I mondiali femminili proseguono a ritmo sostenuto sui due ring installati al Palasport di Ulan Ute in Siberia. Dopo cinque giorni di combattimenti senza soluzione di continuità, Cina, Thailandia, Russia e Kazakistan, si confermano le più forti. Le prime due non hanno subito sconfitte, mentre le padrone di casa hanno lasciato per strada solo il medio Golovchenko, battuto nettamente dalla marocchina Mardi, longilinea con ottime basi, che ha anticipato la rivale sfruttando le lunghe leve per mettere a bersaglio i colpi migliori. Le reazioni della russa risultavano fuori tempo e sporadiche. Il verdetto di 3-2 è la conferma della sudditanza psicologica di troppi giudici. Mentre Irlanda e Taipei segnavano 30-27 e l’italiana Falorni 29-28 per l’africana, Canada e Guatemala vedevano la vittoria della russa (29-28)! Non si tratta di malafede, ma di incapacità a leggere il match, senza farsi condizionare dall’ambiente. La filippina di antico pelo Petecio, argento nel 2014 nei 57 kg.,, ha battuto la brasiliana Romeu con un 3-2 dubbio e si è ripetuta contro la bulgara Petrova, oro nello stesso anno nei 54 kg. con un altro 3-2 di favore. Vedremo contro la cinese Qiao, a sua volta vincente sull’indiana Neeraj (3-2) altrettanto regalato. Nei 64 kg. per l’accesso agli quarti, la bulgara Yonuzova, oro a Sofia nel 2018, la tajka Boboyorova e la scozzese Reid sono avanzate col solito 3-2, che significa la disparità di vedute dei giudici. Infatti la Melieva (Uzb), l’algerina Selmouni e la vietnamita Ha non erano affatto convinte di aver perduto. Tanto più che spesso i 30-27 coabitano ai due angoli. Sempre nei 64 kg. la nostra Carini ha battuto in modo netto l’indiana Bamboriya, col russo che ha segnato 30-27 e lo slovacco 30-26, mentre canadese e filippino si limitavano al 29-28. Sconcertante il tunisino che assegnava il successo all’indiana! Ora se in un confronto di tre round, tra un giudice e l’altro ci corrono cinque punti, è chiaro che questo tunisino ha visto un altro confronto a danno dell’azzurra. Il dramma è che in questa situazione si trovano in parecchi. Torniamo alla sconfitta di Camilla Fadda (51) contro la mongola Lutsaikhan con 3-2 bugiardo. L’Italia ha fatto ricorso, respinto. Emy Renzini mi spiega il perché e scopro una situazione a dir poco sconcertante. “Perché il ricorso venga accettato deve esserci l’ok di un signore piuttosto avanti con l’ età valuta tutti gli incontri dando il giudizio personale. Ogni giorno, su due ring, si svolgono decine di match. Come faccia e valutarli tutti è un mistero, resta il fatto che il suo parere è determinante per accettare o meno un reclamo. E a suo giudizio la Fadda aveva perduto, quindi ricorso respinto. Che per chiunque avesse valutato la situazione obiettivamente, non poteva che assegnare il successo all’azzurra non contava nulla”.
Ma c’è di più, ovvero le conseguenze di una sconfitta ingiusta per colpa di tre giudici incapaci, che proseguono nel loro compito come nulla fosse, mentre l’atleta sconfitta ingiustamente vede vanificati tutti i sacrifici sopportati per arrivare ai mondiali, senza una ragione plausibile. Oltre al risvolto tecnico c’è anche quello umano che questi tizi ignorano. La Fadda, che ha un carattere di ferro, sicuramente tornerà in palestra più cattiva e decisa di prima, ma altre più fragili si arrendono e magari smettono. Questo i vari signori e signore in bianco non lo valutano. Ai mondiali è tornata ad arbitrare la moldova Poletan, un vero disastro da anni. A Madrid fece solo la giudice, vista la sua incapacità di leggere i match. Ai mondiali è stata promossa ad arbitro, confermando l’incapacità ad un hobby che non fa per lei. Per non sbagliare si limita a dare il via al match e lo stop quando suona il gong. Decisioni su colpi irregolari o altro, neppure a pensarci. Col rischio di trovarla a Tokyo ai Giochi. Solo alcuni esempi e la conferma che le asiatiche sono molto protette. Dopo soli 5 giorni, Australia e Algeria sono quasi a zero presenze mentre Cina, Thailandia, Kazakistan e Russia viaggiano col vento in poppa. Meno bene è andata a Mongolia, Giappone, Taipei e Uzbekistan che hanno lasciato parecchi titolari ai primi scontri. Gli Usa hanno perso tre atlete, in particolare la Garcia (51), 19 anni, iridata youth 2018, superata col solito 3-2 dall’armena Grigoryan già presente nel 2018. Per onore di verità. Le altre due sconfitte in casa azzurra non hanno nessuna scusante. La Mesiano è stata superata nettamente dall’olandese Betrian che già l’aveva battuta lo scorso anno. La differenza è che in India, l’ex iridata 2016 aveva lottato fino all’ultimo, pur in forma precaria, Stavolta non è stata per niente reattiva, facendosi battere quasi fatalmente. Nei 75 kg. Renzini ha voluto dare fiducia alla Paoletti, che si era allenata al meglio e che doveva solo mostrare che gli allenamenti ad Assisi erano serviti per un salto di qualità. Sul ring, contro la modesta lituana Lesinskyte è apparsa come fosse alla prima apparizione sul ring. Incapace di affondare un colpo su una rivale che era un libro aperto. Una delusione totale. Domani mercoledì sul ring altre tre azzurre. La Sorrentino (54), 19 anni, ha un compito proibitivo contro Huang (Tai) prima testa di serie, mentre la Amato (60) può giocarsela con la Ellis (Usa) forte e brava se accetti la battaglia frontale, meno se ti muovi e diventi bersaglio difficile. L’azzurra se la può giocare. La Canfora dovrà scalare la montagna turca Surmeneli, che l’ha già sconfitta in precedenza, una che punta al successo finale. Riconoscendo alla napoletana coraggio ad oltranza, sono sicuro che venderà cara la pelle.
Resta Flavia Severin (+81), che giovedì trova la kazaka Islambekova, forte ma non imbattibile. Per arrivare in finale, l’attende la cinese Yang (29 anni) che punta al quarto oro iridato, dopo aver vinto negli 81 kg. nel 2014 e 2016, è salito lo scorso anno nei +81, conquistando il terzo alloro battendo in finale la turca Demir, altra veterana di 37 anni. Comunque un bronzo iridato, sarebbe un bel traguardo. Il mondiale sta filando verso la fase conclusiva: giovedì i quarti, venerdì riposo, sabato le semifinali e domenica l’assegnazione dei titoli mondiali.
Giuliano Orlando