Partiamo da Milano, col ritorno della Matchroom Italy dei Cherchi all’Allianx (ex Palalido), dopo la serata del 17 dicembre 2020, sempre a porte chiuse. La volta scorsa l’inglese Gamal Yafai (18-1) sfilò al nostro Luca Rigoldi (22-2-2) la cintura europea supergallo, stavolta il supermedio Daniele Scardina (19) conquista il titolo dell’Unione Europea, costringendo alla resa lo spagnolo Cesar Nunez (17-3-1) dopo otto round intensi e neppure facili. Tornare a combattere dopo 16 mesi non è facile per offrire subito il meglio. Inoltre l’allievo di Pino Caputo, il maestro che lo ha plasmato alla Pugilistica Domino, quartiere di Gratosoglio a Sud di Milano, ha svolto in quel periodo, diverse attività alternative. In particolare è stato tra i protagonisti del programma televisivo “Ballando con la stelle”, che ha richiesto una diversificazione notevole dalla preparazione per svolgere attività pugilistica. A fine anno è tornato a Miami in Florida, nel gym della 5th Street, sotto la guida di Dino Spencer che lo segue dall’esordio pro, avvenuto nel settembre 2015, dovendo smaltire anche il peso superfluo. Premettendo che Nunez, tecnicamente limitato, boxe elementare e scarsa fantasia, è stato nel match fino a quando la condizione atletica gli ha permesso di attaccare e cercare il colpo capace di far male a Scardina. Ci ha provato con tanta buona volontà, spingendo e lanciando sventole, tentando di penetrare nella guardia chiusa dell’italiano, con scarso successo.
Questo per sette riprese, con l’ispano sempre alla carica e Scardina che replicava con colpi precisi sopra e sotto. “Sapevo perfettamente che le prime riprese sarebbero state le meno agevoli – spiega Scardina – per questo lo lasciavo sfogare, per farlo stancare. In apparenza sembrava che mi mettesse in difficoltà, in realtà ero ben lucido e pur avendomi colpito preciso in qualche occasione, ho sempre avuto in mano la situazione. Dal quinto round lo spagnolo ha rallentato sia il ritmo che la potenza dei colpi. Alla sesta ha tentato il tutto per tutto, sapendo di essere arrivato alla frutta. Infatti nel settimo tempo i miei colpi hanno fatto effetto e quando all’ottavo l’ho messo alle corde, sapevo che non aveva scampo. Nelle prime due riprese ero totalmente estraneo al match. Non riuscivo a concentrarmi, forse per il lungo periodo di inattività. Poi è andato tutto bene. Quando l’arbitro ha dato lo stop, stavo entrando nella giusta atmosfera”.
I programmi in prospettiva?“Chi mi guida sa bene cosa fare. Intanto ho aggiunto il titolo dell’Unione Europea che è l’anticamera per quello maggiore. I Cherchi hanno contatti importanti ed Eddie Hearn è uno dei manager più importanti al mondo. Finora abbiamo fatto un percorso in ascesa e penso di poter proseguire. Non mi dispiacerebbe combattere anche all’estero, in Inghilterra in una serata importante. Adesso mi godo questo successo, pronto a tornare sul ring”.
Nella locandina, altre due cinture in palio. Il tricolore welter tra il campione Tobia Loriga (32-9-3) e il più giovane sfidante cremonese Nicholas Esposito (14) che la cintura l’ha conquistata meritatamente. Sfida molto spettacolare, sicuramente il match più emozionante della serata, dieci round senza un attimo di sosta. Ha prevalso in modo netto la maggiore velocità e precisione di Esposito, che ha condotto i dieci round alla garibaldina, mostrando progressi tecnici notevoli a cominciare dal movimento sul tronco, che gli ha permesso di evitare molti pugni di un Loriga, encomiabile e in condizione eccellente, ma troppo esposto all’offensiva di un avversario che si è affidato alle serie e non al colpo isolato. Certo, osservando i due pugili al termine della sfida, il viso di Esposito recava i segni del duro confronto, compresa una ferita all’attaccatura del sopracciglio destro, mentre quello di Loriga era solo arrossato. Ma questo non specchiava l’andamento del match, ma solo una reazione cutanea diversa. Maxim Prodan (19-0-1) ha mantenuto la cintura Internazionale welter IBF, con un verdetto che non ammette repliche contro l’ex campione italiano Nicola Cristofori (11-3-2): kot al decimo e ultimo round. Epilogo imprevisto, ma corretto nelle regole. In quel momento lo sfidante stava subendo senza difesa e bene ha fatto l’arbitro a dare lo stop. Fin qui l’esito. Ma l’interrogativo riguarda i restanti nove round, che a voler essere generosi con Prodan, erano sul pari. L’andamento del match ha specchiato le previsioni con Cristofori più alto e molto mobile, capace di sfruttare al meglio le lunghe leve, colpendo e uscendo dall’assalto di Prodan, che attacca frontalmente, incapace di tagliare la strada, avvicinarsi e scaricare le serie. Niente di tutto questo. Ci sono stati round nei quali Prodan non ha portato un pugno a bersaglio. Il bagliore del quinto round, col destro che trova bersaglio alto e Cristofori viene contato, non ha avuto seguito. Al decimo round, Cristofori fa segno che gli è caduto il paradenti, si ferma e giustamente Prodan lo assale, colpendo a ruota libera. L’arbitro segue l’azione e quando la lotta è impari, ferma il match. Ingenuità di Cristofori? Può essere ma questo non lo giustifica. Ha sbagliato e ha pagato, cancellando quanto di buono aveva fatto nei nove round precedenti.
