Dopo una settimana di pugni, l’Europeo U22, in corso di svolgimento a Vladikavkaz in Russia nell’Ossessia, al confine con Georgia e Azerbaijan, non lontana da Sochi, è giunto alla fase conclusiva, promuovendo i semifinalisti. Bilancio a due facce. Confortante quello femminile, assai meno brillante il comparto maschile, che ha dovuto fare a meno in partenza del capitano Aziz Mouhiidine nei 91, vincitore nel 2018, vittima di una infezione al piede, degenerata poi con linfonodi all’inguine, bloccandolo per quasi un mese. A questo si è aggiunta la defezione all’ultimo momento del welter Buremi, sostituito dall’inconsistente Sauli che a confermato la fragilità sia atletica che mentale per un torneo internazionale.
Peccato che si sia dimenticati del pugliese Magrì, col quale sarebbe meglio trovare un punto d’incontro invece di ignorarlo totalmente. Per accedere in semifinale si sono presentati in sei. Disco rosso per tutti. Nei 49 kg. il romeno Petre Girleanu, dal palmares ricco di successi, bronzo europeo schoolboy nel 2013, 160 incontri all’attivo contro i 47 dell’italiano, campione del mondo jr. nel 2015 è parso troppo forte per Damiano Cordella, sceso di categoria e privo di energie. Match a senso unico, con l’azzurro che ha badato a limitare i danni. Nei 56 kg. il locale Jarulin, campione nazionale di categoria, si è imposto sul debuttante casertano Gianluca Russo, esordiente a livello europeo. Come previsto ha vinto il russo a giudizio unanime, ma al di fuori del verdetto, l’arbitro ha ignorato diverse testate proditorie di Jaruli, decisamente gratuite. Pur nella sconfitta il giovane azzurro ha fatto intravvedere qualità tecniche che a tempi brevi potrebbero fargli compiere un salto di qualità, considerata la totale inesperienza a questi livelli. Il superleggero Gianluigi Malanga, altro debuttante assoluto, aveva già compiuto il suo capolavoro battendo il favorito georgiano Naverian all’esordio. Vittoria pagata con un taglio al sopracciglio destro. La sfida contro Erdemir era quasi improponibile, il turco è il migliore dei giovani in assoluto. Vincitore nelle categorie giovanili in Europa, vittima nel 2018 nello stesso torneo di una sconfitta che solo tre giudici ciechi videro, contro il georgiano Guruli, creando sconcerto in tutta la sala. Stavolta potrebbe farcela anche se il russo Abaev sembra un cliente di riguardo e gioca in casa. Non è bastata la velocità e il gioco di gambe al sardo Christian Zara, costretto alla difensiva dal più compatto georgiano Darbaidze, molto cresciuto rispetto al passato, concreto e meno irruento, ha sfruttato l’indubbia superiorità atletica, per conquistare la vittoria. Per il +91 Salvatore Scala si è trattato di un viaggio premio, non altro. Troppo inesperto, quasi un novizio in rapporto al croato Luca Pratljacic, che pur avendo solo 18 anni, ha esperienza da vendere. Stoppato al primo round. La sconfitta del leggero Francesco Iozia, lascia sbigottiti, il 3-2 è un insulto all’onestà di giudizio. L’armeno Shahverdyan ha usato la tattica del tocco leggero, sfuggendo alla battaglia, che solitamente i giudici ignorano, mentre più consistenti risultavano i colpi del sardo, la cui continuità offensiva andava premiata. Nei confronti dell’azzurro, solo i giudici inglese e polacco segnavano il netto 30-27 per l’italiano, mentre il magiaro, il croato e lo svedese che hanno sempre osteggiato gli azzurri, assegnavano lo stesso 30-27 per l’armeno. La difformità di valutazione conferma il caos di giudizio in cui versano i giudici.
Che poi la Commissione Tecnica insista nel dire che va tutto bene, lascia di stucco. Il c.t. Giulio Coletta ha preferito tacere, rimandando al giorno dopo un giudizio che a caldo poteva essere pesante. Purtroppo la squadra maschile non avrà nessun italiano in semifinale. Bilancio inferiore alle attese, anche se sei bronzi non sono da buttare. Lo scorso anno sul podio salirono in tre, Iozia (64) e Arecchia (69) terzi e Aziz fu oro nei +91. Quell’oro che salvò il bilancio maschile. L’assenza forzata del salernitano ha pesato e non poco nel bilancio conclusivo.
