ORANO (Algeria). Almeno per il pugilato, la 19° edizione dei Giochi del Mediterraneo, ospitati per la prima in Algeria, ad Orano, la loro seconda città, detta “la Radiosa” nel cuore del Magreb, passerà alla storia per il comportamento indecoroso dei giudici dell’area, ossequiosi al disegno del Comitato algerino della boxe deciso a portare all’oro un numero record dei loro atleti. Per arrivarci hanno addirittura ridotto la giuria a soli tre giudici, mettendone spesso tutti e tre del Nord Africa, in spregio alle più elementari norme di equità. Tutto questo sotto l’occhio impassibile del responsabile tecnico, ma anche quello attento del CIO. Si è così arrivati alle semifinali con cinque algerine presenti delle sei categorie e ben otto sulle nove tra gli uomini. improvvisamente, l’Algeria si ergeva come la nuova Russia della situazione. Fatto straordinario, considerato che fino ad Orano, la nazione ospitante in 18 edizioni precedenti, aveva ottenuto 17 ori, 14 argenti e 23 bronzi. In un solo colpo si assicurava 13 medaglie, perdendo una sola donna e un solo uomo lungo le eliminatorie! Ma il disegno era ancora più ambizioso. In finale con dieci rappresentanti, il programma era di trasformarli in altrettanti ori. Nel settore femminile si salva la Turchia che metteva sul ring due iridate (Akbas e l’invincibile Surmeneli) oltre a titolate europee (Cagirir e Cakiroglu) con portavano cinque atlete in semifinale. L’Italia era a quota quattro, pur subendo due furti clamorosi, ai danni di Roberta Bonatti (48) e di Rebecca Nicoli (60). La prima contro la turca Cagirir, col solito 2-1, beffardo: 30-27 per l’azzurra e due 29-28 per la turca, grazie al tunisino e al siriano, il gioco delle tavolette applicato alla boxe. Roberta aveva vinto nettamente due round, impattandone uno, volendo essere generosi con la turca. Purtroppo l’azzurra usciva dal podio pur meritandolo ampiamente. Stesso ritornello per la milanese che dopo aver battuto la greca Papatou (3-0), riservava lo stesso trattamento alla marocchina Rhaddi, ma si vedeva estromessa col solito 2-1, il kosovaro netto per l’azzurra, come meritava, l’algerino e, guarda caso il siriano, optavano per la peggiore, estromettendo Rebecca dalla finale. Un vero peccato perché poteva giocarsela contro la quotata algerina Khelif, che le giurie hanno trattato con generosità infinita. Niente da dire sulla sconfitta di Charaabi (54), troppo forte la turca Akabas che ha un ritmo pazzesco e ha dominato il campo, compresa la titolatissima montenegrina Gojkovic che pure si era imposta sulla locale Abdelkader e la croata Cacic. A nulla sono valse il gioco di gambe e le schivate, la turca imponeva lo scambio e aveva sempre la meglio. Il bronzo di Melissa Gemini ((66) è significativo e incoraggiante. Dopo prove sfortunate ma anche deludenti, l’azzurra dopo aver battuto l’egiziana Khaled, ha tenuto botta contro la turca Surmeneli, l’attuale star tra le dilettanti, oro olimpico e iridato. Nella categoria dei 63 kg. la non più verde Assunta Canfora ha fatto capire che può dire la sua in campo europeo. Battuta la francese Larche con autorità ha combattuto con grinta e il 3-0 non rispecchiava l’equilibrio della battaglia. Ma confermava che ad Orano, i pugni delle algerine, in questo caso della Khelif, idolo della zona, valgono il doppio. A portare il primo oro azzurro, all’esordio della rassegna femminili ai Giochi, ci ha pensato la guerriera romana Giordana Sorrentino (50) che, finalmente ha ottenuto un meritato trionfo, dopo gli scippi nei tornei precedenti. Inarrestabile la sua marcia trionfale. Batte la spagnola Fuerte, e in finale cuoce a puntino la francese Moulai, che aveva fatto sognare i transalpini, con la vittoria sulla favorita turca Cakiroglu, costretta alla rinuncia per ferita. Nel confronto con l’azzurra perde tre round su tre e Giordana porta all’Italia un oro strameritato, che dedica alla squadra: “Questa è la vittoria dell’Italia non solo mia, che nonostante verdetti che non voglio commentare porta in Italia una medaglio d’oro e altri podi che avrebbero meritato lo stesso colore”. La Francia a quota tre, Marocco e Tunisia a due, una a testa Montenegro, Spagna- ed Egitto. Al dunque, solo tre nazioni conquistano l’oro. Algeria (3), Turchia (2) e Italia (1), sulle nove sul podio e le 14 al via. Con la differenza che Turchia e Italia hanno molto da recriminare, mentre l’Algeria per almeno una finale ha avuto l’aiuto dei giudici.
