Il beniamino di casa, Luca Rigoldi (22-1-1), sul ring di Schio, davanti ai tifosi che hanno riempito le tribune del PalaRomare, non ha tradito le attese, respingendo l’attacco dello sfidante ucraino, Olek Yegorov (20-2-1), 31 anni, confermatosi avversario di tutto rispetto, anche se ha mostrato chiaramente i segni del tempo. Non tanto dell’età, quanto per la facilità a ferirsi. Da ciò si capisce perchè abbia svolto la carriera in patria, salvo due trasferte, in nove anni di professionismo che hanno segnato anche le uniche due sconfitte, in entrambe le occasioni per il titolo europeo. Accadde il 28 marzo 2015 a Sheffield in Inghilterra contro il locale Gavin Mc Donnell, titolo europeo vacante, si è ripetuto l’altra sera a Schio, sfidante di Rigoldi, sempre per i supergallo. Il punteggio al termine dei dodici round non lasciava dubbi, come fin dalle prime riprese si percepiva che difficilmente lo sfidante avrebbe raggiunto il suo scopo. Rigoldi era più scattante, più mobile e deciso. Per sua fortuna e merito, ha mantenuto tale atteggiamento, perché Yegorov stava aspettando un calo che rivale per far valere le sue doti di grande rimessista, facendo leva sul montante destro e il gancio sinistro, la armi che gli hanno aperto la strada a tante vittorie. Contro Rigoldi non le ha potute mettere in atto perché il vicentino ha tenuto sempre il ritmo alto, sia nei colpi che nel movimento delle gambe. Tattica impegnativa ma vincente. Yegorov era il test più importante della carriera, non un ostacolo insuperabile, ma un rivale di qualità. Che non abbia potuto esprimersi come forse sperava è merito del campione, non demerito dello sfidante. Personalmente, ho dato nove round a Rigoldi, il primo pari, il quinto e il nono allo sfidante. Parere opinabile, perché il vantaggio era davvero minimo, infatti due giudici hanno visto dieci punti di vantaggio al campione. Il terzo molto severo solo sei lunghezze (117-111) decisamente pochi.
A questo punto il giudizio del suo maestro Gino Freo è fondamentale, perché l’insegnante ha accolto Luca alla fine del 2014, nella sua palestra a Piove di Sacco e qualche mese prima di passare professionista. “Fino a quel momento non aveva vinto neppure un titolo regionale. Possedeva tanta buona volontà e basta. Da quel giorno ha disputato 24 incontri pareggiando al debutto contro Musacchi, battuto due anni dopo. Unica sconfitta contro Parrinello per il titolo italiano, con Luca ancora in fase di transizione e infatti un anno dopo, per la cintura dell’Unione Europea la sconfitta si tramutò in vittoria, sia pure di misura, contro un avversario che lo sovrastava in esperienza. Parrinello è stato per anni titolare azzurro ha preso parte ai Giochi Olimpici e ai mondiali, campione italiano e tanto altro. Luca è partito da zero ed oggi è l’unico italiano, campione d’Europa in carica. Siamo di fronte ad un superagazzo. Umile e disponibile, che esprime tanta positività, impegnato nel sociale, consapevole di avere ancora altro da imparare. Ha portato al Palazzetto 1600 paganti, chiedere in giro quanti sono in grado di farlo. Sono strafelice per lui, perché merita stima e fiducia”.
Come giudica tecnicamente Yegorov?
“Bravo, solido ed esperto, sicuramente il migliore di quelli affrontati, uno che porta tutti i colpi, quindi pericoloso fino alla fine. Avergli concesso un paio di riprese su dodici mi pare una promozione importante. Luca sta crescendo ad ogni match e questa è stata una tappa significativa. Intanto andiamo avanti, facendolo crescere gradualmente, come abbiamo fatto fino ad oggi. D’altronde Luca è una sicurezza sia come pugile che come uomo. Un bell’esempio, un bel campione d’Europa, titolo molto prestigioso che ha dimostrato di meritare ampiamente”.
Nel corso della sfida ci sono stati momenti di difficoltà?
“Vera difficoltà nessuno, quando a metà match gli ho chiesto un cambio di ritmo era perché non volevo si adagiasse e rallentasse. Non ho insistito troppo, perché vedevo che senza esagerare anche se di poco, vinceva tutte le riprese. Alla fine il risultato mi ha soddisfatto, Sicuramente ha pagato l’emozione di combattere davanti al suo pubblico che lo incitava a gran voce, ma queste sono situazioni favorevoli e non certo negative”.
Tappa importante anche per l’organizzatore Mario Loreni che ha visto finalmente il Palazzetto esaurito. Positiva anche la seconda prova del sassarese Cristian Zara (2), 22 anni a ottobre, azzurro e campione italiano dilettanti in carica, largo vincitore ai punti del serbo Boban Nikolic (0-2) che ha cercato di limitare i danni. Il medio astigiano a tutti effetti, Etinosa Oliha (10), freschi 21 anni, genitori nigeriani, passaporto italiano, ha disposto in soli due round di Santos Medrano (Nic. 10-66-5), di stanza a Madrid, che pure aveva tenuto ai punti contro i più promettenti inglesi e molti italiani, contro Oliha si è arreso in meno di cinque minuti. Addirittura meno di un round è durato il debutto del veneto Marco Massignan, finito subito ko contro Antonio Casali, (3-4-1) un quarantenne emiliano dal record insignificante che ha trovato il colpo del venerdì, a spese di Massignan che giocava in casa. Positivo il rientro del mancino Nicola Cristofori (11-2-2), già tricolore welter, al primo passo verso la risalita, battendo l’esperto croato Ivica Gogosevic (12-29-2) ai punti. Non è andata bene al moldovo Petru Chiochiu (6-4) 29 anni, residente a Monselice, battuto dal più giovane serbo Rauskovic Ognjen (6-16), dopo sei round abbastanza equilibrati. Non ha combattuto lo sfidante al titolo italiano superpiuma, l’imbattuto Davide Festosi (14), non essendosi potuto allenare in mancanza di un maestro dalle sue parti, annunciando propositi di ritiro dall’attività, Sarebbe un vero peccato, avendo il napoletano che conduce un’avviata pizzeria nel padovano, qualità notevoli e in grado di bissare nei pro, il titolo vinto nel 2013 tra i dilettanti.
Giuliano Orlando