Nel settore femminile, il livello tecnico è salito e non di poco, con l’arrivo della squadra russa, assente nel 2018, per cui tutte le altre nazioni hanno dovuto fare i conti con la corazzata locale, che ha portato sul podio ben otto delle dieci iscritte. Fatto non secondario, l’unica nazione che ne ha battuto due è stata l’Italia, con Irma Testa (57) e Rebecca Nicoli (60), tutti gli altri team nel confronto diretto, hanno perduto. Tra l’altro, se la giuria della sfida nei 54 kg. tra la romana Giordana Sorrentino, classe 2000 e la Artamonova, non avesse favorito in modo sfacciato la russa, con un 5-0 che smentiva la realtà sul ring, l’Italia avrebbe meritato il tris vincente. Le azzurre, oltre alla Testa (57) e alla Nicoli (60) ha portato sul podio anche la piacentina Roberta Bonatti (48) che ha superato con una prestazione intelligente, la più alta francese D’Almeida, nativa del Togo; promossa anche la casertana Giovanna Marchese (51), altra classe 2000, che sembra uscita dal tunnel degli insuccessi di un 2018 da dimenticare. Si è imposta sulla scorbutica irlandese Early, di maggiore esperienza, presente agli U22 2018, agli europei e mondiali jr. nel 2015 dove colse l’argento. La Marchese stavolta non si è lasciata trasportare dal temperamento ma ha ragionato e questa tattica l’ha premiata. L’ingresso in finale di venerdì non sarà facile contro l’armena Grigoryan, tre anni più anziana, una delle poche vincitrici di Irma Testa, nel 2014 nella finale dei mondiali youth a Sofia. Quinta semifinalista l’altra campana Angela Carini (69), reduce dai mondiali in India nel 2018, che ha dovuto interrompere la preparazione per l’influenza e un recupero affrettato. Anche se non al top, ha battuto la pericolosa norvegese Angelsen, nonostante l’atteggiamento negativo dell’arbitro croato che le ha comminato un richiamo inesistente. Atteggiamento che confermerà da giudice nel match di Iozia. Emanuele Renzini, responsabile delle squadre femminili, si è dichiarato soddisfatto, chiarendo che la squadra è determinata a non fermarsi al bronzo. “Dopo la delusione mondiale, ci siamo guardati in faccia, pronti alla riscossa. Anche se contiamo su numeri molto limitati, la qualità è decisamente buona. Irma sta tornando alla forma migliore.
Aver battuto la russa Vorontsova, oro europeo e argento mondiale jr. nel 2015 ed europeo nel 2016, oro nel 2017 agli europei youth, vincitrice della selezione per questo torneo, veniva considerata la punta russa. Irma l’ha battuta nettamente, prendendo il largo nel secondo e terzo round. La boxe di forza della russa, ha messo in risalto il talento dell’azzurra, precisa nei rientri e mobile negli spostamenti. Ora non sarà facile superare la svedese Thour, che si è liberata della bulgara Stoeva, molto quotata e di grande esperienza, ma la classe di Irma non ha limiti. Se alla vigilia del torneo mi avessero proposto la Nicoli al bronzo, avrei firmato in bianco. Rebecca veniva da un fine 2018 tormentato da infortuni a non finire. Non aveva disputato a dicembre gli assoluti di Pescara, bloccata dalla pubalgia. Alla ripresa stentava niente male e questo la contrariava non poco. Era andata male allo Strandja a Sofia e la ripresa procedeva lenta. A quel punto ci siamo consultati e abbiamo deciso di alleggerire il carico di lavoro per una maggiore qualità. Il soggiorno di 12 giorni a Mosca è servito per riportarla in fiducia. Rebecca è mentalmente solidissima, quindi ha facilitato il recupero. Ha debuttato alla grande battendo la favorita russa Esman, mettendola in difficoltà con i rientri improvvisi e potenti. Nel match successivo ha faticato di più perché la greca Pita, vecchia conoscenza è una che cerca di confondere le idee con una boxe ostruzionistica. Ugualmente la nostra ha vinto 5-0. A questo punto vediamo come risponderà contro l’inglese Whitwell, una delle favorite. Io sono fiducioso, anche se è ancora al 70% della condizione che aveva nel 2018 quando nei 64 kg. vinse il torneo. La sconfitta della Martusciello era prevista. Combatteva nei 64 kg. e ha pagato una categoria non sua. Peccato che abbia accusato un montante dell’armena Hovpyan e non sia riuscita a recuperare. Fermata nella terza ripresa".
