nazionale e aveva superato la concorrenza locale che non è certo da poco. Si temeva che al terzo confronto nell’arco di quattro giorni, le forze di Flavia fossero al lumicino. Invece dopo aver vinto la semifinale durissima con la turca Demir, considerata la più accreditata al titolo, con un terzo round alla garibaldina, si è ripetuta al meglio in finale dominando la russa che non si aspettava una guerriera così decisa e cattiva.
Flavia ha tenuto botta per tutte e tre le riprese, ottenendo successo e titolo, dopo che nel 2014 a Bucarest in Romania, aveva centrato l’argento, con ben altra preparazione. Un titolo europeo che mancava dal 2014, con la Davide, mentre nel 2016 ci dovemmo accontentare del bronzo grazie alla romanina Silva, presente anche stavolta fermata dalla russa Paltceva dopo una battaglia equilibrata. Tra l’altro la russa ha vinto l’oro, superando la campionessa uscente, la bulgara Asenova in modo chiaro. Quando si dice il sorteggio. Per Flavia un colpo di grande importanza che dovrebbe convincerla definitivamente a lasciare il rugby, che gli ha procurato parecchi infortuni, mentre la boxe gli ha messo al collo due medaglie europeo, compreso quella odierna d’oro. L’Italia, era partita piuttosto male, con l’uscita della Mesiano (57) e della Testa (60) entrambe agli ottavi, contro avversarie validissime. I motivi dello stop hanno ragioni diverse. La Mesiano da oltre un anno, definirla sfortunata è un complimento. Dopo i guai alla mano destro che l’hanno tormentata per tanti mesi, una volta uscita dall’infortunio ne ha dovuto sopportare di cotte e di crude. Dallo stiramento ad un tendine della gamba destra, una ferita piuttosto seria al sopracciglio e per finire, i colpi di un’indiana alla schiena gli hanno procurato un versamento per sulla simpatico, per cui si è presentata agli europei con pochissime riprese di guanti e questo si è trasformato in un handicap contro la pericolosa irlandese Walsh, brevilinea molto forte e scorbutica, tra l’altro vincitrice a Cascia nei 54 kg. del titolo UE, facendo fuori il meglio dell’Europa.
A Sofia è giunta al bronzo, sconfitta con molti dubbi dalla russa Abramova. Per batterla ci sarebbe voluto la migliore Alessia, che non c’era. Sperando che la sfortuna si sia esaurita. E saprà tornare ai vertici. Non vince per caso un mondiale come ha fatto nel 2016 in Kazakistan. Il discorso di Irma Testa è diverso. La campana,star assoluta prima di salire nelle elite, sta rendendosi conto che nelle senior è tutto diverso e la crescita non è facile. A 19 anni ci sono ancora i dubbi della nuova categoria, dove atlete come la Harrington (Irl) e la Potkonen (Fin) che è esplosa nel 2016 dopo un decennio di onorata carriera, con poche scintille. All’alba dei 35 anni, ha fatto quel salto qualità che pochi prevedevano. Non è stato causale il bronzo a Rio, ancora meno la vittoria a Cascia, battendo in finale proprio la Harrington, che pure è l’unica a saperla contrastare sul piano tattico e tecnico. Due atlete che hanno Irma Testa. Sarebbe stato utile per l’azzurra osservarle in semifinale, visto che era l’occasione per capire perché l’hanno battuta. La finnica che ha iniziato la boxe sulla soglia dei 30 anni, prima presenza nel 2011, eliminata agli ottavi come nel 2014, ma nel 2016 è arrivata in finale superata dalla russa Abramova in modo chiaro. Al quarto tentativo, 38 anni a novembre, ha compiuto l’impresa superando di forza ma non solo, la russa Beliakova contro ogni pronostico. Questo significa che l’esperienza alla lunga paga. Purché si abbia l’umiltà di imparare sempre e non sentirsi arrivate.
Le altre azzurre hanno fatto del loro meglio. Nei 51 la Mostarda è uscita fuori all’esordio contro la romena Nechita, niente di straordinario ma più battagliera e decisa della romana, apparsa poco determinata, poco cattiva. La piemontese Delaurenti (54) ha colto il bronzo, ma a giudizio unanime meritava la finale. Purtroppo tre giudici l’hanno ingiustamente punita contro la trentenne francese Mancini, che ha ottenuto il bis di Cascia nell’Unione Europea. Per la cronaca il supervisor aveva il verdetto per l’azzurra. Purtroppo con i se e i ma, non si fa nulla. Purtroppo di questi giudizi se ne sono visti troppi. La classe dei giudici non è in ascesa, semmai il contrario. Sarebbe il caso di pensare di creare la categorie dei buoni arbitri ma pessimi giudici e viceversa. Idea già ventilata ma mai portata avanti. La rientrante Valentina Alberti, dopo l’esordio positivo con la norvegese Angelsen, ha incrociato l’ucraina Bova, fisico da medio che l’ha sovrastata fisicamente. L’altro bronzo azzurro è merito di Assunta Canfora che mette sempre il cuore oltre l’ostacolo. Lo ha fatto bene contro la quotata inglese Ryan e la francese Sonvico, tenute a bada col ritmo. Ci ha provato con la Gustafsson, che l’aveva già battuta nel 2017 a Helsinki al torneo Tammer. Niente da fare, la forza della finnica è stata troppo superiore. Di questo si è accorta anche la russa Iakushina arrivata in finale stravincendo i re match precedenti. Al dunque si è trovata incapace di reagire agli assalti, non eleganti ma pesanti della Gustafsson e tra la sorpresa generale ha vinto l’europeo dei 69 kg. Di Flavia Severin abbiamo già detto. L’oro ha tappato la bocca ai critici ad oltranza pronti a parlare di crisi per il gusto del tanto peggio tanto meglio. Anche stavolta sono rimasti delusi. Tra l’altro Canfora e Testa hanno staccato il pass per i Giochi europei 2019 a Minsk in Bielorussia. Nel medagliere Italia è quarta nel medagliere, con 32 nazioni al via.
a cura di Giuliano Orlando