I pronostici sono fatti per essere smentiti. Alla vigilia dei Giochi giovanili per il pugilato appena conclusi a Buenos Aires, torneo quadriennale, allestito sotto la giurisdizione del CIO, delegando ogni comitato olimpico nazionale alle scelte, con precise regole e limiti, per non fagocitare le gare, visto l’alto numero delle nazioni invitate.
L’Italia aveva diritto a tre, forse quattro atleti, purtroppo due non sono riusciti ad onorare l’invito. Sono partiti il medio Nichel Millas e Martina La Piana (kg.51), entrambi campioni europei in carica e mancini. Il padovano allievo del maestro Gino Freo aveva disertato i mondiali di Budapest, concentrandosi sulla manifestazione argentina. Martina invece aveva continuato a combattere, prima dei mondiali aveva vinto un torneo in Serbia. Si era presentata in Ungheria non al meglio e infatti era uscita nei quarti, superata dall’indiana Anamika, la stessa battuta un mese prima a Vojvodina in Serbia. Pertanto in Argentina i pronostici sembravano più favorevoli a Millas. Che le realtà ha clamorosamente smentito.
A Buenos Aires, Millas si è infortunato all’esordio e ha visto svanire tutte le speranze. Martina La Piana, siciliana di Catania, nata il 26 novembre 2001, quindi ancora sedicenne, ha stravinto il titolo, prima italiana a cogliere l’oro nel pugilato - dopo l’argento di Irma Testa nel 2014 in Cina - con una marcia trionfale condita da tre vittorie una più bella dell’altra, col meglio del mondo. Guidata all’angolo da Giulio Coletta il maestro cha da anni, segue le giovanili, prima ha annichilito l’indiana, Jyoti, 19 anni, iridata 2017 dove aveva dominato la concorrenza, una fuori quota, programmando la stagione sulla vittoria in Argentina, poi la favorita Destiny Garcia, oro mondiale in carica. Una guerriera dal ritmo forsennato. Martina l’altra indiana Anamika, che nell’occasione aveva superato nei quarti la nostra Martina, giunta ai mondiali con le pile un po’ scariche.
Complici sia l’europeo a Roseto degli Abruzzi, che aveva dominato, affrontando tutto il vertice del continente in un girone di ferro, lei che era al primo anno da youth, oltre che la più giovane di tutto il torneo, per vincere si era fatta largo a spese della turca Hatice, dell’unglese Kaur, della russa Sharapova e in finale della bulgara Stoeva, campionessa uscente. A breve distanza si era pure imposta a Vojvodina in Serbia, battendo tra le altre, anche la Anamika, anche se mi confessava a Budapest, quanto fosse stata dura batterla:
“Ha la forza di un uomo, scorretta e cattiva, ma gli arbitri fanno finta di nulla e lei ne approfitta”. In verità al mondiale in Ungheria, Martina era al 50% volendo essere ottimisti. Prese la sconfitta con filosofia, ma dentro era un pentola pronta ed esplodere. Come è stato a Buenos Aires. La prima vendetta. La seconda, statene certi, la compirà ai mondiali youth del 2019. Come ha fatto nelle jr. La prima volta nel 2016, giunse terza. L’anno dopo spolverò tutta la concorrenza. Da ricordare che ai mondiali youth siamo in credito e non di poco. Nel 2017 sempre in India, un'altra azzurra, oggi 19 anni freschi, Rebecca Nicoli, sotto mira delle FFOO, venne sconfitta nei quarti dalla Boro, con un incredibile 3-2, uno sconcio dei giudici a favore dell’atleta di casa, giunta all’oro, che l’italiana che aveva dominato in Turchia un mese prima.
Per quanto riguarda i Giochi giovanili, Martina dopo aver regolato l’indiana, ha fatto altrettanto con l’iridata Destiny Garcia (Usa), che ci ha provato in ogni modo, incredula di avere di fronte questa fanciulla italiana che la precedeva sempre e che non riusciva mai ad inquadrare. In finale trova la nigeriana Gbadamosi, campionessa d’Africa e autrice dell’impresa di aver avuto la meglio sulla bulgara Stoeva, oro 2017 e argento 2018 europeo, incapace di frenare l’impeto aggressivo dell’africana, tecnicamente limitata ma organicamente una furia. Si doveva capire se questa potenza fisica avrebbe potuto arrestare la marcia dell’azzurra. Il ring ha messo a nudo l’abisso tra le due. Martina era un libellula imprendibile. Colpiva e si spostava, mandando a vuoto la nigeriana in certi frangenti apparsa quasi goffa. Non una vittoria ma un trionfo. Il toccasana ideale per le predestinate.
A Buenos Aires presenti anche i genitori, angeli custodi mai fuori posto. Ho fatto conoscenza con Martina in occasione degli europei youth a Roseto. Mi impressionò la bravura tecnica e l’intelligenza tattica di questa sedicenne. Fuori dal ring sfoggiava un sorriso aperto, solare e dimostrava di essere anche socievole e divertente. Sul quadrato aveva volontà feroce e doti fuori dal comune. Mi raccontò che quando il suo scopritore Giovanni Cavallaro, che intuì le qualità appena tirò i primi pugni, decise di impostarla guardia falsa: “Quando il maestro decise di cambiarmi l’impostazione, non ci capivo niente e piansi parecchio. Poi capii che aveva ragione”. Cavallaro ricorda quella ragazzina che a 13 anni il papà portò in palestra: “Intanto aveva una determinazione feroce, una bambina dallo sguardo che penetrava come una pugnalata. Non aveva paura neppure del diavolo, conoscevo il papà che era stato buon dilettante. Una famiglia che l’ha sempre seguita con grande discrezione e misura. Mai intromettendosi nella parte agonistica”. IL ct. Emy Renzini non ha mai dubitato di Martina: “Mi ricorda la Galassi, con un pizzico di fantasia in più. Si è anche un po’ alzata di statura ed è davvero una furia incontenibile. Classe da vendere e grinta da tigretta, due componenti che fanno la fuoriclasse. In futuro la star assoluta”.
Giuliano Orlando