Boxe stellare all’Allianz di Milano. Pubblico record.
Kogasso e Paparo esplosivi, Bologna-Falcinelli da applausi.
di Giuliano Orlando
L’Art of Fithting di Edoardo Germani, founder di TAF, ha messo a bersaglio l’ennesimo filotto e promette di proseguire sulla strada del successo. Una serata scintillante, onorata dai pugili che hanno espresso il meglio, toccando in alcune sfide il diapason del gradimento. La ricetta ideale per avere successo e irrobustire l’esercito degli appassionati dei guantoni che, dopo il vuoto creato dalla pandemia e per i troppi mesi senza richiami, doveva essere invogliato con sfide capaci di stuzzicare e coinvolgere. L’altra sera, osservando da bordo ring, gli anelli dell’impianto con tanto pubblico con la grande maggioranza di giovani, mi si è riaperto il cuore alla speranza, che il futuro della boxe a Milano non sia così fosco che si temeva. Doveroso dare atto al giovane organizzatore Edoardo Germani, di aver avuto il coraggio di tentare un recupero decisamente difficile. Che all’ottava puntata ha toccato il record di presenze e i segnali incoraggiano a poter ulteriormente migliorare. Intanto ha già preannunciato che il 17 maggio al Centro Pavesi di Milano, tornerà la boxe e sono già fissare due sfide imperdibili. Nei medi Dario Morello sfidato da Yassim Hermi per la cintura del Mediterraneo WBC e le scintille si sono già accese alla pre-presentazione. Quindi il welter Mirko Geografo campione EBU Silver contro Aouina Akrem, il tunisino di stanza in Italia da oltre un decennio, recente vincitore di Nicholas Esposito, con una prova superlativa. Come aperitivo, il 12 aprile e l’11 maggio al Palazzetto dello Sport Mura di Segrate (Milano) col supporto dei giovani professionisti del maestro Simone Verdicchio, boxe di ottima qualità. All’insegna della continuità. Prima di entrare nel dettaglio della riunione, mi sento l’obbligo di ringraziare il commissario di riunione Alessandro Belli per avermi trovato una collocazione ideale per assistere alla riunione.
Ed eccoci al via. Paul Amefiam (4) ha battuto un valido Claudio Kraiem (7-12-1), mancino residente a Roma, nativo di Augusta in Sicilia, pro dal 2015. Attività diluita negli anni. Match piacevole e combattuto. Da una parte l’indubbia freschezza atletica di Amefian, in continua crescita sotto la guida del maestro Merafina, dall’altra, l’esperienza di un rivale, meno giovane ma motivato dalle ottime basi tecniche. Sei round apprezzati dal pubblico, Giusta la vittoria di Amefian, anche se un bis ci starebbe tutto. Debutta a Milano il cruiser Vincenzo Lizzi (2) 29 anni, dopo il debutto pro, avvenuto tredici mesi addietro a Merate nel lecchese. Occupando il tempo intercorso, col titolo italiano dilettanti e disputando un ottimo europeo a Belgrado, sfiorando il bronzo. Avversario, Inousse Nonkane (3-2), nativo del Burkina Faso, stabilmente a Parma da anni. Sulla carta, rivale di tutto rispetto, sul ring più modesto del previsto. Lizzi ha boxe imprevedibile, non elegante ma difficile da contrastare. Nonkane non ci ha capito niente e per evitare danni ha legato molto, perdendo tutti e sei i round. Il fratello minore, Roberto Lizzi (8-2), 24 anni, pro dal 2022, tornava a Milano, dopo la sconfitta più che onorevole dello scorso novembre, contro Kogasso per il tricolore. Ha incrociato i guantoni con Ovidio Enache (11-14), nato in Romania, stabile a Piacenza, pro dal 2016. Roberto ha la vocazione per l’attacco, molto mobile e veloce di braccia, forse eccede nei colpi larghi, ma quando arrivano sono pesanti. Infatti al secondo round, trovano bersaglio alto e Enache finisce al tappeto. Riprende bene, ma da quel momento si fa ancora più prudente, anche se replica. Al termine dei sei round, il vantaggio di Lizzi è netto. Gli applausi sono equamente distribuiti dal pubblico.
