Anche se il Grand Prix Usti, fiore all’occhiello della Repubblica Ceca, giunto alla 51° edizione, non ha più la risonanza degli anni d’oro, quando URSS e Cuba dominavano il torneo, presentandosi con i migliori elementi, in particolare negli anni ’80, la rassegna rappresenta un test molto valido, compreso quello appena concluso, dove l’Italia presentatasi con 6 atleti, ha portato a casa 5 medaglie, due d’oro con Rebecca Nicoli e Salvatore Cavallaro e tre argenti: Angela Carini, Assunta Canfora e Aziz Mouhiidine. Unico ad essere rimasto fuori dal podio, Manuel Cappai (52), uscito all’esordio contro il mongolo Kharkhuu, che gli ha imposto una pressione offensiva alla quale l’azzurro non ha saputo replicare. Al richiamo di Usti hanno risposto 19 nazioni: Austria, Inghilterra, Finlandia, Francia, Germania, Ungheria, Italia, Giordania, Mali, Mongolia, Paesi Bassi, Polonia, Slovacchia , Spagna, Svezia, Svizzera, Ucraina, Galles e la Repubblica Ceca, ospitante. Tutti i team con i loro migliori. In alcune categorie erano presenti i titolari che combatteranno alla preolimpica di Parigi, in particolare nei 57, 69 e 75 kg. femminili e in quasi tutte le otto categorie maschili, come confermano i nomi dei finalisti. La Mongolia si è presentata con i campioni nazionali, sia con le donne che gli uomini. Idem la Francia e la Polonia al femminile. Il bilancio finale dell’Italia è decisamente positivo, ma resta il rammarico che accanto agli ori dell’allieva di Gianni Birardi, Rebecca Nicoli (60) e del siciliano Salvatore Cavallaro (75) potevano starci anche quelli che meritavano Angela Carini (69) e Aziz Mouhiidine (91), negato dai giudici. Peccato, perché quando meriti la vittoria e non te la danno, l’amarezza è forte. Il responsabile dell’Italia, Emanuele Renzini, giustamente soddisfatto, ringrazia tutti i protagonisti di Usti: “Ci presentavamo dopo lunghi mesi di inattività, e dovevamo capire se il lavoro svolto è stato quello giusto. Per questo mi dichiaro altamente soddisfatto del rendimento della squadra, andando al di là di un paio di verdetti che ci hanno penalizzato, che non ignoro. Ma l’aspetto più importante è che abbiamo combattuto contro rivali di valore e non solo alla pari, ma dimostrandosi superiori. Rebecca Nicoli, era ferma da oltre un anno e mezzo e ha vinto con pieno merito il torneo, battendo tre avversarie, le ultime due sulla carta favorite in particolare la polacca Rygielska, titolare alle qualificazioni di Parigi, ben oltre il 3-2 dei giudici, che non ci hanno certo favorito, semmai il contrario. La Carini e Mouhiidine meritavano il successo, ma anche se dispiace lo reputo secondario in proiezione verso Tokyo. Importante che arrivino a Parigi al 100%, a Usti erano al 60/70% della squadra. Abbiamo un mese per arrivarci e la squadra ha stimoli per farcela. Su Rebecca ammetto che è andata oltre le previsioni, ma c’era da aspettarselo conoscendo il soggetto, che possiede talento, volontà e quella freddezza sul ring tipico delle campionesse. Inoltre il lavoro compiuto da Fabio Morbidini il miglior fisioterapista del settore, con grande esperienza e professionalità, è stato il tocco in più per riportare Rebecca alla migliore condizione. Certo, quando leggi i cartellini della finale, con un 3-2 risicato ti cascano le braccia”.
Che speranze ci sono a Parigi?
“Rebecca a Parigi ha un girone pazzesco, ma noi conosciamo bene le avversarie a cominciare dalla Potkonen, che è la favorita anche se non sarà una passeggiata contro l’inglese Dubois, molto brava. A quel punto capiremo cosa accadrà, mettendo nel conto il ripescaggio. Ho molta fiducia anche in Sorrentino, Testa, Carini e Canfora che si giocheranno la loro carte. Susie che sostituisce la Severin, non in condizione per competere, a Usti ha vinto due incontri importanti, dominando la francese Michel, ma in particolare la polacca Wojcik, entrambe presenti a Parigi. In finale contro l’olandese Fontijn era stanca, ma è stata ugualmente molto generosa. Peccato che sia in un girone proibitivo, presenti le più forti europee. Senza dimenticare che Cavallaro non vinceva un torneo da tre anni, nell’occasione ha battuto in finale il mongolo Otgonbaatar, campione nazionale dal quale in passato era stato battuto. Salvatore non saliva sul podio dal 2019 alla World Cup e non vinceva un torneo da tre stagioni. Fosse stato in questa condizione a Londra sarebbe ancora in corsa, ma non è detta l’ultima parola, essendo ben messo nel ranking 2019. Mouhiidine non aveva perduto contro Reyes, il cubano di Spagna abituato a gigioneggiare sul ring, mentre contro l’italiano aveva ricevuto più colpi di quanti ne avesse messi a segno. I giudici hanno pensato in modo diverso. Purtroppo non era la prima volta in questo torneo”.
