Boxe: trionfo del torneo femminile, in 30.000 alle finali

Pubblicato il 9 agosto 2012 alle 22:28:18
Categoria: Olimpiadi
Autore: Redazione Datasport.it

LONDRA. Quando nel 2009, il CIO diede l’okay per il debutto della boxe femminile, in molti storsero la bocca. Una forzatura inutile, uno spettacolo che poteva risultare negativo, deprimente. All’esame del ring, la smentita è stata clamorosa. Gli inglesi hanno idealmente abbracciato le ragazze in guantoni e le atlete li hanno ripagati con prestazioni di assoluto valore. Dall’inizio alla fine. Creando personaggi, le cui storie sembrano uscite dalle favole di Anderson. Non solo le tre vincitrici. Che comunque sono vere regine della boxe, ognuna con la propria personalità.

Nei mosca ha vinto l’inglese Nicola Adams, ragazza di colore, una faccia simpatica, sulla soglia dei 30 anni, dimostrandone parecchi meno. Nata a Leeds territorio aspro, tra fabbriche e ghetti, ha mosso i primi passi nel ’95. Dominatrice in casa, piazzata fuori. Argento europeo nel 2007 e mondiale nel 2008, altro argento iridato due anni dopo e pure quest’anno in Cina ai mondiali che assegnavano le qualifiche per Londra, dove la mancina di casa, Ren Cancan è inarrivabile con la sua boxe fredda e precisa, anticipando le iniziative dell’inglese. Nella finale olimpica la situazione si è capovolta, la Adams ha iniziato alla grande terminando meglio. Niente da fare per la Ren, incapace di trovare bersaglio, di anticipare e colpire. All’Ex-cel esaurito (30.000), gioia incontenibile dei tifosi, presenti molti membri del governo a cominciare da Cameron. Sul podio anche l’indiana Mary Kom, 29 anni, in attività dal 2001, sposata e due figli, la sportiva più popolare della grande nazione, nel palmares cinque titoli mondiali e un argento, ha pagato il dover combattere in una categoria dove regalava chili alle rivali, ma il bronzo lo ha vinto con pieno merito. L’altra medaglia alla texana Marlen Esparza, viso dai tratti delicati, ma dal temperamento caliente. Ha impegnato allo spasimo la cinese nei quarti.

Nei leggeri vince la stella irlandese Kate Taylor, 26 anni, in attività dal 1998 a soli 14 anni, dividendosi tra pugni e calci. Capitano della nazionale del quadrifoglio, ha incrociato anche l’Italia mettendo a segno un gol. Nel 2006 ha deciso su consiglio del papà di scegliere la boxe, vincendo il primo mondiale e il secondo titolo europeo. Da quel momento è stata la star della categoria. Altri tre titoli iridati, e altrettanti europei. Troppo favorita, ha stentato a sciogliersi contro la macina russa Ochigava, iridata nel 2006 nei 54 kg. a soli 19 anni, che per due round gli è stata alla pari, Nel terzo il talento ha prevalso sulla regolarità dell’avversaria, raggiungendo così il titolo più ambito. La Taylor ha boxe elegante, sembra una schermitrice, con quel movimento tipico del sinistro avanti come fosse un fioretto. “Fare pugilato mi scarica ogni tensione e mi diverte. L’ho sempre praticato con gioia”. Accanto, sul gradino più basso la taijka Chorieva in costume nazionale, 18 anni e molta forza, il futuro potrebbe essere suo. Al fianco la brasiliana Araujo, 31 primavere, un bronzo che la ripaga di tanti anni in attività e molti titoli nazionali.

L’attesa più forte era nei 75 kg. dove è spuntata a sorpresa Vanessa Shields, nata il 12 febbraio 1995 a Flint nel Michigan, un talento incredibile. Famiglia disastrata, allevata dalla nonna, dopo un’infanzia a dir poco difficile, trova nella boxe il porto della realizzazione. Jason Crutchfield l’accoglie come una figlia e lei risponde al meglio. Nel 2010 e 2011 vince il titolo jr. Usa e quest’anno si afferma nei trials. Conquista l’oro ai Panamericani. Debutta ai mondiali di Qinhuangdao in Cina e impegna niente male l’inglese Marshall che vincerà l’oro. Fa tesoro dell’esperienza mondiale e si presenta ai Giochi col piglio di una veterana e la forza esplosiva di una bomba. Mostra boxe veloce e precisa, colpisce per linee interne e si muove sul tronco molto bene. Nessuno aveva previsto questo ciclone di colore. Prima batte la svedese Laurell, 28 anni, pluricampionessa del mondo, già dalla prima edizione 2002, una delle nobili veterane, incapace di frenare la ragazzina impertinente. Tocca alla Volnova, la kazaka che aveva tolto di mezzo tra la delusione degli inglesi la Marshall, data favorita al botteghino. La Shields ci scherza, la fa contare e chiude con un 29-15 che dice tutto. In finale affronta la mancina e veterana russa Torlopova, 34 anni, il doppio della rivale, carriera iniziata da oltre tre lustri, mondiali ed europei nel carnet, bronzo in Cina, più alta della rivale, ma anni luce più lenta. La Shields non ha problemi fin dal via, la macina round per round, sempre prima a colpire, prima ad uscire, prima in tutto. L’oro olimpico è suo. Lo dedica alla nonna scomparsa nel 2011. E’ nata una stella del ring al femminile, adottata anche dal pubblico inglese per la spontaneità e l’incredulità della stessa campionessa che si rigira tra le mai le medaglia, incredula dell’impresa compiuta. Non sa se ridere o piangere. Troppe emozioni in una volta, mentre la Torlopoa l’abbraccia come fosse una figlia. La Li (Cina) e la Volnova la guardano ammirate. Dopo il tunnel dell’infanzia, grazie alla boxe il futuro è di una luminosità incredibile, compresa la strada del professionismo. Questa la boxe femminile ai Giochi. Che ha dato lezione ai parrucconi delle tradizioni e del finto perbenismo. A Rio tra quattro anni, potrebbero raddoppiare le categorie. Se il giocattolo piace, anche il CIO apre le braccia e finge di essere una buona mamma.