Veniamo alla seconda fatica di Diego Lenzi (2), il massimo bolognese che fa discutere per atteggiamenti e dichiarazioni, spesso provocatorie. Intanto porta pubblico e questo non è secondario. Interessa la stampa importante che in passato ha ignorato la boxe come fosse appestata, a partire dalla storica Gazzetta dello Sport, che stavolta gli ha dedicato spazio con ampie interviste. Conoscendo Diego da quando ha debuttato nel 2018, posso garantire che il giovanotto ha sale in zucca e ottime basi tecniche. L’avversario era il romano Andrea Pesce (10-28-4), 39 anni, pro dal 2012, medio salito nei massimi, mettendo massa grassa sui fianchi. In passato attivo in Lettonia, Inghilterra, Ucraina, Svezia, Austria e Ungheria. Match da uno fisso, come è accaduto. Lanzi ha svolto un breve allenamento, senza esagerare mai, colpendo in velocità sopra e sotto. Il confronto è durato meno di due round. Quando l’arbitro Licini, giustamente, ha dato lo stop, mancavano poco più di dieci secondi alla fine della ripresa. Il pubblico si è diviso fra molti applausi e pochi fischi. Parlando con Diego, mi ha fatto notare, giustamente, che i contatti con avversari italiani sono falliti. “Sono pronto per tutti i massimi di casa nostra, nessuno escluso. Si facciano avanti e io li affronto”. Più chiaro di così! Il pugile era abbastanza innervosito e posso capirlo. Lui crede nel suo futuro da pugile e intende bruciare le tappe anche se deve compiere ancora 24 anni. Nel frattempo è stato chiamato a Roma, per unirsi con la squadra azzurra che dal 29 marzo al 6 aprile prenderà parte alla prima tappa della World Boxing Cup, in Brasile a Foz do Iguazu, località dove si trovano le più spettacolari cascate del mondo. Per l’Italia in maglietta una prova decisamente impegnativa, contro le nazioni più forti del mondo, ad esclusione della Russia, out per l’invasione dell’Ucraina. Il torneo è aperto per entrambi i sessi.
A riportare la giusta atmosfera ci hanno pensato il toscano Paolo Bologna (11-0-2) e il romano Damiano Falcinelli (16-2-1), con un match memorabile, che potrebbe ottenere il riconoscimento come il più spettacolare dell’anno. Bologna, 28 anni, pro dal 2020, allievo della Boxe Padariso di Lastra a Signa, era alla prima difesa della cintura superwelter, conquistata lo scorso dicembre a Ferrara, battendo l’italo argentino Federico Schininà. Falcinelli, 31 anni, pro dal 2014, già tricolore nel 2021, aveva interrotto la striscia di 14 vittorie, nel maggio 2021, contro l’armeno Haro Matevosyal (18-1) per l’Intercontinental IBF e sempre in Germania, nel novembre 2022 di fronte a Jack Culcay, ex campione del mondo. Dopo un riposo di oltre due anni, il ritorno sul ring e l’opportunità tricolore. Inizia meglio il campione che impone un ritmo pazzesco di colpi per tre round. Lo sfidante limita al minimo i danni, schivando e rientrando. Il pubblico apprezza e iniziano gli applausi a scena aperta. Che proseguono nei round seguenti, con Falcinelli che mette a frutto il tasso tecnico superiore e una condizione superlativa. Si arriva alla settima tornata con un margine risicato per Bologna. La battaglia prosegue a ritmo incredibile. Bologna è segnato in viso e stanco, ma ha un cuore pazzesco. Non solo, si trasforma da attaccante a rimessista, muovendosi sulle gambe e colpendo in velocità. Gli ultimi due round sono spettacolari e drammatici. Il nono è del campione, l’ultimo dello sfidante. Il pubblico riserva ai due guerrieri una lunghissima ovazione. Giudici divisi ed è comprensibile. Un bravo all’arbitro Fiorentino che ha diretto in modo magistrale. Poggi 96-94 per il campione, Paolo 96-94 allo sfidante. Licini indica 95-95 e determina il pareggio del confronto. Giusto? Personalmente condivido, anche se avevo un punto per Bologna. Ma in questo caso la parità per quanto hanno dato entrambi, va benissimo. A seguire la vacante cintura del Mediterraneo mediomassimi, tra Mohamed El Maghraby (11), 28 anni, pro dal 2021, egiziano, residente a Bollate, dove gode di un buon seguito di tifosi, contro Stiven Leonetti Dredhaj (11-4-1), nato in Albania, 29 anni, pro dal 2018, residente Piemonte. Dopo 15 mesi di sosta, lo scorso 24 gennaio, è rientrato, battendo a Istanbul in Turchia il modesto Serdar Hemmraev. L’incontro che aveva subito un paio di rinvii, si era acceso a parole, promettendo pugni a pioggia. Sul ring è accaduto il contrario. Talmente rispettosi l’uno dell’altro, in due riprese ho contato quattro pugni a bersaglio, peraltro molto leggeri. In particolare, l’egiziano favorito netto dai pronostici aveva la superiorità nei gesti teatrali delle mossette, ma in fatto di pugni scagliati, li aveva dimenticati in palestra. Il pubblico dopo aver pazientato tre riprese, iniziava a fischiare e non poco. L’andazzo non cambiava fino alla sesta, quando un destro preciso di Dredhai centrava il volto di El Maghraby, ferendolo sotto l’occhio sinistro. Viene chiamato il medico che decide per lo stop. L’arbitro Marzuoli, sbagliando, ritiene si sia trattato di una testata involontaria e va al conteggio dei giudici. Due premiano l’egiziano, il terzo è per il pari. Verdetto sbagliato. La vittoria doveva andare a Dredhai per kot dovuto a ferita. Raramente ha sentito tanti fischi per un verdetto.