Chiedo ad Alex Cherchi il suo pensiero sui due confronti e le reazioni degli sconfitti.“Personalmente ritengo i due verdetti ineccepibili, anche se posso capire le reazioni dei battuti. Loriga è stato generoso e miracoloso per un atleta di 43 anni, ma il numero dei colpi a segno di Esposito è risultato nettamente superiore. Che recasse i segni della lotta non significa fosse stato colpito di più. E’ una questione di pelle, più o meno sensibile. Loriga era meno segnato, ma aveva subito maggiormente. Per quanto riguarda la vittoria di Prodan non vedo cosa ci sia stato di irregolare. L’arbitro ha fermato Cristofori, evitandogli una punizione grave, visto che subiva passivamente. Detto questo, è altrettanto vero che da Prodan mi aspettavo molto di più come tattica di combattimento. I mentori dei due sconfitti chiedono la rivincita? Nessun problema, ci si siede al tavolo e si trova l’accordo. Personalmente non ho nulla in contrario”.
Nel prologo hanno combattuto e vinto il superwelter romano Mirko Natalizi (10) e l’inedito salernitano Vincenzo La Femina (7) nei supergallo. Il primo ha spedito per le terre il belga, tunisino di nascita Islam Taffahi (22-9-2), mestierante pericoloso per la testa usata come ariete, che ha cercato di mettere il match in rissa, tentativo riuscitogli per i primi tre round, dove Natalizi è caduto nella trappola, rischiando di ferirsi. Alla quarta, consigliato dall’angolo di usare colpi lunghi per tenerlo a distanza, ha trovato spazio e bersaglio col destro doppiato e Taffahi è finito al tappeto, con le gambe incapaci di reggerlo. L’arbitro ha capito e ha dato lo stop. La Femmina ha dovuto disputare i sei round previsti, contro Pablo Narvaez (9-22-7), nato in Nicaragua, residente in Spagna, il cui merito è stato quello di assorbire una sbornia di pugni senza soluzione di continuità. Nell’occasione La Femina ha mostrato qualità valide in prospettiva, Ampio repertorio di colpi, buona mobilità di gambe e tronco, preciso e vario, ha dominato da cima a fondo, con l’unico interrogativo: quanta potenza (non) possiede? In effetti i pugni non li gira verso l’interno, quando arrivano a bersaglio, ma ha tempo per migliorare. Il giovanotto c’è, eccome.
Prima di addentrarmi nel corposo week end internazionale, riporto le dichiarazioni di Bob Arum l’infaticabile promoter che guida l’attività di Tyson Fury (30-0-1), titolare WBC massimi, che conferma ad un’emittente USA, giunta a conclusione l’attesa sfida contro Anthony Joshua (24-1) detentore WBA, WBO, IBF e IBO. Il confronto dovrebbe aver luogo tra giugno e luglio, quasi sicuramente in Medio Oriente, visto che l’Inghilterra ospita gli europei di calcio, mentre la rivincita troverà spazio allo stadio di Wembley, assicurando non meno di 100.000 spettatori, pandemia permettendo.