Nel settore maschile anche se il medagliere pone l’Italia al secondo posto dietro l’Algeria per numero di podi, moralmente la nostra squadra si è dimostrata la più forte e nonostante verdetti assurdi, come quelli subiti in particolare dal Salvatore Cavallaro (75) in semifinale dal locale Nemouchi e dal gigante romano Fiaschetti, in eccellente condizione, un torneo in crescendo che lo ha portato a battere l’ostico albanese Hysa, il quotato francese Aboudou e in finale non aveva perso dall’egiziano Hafer, che pur offrendo buona boxe, aveva più subito che reagito alle bordate di un Fiaschetti molto meglio coordinato che in passato. I due azzurri avrebbero meritato l’oro. Poco da recriminare sul rendimento di Francesco Iozia (57), Giuseppe Canonico (60) giunto al bronzo e Salvatore Cavallaro jr. (69), battuti rispettivamente da Mordjane (Algeria), da Hamout (Marocco) che ha vinto il titolo e dal più esperto montenegrino Sakovic, dalla boxe sfuggente e abile, giunto in finale. Sulla sconfitta di Commey (81) ne parla lo stesso ct. Renzini: “Il vice campione europeo in meno di un anno ha disputato una trentina di match, comprensibilissimo che sia stanco, tenendo conto che ha disputato match impegnativi. Comprensibile che essendo orgoglioso della maglia azzurra abbia espresso il desiderio di partecipare ai Giochi del Mediterraneo. Contro lo spagnolo Jalidov, elemento di tutto rispetto, ha combattuto col cuore ed il match era finito in equilibrio, dopo scambi violenti. Hanno dato la vittoria allo spagnolo di riporto (2-1), permettendo al nostro un meritato riposo”.
La sconfitta di Gianluigi Malanga nella finale dei 63 Kg. è stata lo spartiacque di una situazione che stava diventando insostenibile per la parzialità dei giudici a favore degli algerini. E’ ancora il c.t. azzurro a raccontarci un retroscena incredibile ma anche emblematico. “Dopo aver subito diversi pacchi, arrivati a quello allestito ai danni di Malanga, costruito con un tale cinismo da aver raggiunto il limite di sopportabilità. L’algerino Abdelli si era ferito in semifinale contro il kosavaro Bajoku, dato sconfitto ingiustamente col solito 2-1 e sapevano benissimo che non poteva andare avanti contro Malanga. Per farcela hanno coinvolto il medico e l’arbitro in modo talmente scandaloso, confezionando il verdetto. Come? L’arbitro comminava un richiamo all’italiano dopo meno di un minuto e alla fine del round chiama il medico che decide per l’impossibilità a proseguire. I tre giudici danno il round all’algerino, facendo pesare l’ammonizione. A quel punto la nostra delegazione col segretario federale Alberto Tappa e il sottoscritto, interviene presso il responsabile tecnico dei Giochi facendo presente che non è possibile formare le giurie così orientate per i padroni di casa. Chiediamo e otteniamo siano presenti un italiano, un algerino e il terzo fuori dalla zona d’influenza dell’organizzazione. Ci crederete, con questa giuria, l’Algeria che aveva ancora ben quattro finalisti, non ha più vinto un oro. Aggiungo che se non avessimo fatto cambiare il quadro dei giudici, quasi certamente anche Aziz sarebbe stato fregato, tanto era l’ambizione dell’Algeria a dominare il torneo. In verità anche Fiaschetti aveva vinto ma il giudice neutrale ha dato all’Egitto la vittoria che Hafez non meritava”.
