Grazie all’iniziativa della OPI 82, ovvero la famiglia Cherchi, è stato ricordato Saverio Parente, uno dei dirigenti più attivi e positivi sul territorio lombardo per oltre un ventennio. Fondatore nel 1975 della Boxe Rozzano dove risiedeva, presidente della gloriosa e storica Unione Sportiva Lombarda, succedendo a Enrico Oldani, dopo l’elezione a presidente del Comitato Lombardo. Organizzatore di numerose riunioni, facendo combattere i fratelli Laserra e altri allievi della società. Attivo fino agli anni ’90. Scomparso nel 2005, lasciando la moglie Anna e le cinque figlie: Loredana, Imma, Giuseppina, Antonella e Carla, l’ultima della numerosa nidiata, speaker, ex arbitro e oggi consigliere nel comitato regionale presieduto da Massimo Bugada, a conferma che certe radici non si dimenticano mai. Il primo “Trofeo Parente”, ospitato al Palazzetto dello Sport di Rozzano, che il 14 ottobre scorso la giunta ha dedicato alla memoria di Salvatore Laserra, il giovane pugile scomparso nel 1984, col fattivo supporto del sindaco Gianni Ferretti e dell’assessore allo sport Domenico Anselmi, ha permesso di ricordare una persona meritevole e positiva. Salvatore Cherchi, il patriarca della OPI ’82, supportato dai figli Christian e Alex, che dietro l’apparenza burbera, nasconde grandi sentimenti e, vista la lunga esperienza, non dimentica chi tanto ha dato al pugilato, e poco ha ricevuto, una volta scomparso.
Dopo il prologo riservato ai dilettanti, è toccato al superleggero Nicolò Amore, 26 anni, allievo del tecnico Morelli della Ring Side di Rimini dove si allena anche Manfredonia (Nicolò è il compagno di Diletta Cipollone, già campionessa italiana e grande promessa europea, azzurra nei pesi gallo, che ha deciso di passare professionista), opposto al non più verde Antonio Casali (3-5-1) anche lui emiliano, di San Giovanni in Persiceto, pro dal 2016, 41 anni, che ama lo scontro frontale e quindi lo scambio a breve distanza. Qualche volta gli va bene, come accadde a Schio il 20 settembre 2019, spedendo KO al primo round il debuttante Marco Massignan. Diverso il discorso contro Amore che ha impostato la sfida sulla lunga distanza, sfruttando una migliore scelta di tempo e la mobilità sulle gambe, situazioni che hanno messo fuori misura l’avversario, incapace di trovare le replica ai pugni precisi del riminese, dotato di una buona base tecnica che sfrutta con intelligenza. Quattro round fotocopia, tutti a vantaggio di Amore. Un buon avvio nella nuova carriera tra i pro.
Il leggero Luca Grusuvin, goriziano si quasi 26 anni, allievo di Angelo Valente che ha una folta scuderia di atleti negli sport da combattimento, e col quale ha conquistato il mondiale di kick, tenta l’avventura nel pugilato che è una disciplina diversa, anche se in molti le ritengono simili. Sul ring infatti si sono visti pregi e limiti della doppia pratica. Per fortuna l’avversario, il ventenne serbo Marko Rodenovic (0-3), longilineo votato alla sconfitta, non gli ha creato problemi, per cui la guardia frontale di Grusuvin che poteva essere l’ideale per un contrista, non è stata utile all’ospite, sempre passivo, attento solo ad evitare le sfuriate dell’esordiente dal carattere battagliero, ma ancora confuso sulla tattica. In fase offensiva non aveva equilibrio sulle gambe e quando provava gli spostamenti laterali invece di rientrare, si fermava rendendo inutile il movimento. Perché? Nella kick usi mani e piedi e quindi puoi lavorare sul lati, mentre nella boxe devi avere il bersaglio davanti. Comunque Grusuvin ha vinto i quattro round e sicuramente lavorerà per migliorare la tecnica pugilistica.