Lo scorso fine settimana ha offerto boxe in oltre trenta nazioni nei vari continenti. In Brasile, Argentina, Colombia, Guatemala, Repubblica Dominicana, Nuova Zelanda, Namibia, Filippine, Kazakistan, Francia, Germania, Messico, India, Finlandia, Nicaragua, Tanzania, Ghana, Francia, Sud Africa, Ecuador, Ucraina, USA e altre si sono accese le luci sui ring. L’evento più atteso riguardava la prima difesa a Miami in Florida, del supercampione messicano Saul Canelo Alvarez (54-1-2) 30 anni, attivo dal 2005, delle cinture supermedi WBC-WBA contro Avni Yildirim (21-2). Il turco, 28 anni, pro dal 2014, dopo una striscia di 16 vittorie, lo stop a Stoccarda in Germania nell’ottobre 2017, battuto dall’inglese figlio d’arte, Chris Eubank che lo mette KO al terzo round, in palio la cintura IBO supermedi. Il secondo tentativo iridato avviene il 23 febbraio 2019 a Minneapolis nel Minnesota, contro il locale Anthony Dirrell. Match abbastanza equilibrato, fermato al 10° round per ferita dell’americano. Il conteggio dei cartellini premia di misura Dirrell, che si prende la cintura vacante WBC dei supermedi. Dopo quella sconfitta non è più salito sul ring. A sua volta, il messicano che gestisce autonomamente la propria attività, era reduce dalla vittoria sul britannico Callum Smith (27-1) fino ad allora imbattuto, dello scorso 19 dicembre a Dallas (Texas). Il match nel segno del pronostico è stato a senso unico, con Alvarez che ha dato lezione al turco, incapace di allestire un minimo di reazione concreta. Il campione ha colpito dove e quando ha voluto, mentre il turco, dalla struttura più imponente, collezionava pugni su pugni. Al termine del terzo round, dall’angolo del turco, la giusta decisione della resa. Alvarez già nelle prime interviste, ha fatto conoscere il prossimo impegno, fissato all’8 maggio a Las Vegas contro l’imbattuto mancino inglese Billy Joe Saunders (30) titolare della cintura WBO dal 2015, battendo il connazionale Andy Lee e difesa sei volte. Canelo ha dichiarato che questo confronto lo ritiene di routine, non più impegnativo dei due precedenti, convinto che finirà in tempi brevi. Ritengo il messicano favorito netto, ma difficilmente vincerà prima del limite. Il mancino londinese ha arte e mestiere, sa difendersi e colpire, anche se non è un picchiatore, col sinistro punge abbastanza. Per portare in casa il terzo alloro di sigla (WBO) Canelo dovrà darsi da fare. Nella stessa riunione il portoricano McWilliams Arroyo (21-4) conquista la vacante cintura interim WBC mosca a spese del messicano, Abrahan Rodriguez (27-3) fermato all’8° round, incapace di difendersi dai reiterati assalti di Arroyo. Nel 2009 a Milano, McWilliams conquistò l’oro iridato AIBA nei mosca, mentre il fratello McJoe, nei gallo si fermò agli ottavi. Il massimo cinese Zhilei Zhang (22-0-1), 37 anni, argento ai Giochi di Pechino 2008, battuto dal nostro Cammarelle, pro dal 2014, è stato costretto al pari contro il collaudatore Jerry Foster (USA 26-4), che era stato contato tre volte nei primi tre round, con la forza di rialzarsi sempre. La situazione si capovolgeva dalla settima ripresa e fino al decimo round. Foster tentava a sua volta di mandare Zhang al tappeto. Non ci riusciva e alla fine i giudici emettevano un pari, tutto sommato giusto. Di certo la carriera di Zhang non è destinata ad alti traguardi.
Allo Sport Park di Berlino in Germania, il medio Vincenzo Gualtieri (16-0-1), genitori calabresi, passato alla colonia Agon Sport, supera nettamente il francese Sofiane Khati (10-1) fino ad allora imbattuto, conquistando il Continental IBO vacante. Niente da fare per il superwelter, non più verde, Stefano Castellucci (33-10), 39 anni, nativo di Velletri, residente ad Avezzano (Abruzzi), contro il mancino Haro Mateyosyan (12), armeno di 28 anni, di stanza a Berlino, che ha sovrastato Castellucci, costretto alla resa al quarto round, dopo tre kd. Il medio Thomas Piccirillo (8-0-2), 27 anni, nato a Rimini, da anni vive a Colonia, ha risolto la questione con Adam Amkhadov (7-2), nato in Russia, vive in Germania dal tempo delle scuole. Ha debuttato nel 2018 e fino a quando non ha incontrato Piccirillo presentava un record di 7 vittorie. Lo scorso giugno a Berlino doveva mettere in conto la prima sconfitta e l’altra sera, in palio il vacante titolo tedesco, ha peggiorato la situazione, costretto alla resa al nono tempo. Il supermedio Williams Scull (16), 28 anni, cubano di nascita, residente in Argentina, è tornato a combattere in Germania per battere l’olandese Gino Kanters (8-4-2), 24 anni, proveniente dalla kick. Match spettacolare, con scambi violenti, ma al termine dei 12 round, la migliore impostazione del caraibico ha fatto la differenza e il vacante Internazionale IBO, andava giustamente a lui.
Giuliano Orlando