Quattro mesi dopo la conquista del tricolore superpiuma, Francesco Paparo (10-1-1), 23 anni, pro dal 2022, nativo di Rho nel circondario di Milano, allievo del maestro Francis Rizzo, mette il titolo in palio col pisano Nicola Henchiri (11-8-2), pro dal 2016, 34 anni, una carriera spesso in salita e all’estero. La difesa dura meno di due round. Dopo la prima ripresa di studio, con prevalenza del campione, nel cuore della seconda tornata Paparo mette alle corde Henchiri, centrandolo col sinistro al fegato e il destro al viso, che si inginocchia verso il tappeto. Nel frattempo Paparo continua a colpirlo, visto che l’arbitro a rigore di regolamento non si è ancora interposto tra i due. Il destro finale trova l’orecchio e il pisano rotola al tappeto in modo molto plateale, forse troppo. A quel punto l’arbitro Di Clementi ferma la sfida, senza conteggi e decreta il KO. Dall’angolo dello sfidante preteste e strilli. I telecronisti, sbagliando, propendono per la squalifica, ignorando il regolamento, che impone l’intervento dell’arbitro a dividere i due. Questo non è avvenuto e Paparo non può essere squalificato. Anche qui applausi e fischi. Henchiri al verdetto, lascia il ring e sbaglia. Debbo anche osservare che lo sconfitto non mi è sembrato affatto provato, semmai molto lucido. Paparo conferma di aver compiuto il salto di qualità auspicato. Inoltre colpendo veloce e preciso, ottiene risultati importanti. Ancora un paio di difese e poi altri traguardi.
Anche il clou della lunga serata firma l’esito nel secondo round. Il gigante Jonathan Kogasso (15), 28 anni, pro dal 2021, dopo una lunga carriera in maglietta, ha fatto ritrovare il sorriso al suo maestro Vincenzo Gigliotti, che gli aveva chiesto di mettere più cattiveria nei colpi, per evitare sorprese, in uno sport come la boxe, dove il risultato non è mai scritto in precedenza al verdetto. Jonathan è stato di parola. Nella prima difesa del tricolore massimi leggeri, appena conquistato, ha sbrigato la faccenda nel modo più autoritario possibile. Lo sfidante Morike Oulare (7-1), 26 anni, pro dal 2021, allievo di Paolo Pesci, nella palestra Due Torri a Bologna, nativo della Guinea, residente da tempo in Italia, si era presentato al pubblico milanese mostrando una muscolatura impressionante e nel corso del primo round, dimostrava pure una buona impostazione, muovendosi bene e trovando bersaglio un paio di volte. In realtà Kogasso lo aveva studiato per capirne i punti deboli. Nella seconda ripresa, velocizza i colpi lineari e trova la tempia di Oulare, che cade al tappeto e pur rialzandosi, resta senza equilibrio. A mio parere l’arbitro avrebbe dovuto fermarlo, invece fa proseguire il match e Kagasso lo centra al mento. Stavolta la caduta al tappeto è definitiva e drammatica. Un KO spettacolare che conferma le grandi qualità del campione italiano. Ormai maturo verso traguardi maggiori. Per Oulare, uno stop pesante, ma non penso definitivo. Il pugile è giovane e quindi può riprendere l’attività, facendo tesoro della sconfitta. Mentre Kogasso ha tranquillizzato il suo maestro, sulla determinazione al momento opportuno. Per l’Art of Fithting di Edoardo Germani, un gigante dai piedi ben piantati sul tappeto, capace di entusiasmare il pubblico, con l’effetto magico del KO.
Giuliano Orlando