Il più atteso dei tre debuttanti era il superleggero romano Armando Casamonica, classe 2000, campione italiano in carica, vincitore della Coppa quale miglior pugile degli assoluti 2019, muscolarmente già formato, che ha trovato in Milovan Dragojavic (0-22-3) di 23 anni, un bersaglio fisso per quattro round identici, che hanno confermato la varietà del repertorio del brevilineo dalla struttura da fighter, che boxa da contrista e nel caso del debutto ha dovuto inseguire un avversario che aveva in mente solo l’idea di non finire al tappeto. Con questa contraddizione tecnica, vincere prima del limite era quasi impossibile a meno di trovare lo spiraglio al fegato o al mento. Che non è accaduto, per la guardia ermetica di Dragojavic. Casamonica è addirittura muscolarmente ipertrofico e questo rappresenta un limite alla scioltezza e velocità dei colpi. Peccato che i Cherchi non abbiano gettato un occhio sull’altro romano Simone Spada, altro ventenne tricolore in carica dei leggeri, longilineo elegante e vario. Aspettando di vedere il siciliano Cristian Cangelosi, 22 anni, che ha fatto utile esperienza negli USA, seguito da Paul Malignaggi che sta trascorrendo le feste col padre in Sicilia, forse il più adatto al professionismo. Il 15 dicembre 2019 ha debuttato a Santo Domingo, mettendo KO al terzo round il locale Jose Manuel Sant-Hilaire, modesto collaudatore. Si allena a Palermo in attesa di combattere per la OPI 82.
Il superwelter Samuel Nmomah (14), 23 anni, prosegue la striscia vincente, dominando il serbo Ognjen Roukovic (6-18), 26 anni, aggiungendo l’ennesima sconfitta ai punti rimediata con i vari Roncon, Manco, Guttà, Sabau, Morello, Lazzareto, Esposito e Papasidero. A questo punto è necessario fare un discorso su questo pugile, dal fisico impressionante, residente a Novara, cresciuto nel gym del maestro Marco Crestani, che gli ha fatto non solo da insegnante ma anche da genitore, assieme al gemello Joshua (9). Iscritti alla FPI ma nigeriani di passaporto, in attesa di ottenere la cittadinanza italiana. Non hanno debuttato assieme, Samuel il 16 dicembre 2016, mentre Joshua il 17 febbraio 2018. Questo per informare in modo corretto. Ho chiesto a Samuel, nel viaggio di ritorno verso Novara, perché sia accontentato di vincere ai punti, dopo averlo atterrato nel quarto round, su un perfetto montante destro: “E’ vero, non ha cercato il KO a tutti i costi, visto che potevo vincere senza alcun rischio. I Cherchi mi hanno detto che il prossimo avversario sarà molto impegnativo e sono certo che io sarò più cattivo”. Voglio sperare che finalmente Samuel esca dalla crisalide e prenda il volo, come i suoi mezzi gli consentono. Anche se ho il dubbio che se non hai lo spirito del killer, come quello della potenza che invece possiede, difficile te lo inventi.
In conclusione, la sfida tra il welter Nicholas Esposito (13), di 26 anni, temperamento caliente, allenato dal padre a Cremona, beniamino del Teatro Principe e il palermitano Giovanni D’Antoni (11-10-3), 31 anni, pro dal 2010, residente a Bagheria, un tentativo tricolore fallito nel 2013 contro Frezza, che fa di ogni sfida una battaglia no-stop, rischi compresi. Esposito ha un tasso tecnico superiore ma deve sudare le sette camicie per avere la meglio, costruendo la vittoria con intelligenza tattica, premiata al secondo round, quando incrocia D’Antoni con un montante destro preciso al mento e lo mette al tappeto. Vantaggio importante, che gestisce e incrementa round dopo round, con tanta fatica, perché D’Antoni ha sette vite come un vecchio gatto e quando pensi sia al limite, riesce a sparare sventole spettacolari, che Esposito evita quasi sempre. La vittoria di Esposito è ampia, non di misura, ma questo non significa facile. Come ammette Nik: “Complimenti a Giovanni, che ha retto a pugni precisi e pesanti. Non solo ha sempre replicato con tanto coraggio. Una vittoria importante e adesso chiedo ai Cherchi l’opportunità tricolore”.
Alex Cherchi non lo esclude, visto che la OPI ha vinto l’asta per il prossimo tricolore welter tra il campione Tobia Loriga e lo sfidante Dario Morello: “Si tratta di una rivincita – ricorda – e questo aumenta l’interesse della sfida. Nel luglio 2017 a Milano, Morello conquistò il titolo a spese di Loriga in modo netto. La sfida potrebbe rientrare nel cartellone di febbraio a Milano, dove contiamo di allestire anche quella dei supermedi tra Ivan Zucco e Luca Capuano, sfida che ha il pepe sulla coda. Vedremo il da farsi. Esposito sta migliorando ad ogni incontro e il match vinto contro un ottimo D’Antoni è la risposta per presentare la candidatura al tricolore. Inoltre la OPI è orgogliosa di aver organizzato il primo Trofeo Parente, per ricordare un grande uomo che ha onorato l’ambiente della boxe”.
Giuliano Orlando