Per quanto riguarda i nostri due alfieri azzurri, Federico Serra (52) e Aziz Mouhiidine (91) che hanno conquistato l’oro, si è trattato di una marcia trionfale, scandita da vittorie nette e incontrovertibili. Il guerriero sardo, si è rifatto sia pure parzialmente dal mancato oro europeo a Yerevan, dove avrebbe meritato almeno la finale. Il match più difficile contro lo spagnolo Molina, che mirava a sua volta al successo e l’ha impegnato per due round, cedendo nettamente nel terzo. Dopo l’ispano, per Serra sia in semifinale contro il temuto turco Gumus che in finale con Mortaji, la punta del Marocco, che aveva eliminato il serbo Ametovic, capace di battere Touareg, il pugile di casa, è stato dominio assoluto. L’azzurro ha potenza di fuoco, esperienza e padronanza di ring. Un successo strameritato. Altrettanto per il gigante di Solofra, il lanciatissimo Mouhiidine, che dopo l’argento mondiale e l’oro europeo ha fatto centro ad Orano, offrendo boxe di qualità, confermandosi capitano azzurro e trascinatore della squadra. All’esordio ha ritrovato lo spagnolo Reyes per la terza volta in pochi mesi e il divario cresce ad ogni sfida a favore del nostro. In semifinale il greco Nanitzanian gli ha fatto da sparring, mentre nell’ultima sfida, contro il beniamino di casa, Hamani, irsuto brevilineo forte ma tecnicamente modesto, dopo i primi incitamenti il pubblico ha capito che non c’era trippa per gatti e ha seguito le fasi con applausi di cortesia. Per Aziz un trionfo che conferma l’oro della precedente edizione.
Il bilancio finale porta all’Italia in guantoni ad un totale di 3 ori, tre argenti e quattro bronzi. Tra gli uomini (2-2-2) la superiorità di vertice si rafforza, portando la squadra italiana a quota 44 ori, 33 argenti e 47 bronzi, distanziando Egitto (27-25-34), Turchia (23-28-39), Francia (22-12-27), Jugoslavia (19-11-14) presente fino al 2001, Algeria (19-18-25), Tunisia (17-16-34), Marocco (10-15-32), Siria (9-9-22) e Spagna (5-19-29).
L’Italia in rosa, alla prima edizione, figura terza nel medagliere, preceduta da Algeria (3-1-1) e Turchia (2-1-2), con le azzurre (1-1-2) davanti a Francia (0-1-2), Marocco (0-1-1), Montenegro (0-1-0), Tunisia (0-0-2), Spagna (0-0-1) ed Egitto (0-0-1). La squadra azzurra era accompagnata anche dai tecnici Riccardo D’Andrea e Gennaro Moffa e i fisioterapisti Fabio Morbidini e Pierluigi Pantini.
Statisticamente l’Italia ha sempre preso parte alla manifestazione, che ha esordito nel 1951 ospitata ad Alessandria d’Egitto e la partecipazione di dieci nazioni, cresciute col proseguire delle successive edizioni. L’italiano che ha vinto più volte è stato Roberto Cammarelle (2005, 2009 e 2013) con tre ori, le doppiette spettano a Domenico Valentino e Clemente Russo (2005 e 2009) ai quali si è aggiunto Aziz Mouhiidine. In totale l’Italia in guantoni ha conquistato 124 medaglie. Anche in questa classifica è davanti a tutte le nazioni.
La conclusione purtroppo di Emanuele Renzini è terribilmente negativa. “Seguo la boxe dal 1990 e mai ho assistito ad uno spettacolo tanto deprimente, dove si sono visti tutti gli aspetti peggiori di un’organizzazione che pur di arrivare ai vertici dei propri pugili non badato come ottenerli. Certi verdetti hanno offerto lo spettacolo di una parzialità da far arrossire anche le facce di bronzo. A questo punto ci si chiede se questo sia il modo per salvarci dal rischio esclusione dai Giochi di Los Angeles, ho seri dubbi in proposito. I rappresentanti del CIO non avevano le bende sugli occhi e nel rapporto faranno presente quello che è accaduto e saranno dolori”.
Giuliano Orlando