Nella precedente edizione in Romania, l’Italia, assente la Russia portò a medaglia 6 atlete, oro per Testa e Nicoli, argento per Martusciello, bronzo a Lamagna, Floridia e Paoletti. Tutto sommato è la nazione che ha pagato meno assieme alla Turchia, che sfrutta la presenza nelle 81 e +81, come Romania e Polonia , dove il bronzo è assicurato, essendo iscritte tre atlete ciascuna. Ci chiediamo cosa aspetta l’EUBC a sospendere le due categorie? Che valore può avere un titolo, quando una è già in finale senza combattere? Volendo insistere imporre il numero minimo di quattro iscritte. Il problema di arbitri e giudici è sempre più attuale e drammatico. La difformità di giudizio appare evidente, la crescita tecnica per uniformare la valutazione sembra utopistica. Anche nei verdetti unanimi corrono differenze di valutazioni abissali. I 3-2 sono poi lo specchio di valutazioni opposte. I 30-27 per l’uno e l’altro nello stesso match, confermano una situazione di visione opposta del confronto. Gli arbitri, salvo poche eccezioni sono decisamente modesti o impreparati. Nella sfida femminile nei 60 kg. l’arbitro spagnolo Acendra ha lasciato che la francese Benmessahel portasse decine e decine di colpi alla nuca della tedesca Retzer, senza mai intervenire! Mentre il croato Gustin al primo pugno non girato della Carini, le ha comminato un richiamo ufficiale, ignorando quelli della norvegese Angelsen. Solo due episodi, di una serie infinita che pongono il problema del settore tra i più urgenti da prendere in considerazione. Un punto negativo importante, in un torneo in crescita, Nel femminile si sono presentate 27 nazioni, contro le 25 del 2018, tra gli uomini si è passati da 36 a 37 paesi, quasi al completo delle nazioni del vecchio continente. Tra le semifinaliste, da segnalare la olandese Hajinen, 20 anni a maggio, origini antillane, che la nostra Alberti ha sconfitto nel prestigioso torneo Strandja a Sofia, e che in India nel 2017 ai mondiali youth la Niccoli battè nei quarti, prima di essere depredata dalla giuria di una netta vittoria contro la locale Boro, giunta all’oro. A Vladikavkaz ha compiuto l’impresa di battere la bulgara Yonuzova, campionessa europea elite in carica e vincitrice dell’U22 2018. La Russia ha presentato nei 75 kg. Nastasia Shamonova, 19 anni in aprile, alla prima stagione da elite, imbattuta a livello internazionale dal lontano 2014. Iridata ed europea jr. e youth dal 2015 al 2018. Gli ultimi allori a Roseto degli Abruzzi (europei) e in India (Mondiali), fino all’oro agli Olimpic Games a Buenos Aires. Passata pro la Shields (Usa), sembra l’unica europea in grado di frenare la cinese Li Qian la dominatrice dei mondiali 2018 in India. Nel settore maschile, in semifinale entrano 16 nazioni, con la Russia che ne porta 7 su 10, l’Ucraina 4, Georgia, Bielorussia, Inghilterra, Armenia e Azerbajan con 3, mentre a quota 2 sono Bulgaria, Germania, Turchia e Moldovia. Uno a testa per Croazia, Scozia, Galles, Romania e Francia. Assenti i maschi, la squadra femminile giocherà cinque carte. Oggi turno di riposo, venerdì e sabato semifinali maschili e femminili, domenica 17 marzo assegnazione del titolo U22.
Giuliano Orlando
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