Ad Assisi vi siete allenati con alcune squadre molto forti, comprese le finlandesi con la Potkonen che ha fatto i guanti con la Nicoli e adesso arriverà la brasiliana Ferreira, iridata nei 60 kg. all’ultimo mondiale 2019, la più forte della categoria che sarà utile sparring sia di Irma che di Rebecca. Ci saranno altri arrivi?
“Al momento è ancora tutto da decidere, quindi non posso dare conferme di sorta. Di sicuro l’ultima fase pre Parigi sarà fondamentale per arrivarci a 100% e mostrare che l’Italia merita di portare atleti a Tokyo”.
Torneo di ottima qualità, con 48 maschi divisi in otto categorie e 50 atlete in sei. La Francia presente con tutti i migliori, tra gli uomini si è imposta col magrebino Billal Bennama (52) e il piuma Kistohurry, colored molto forte. Il titolato Oumiha (argento a Rio, oro ai mondiali ad Amburgo 2017), salito nei 63 kg. ha dato forfait in finale per infortunio, lasciando al mongolo Erdenebat ill successo. Nei 69 kg. il jordano Mohammad si è imposto sul locale Takacs. Doppietta spagnola con pugili d’importazione. L’uzbeko Jalidov (81 kg.) ha battuto di misura il cioccolatino tedesco Ehis, dalla resistenza incredibile. Del successo di Reyes ha già parlato il ct. Renzini. Nei +91 kg., l’altro tedesco di colore Tiafack si imposto a sorpresa sul mancino francese Aliev fermato alla fine del primo round. Tra le donne, l’esperta polacca Drabik ha costretto la mongola Lutsaikhan sulla difensiva, battendola ben oltre il 3-2 dei giudici. La Mongolia ottiene la vittoria nei 57 kg. con la Oyuntsetseg senza combattere. L’inglese Artingstal, argento europeo 2019 a Madrid, battuta da Irma Testa, si è infortunata in semifinale. Nei 64 kg. la locale Sedlackova ottiene un grazioso regalo dai giudici nei confronti dell’ucraina Bova. Già detto dei 69 e 75 kg.
Esaurito l’aspetto puramente agonistico, è doveroso prendere in esame quello tecnico, ovvero il comportamento dei giudici, tema sul quale lo stesso CIO ha insistito per arrivare a quell’unicità di giudizio, che manca da anni, Da quanto si è visto a Usti il traguardo è decisamente lontano. Molti dei verdetti per 3-2, con i giudici a segnare 30-27 da una parte e dall’altra, a conferma della difformità di valutazione in uno stesso match. Non solo, il responsabile tecnico che sceglie i giudici, ha pensato bene di mettere in giuria uno della nazione in cui combatte un atleta. Lo ha fatto nel match tra Rebecca Nicoli e Melissa Gonzales, inserendo Alvarez Caso in un match dominato dall’italiana, come dimostrano i 30-27 di tre giudici, mentre lo spagnolo segnava un incredibile 30-27 per la Gonzales, verdetto sfrontato, quindi punibile vista la mala fede. Lo spagnolo non solo non veniva fermato, ma proseguiva tranquillamente, andando spesso fuori verdetto, premiato a dirigere anche in finale. Ci crederete, nelle semifinali maschili, il responsabile inseriva il signor Roman Rusnak giudice di casa sia nel confronto degli 81 kg. tra il tedesco Ehis e il locale Schejbal vinto dal primo 4-1 e l’unico giudizio a favore di Schejbal era appunto del ceco, contro quattro verdetti per il tedesco da 30-27 a 30-24. Si ripeteva nel match successivo nei +91, tra il francese Aliev e il ceco Pinc, finito 3-2, e il giudice Rusnak assegnava al pugile di casa il solito 30-27. Ci chiediamo se queste scelte siano corrette, valutando l’atteggiamento chiaramente di parte, senza alcun ritegno. Domandando all’EUBC, se quanto visto a Usti sia una regola, quindi ripetibile anche in futuro.
Giuliano Orlando