Si è concluso l’ultimo torneo in guantoni a Vargas in Venezuela, con l’assegnazione di 26 pass, portando a 240 titolari per i Giochi di Rio, gli altri 10 il Noc li assegnerà al Brasile Paese ospitante e ai Paesi in via di sviluppo pugilistico, senza alcun iscritto. In sede di presentazione ho espresso le perplessità di una manifestazione svoltasi troppo a ridosso dei Giochi (meno di un mese), clamorosamente ignorata: dei 197 Paesi iscritti all’Aiba hanno aderito in 40 per un totale di 79 atleti, che hanno svilito importanza dello stesso. Quipo (Ecu) nei 49 kg., Finol (Ven) nei 52, i messicani Delgado nei 60 e Romero (69) dopo un solo incontro erano già promossi a Rio, mentre a Velazquez (Mes) 49 kg.; Avila (Col) 52; Rodrigez (Col) e Garcia (Rep. Dominicana) nei 56, oltre a Ruenrdeng (Tha) nei 60 ne sono occorsi due. Dei promossi solo il colombiano Carillo nei mediomassimi, la più affollata con 13 iscritti, ha disputato quattro incontri, gli altri un massimo di tre. Per fare con confronto, ai mondiali di Doha nel Qatar, edizione contingentata, erano iscritti dai 22 ai 26 pugili per categoria, alle qualificazioni di Baku in Azerbaigian, con 375 pugili, in sei dei dieci pesi, superata quota 40 e nei medi addirittura 50. Numeri che stridono con Vargas, a conferma che l’Aiba per i Giochi 2020 dovrà correre ai ripari, oltre che mantenere una linea tecnica coerente, e non sconvolgere i programmi delle nazioni, come è stato con l’assemblea di giugno, che apriva le porte a tutti i professionisti, dopo averle chiuse agli “estranei dell’Apb” per due anni.
In questa minirassegna che doveva irrorare i Giochi con tanti professionisti, il risultato non può certo definirsi soddisfacente. A Rio andranno solo in tre: Ruenroeng (Tha) nei leggeri, finito clamorosamente ko in finale dal messicano Delgado e ci chiediamo se dopo i riscontri medici sarà abile per i Giochi, il nostro Tommasone, molto bravo e sfruttare l’opportunità al meglio, il mediomassimo franco-camerunense Njikam, sconfitto in finale dal colombiano Carillo. Se pensiamo ai nomi sventolati nel recente passato, la cosa fa riflettere assai. Gli altri due italiani presenti, il gallo D’Andrea e il superleggero Ballisai, fuori all’esordio.
Sono 16 le nazioni che in questo appuntamento hanno raccolto il premio del pass. Su tutte il Venezuela, nazione ospitante che, oltre ai meriti ha goduto di un clima molto casalingo. Quattro ticket sono un poker importante che raddoppia il bilancio precedente, appaiandosi a Cina e Algeria, alle spalle di Cuba, Kazakistan, Uzbekistan, Azerbajan, Gran Bretagna, il quintetto al completo, seguita a quota nove dalla Francia. L’Italia è salita a sei uomini, lo stesso numero di Usa e Messico, che a Vargas ha incamerato tre pass, come l’Ecuador risalito a quota quattro. Colombia, Argentina e Ucraina ne incamerano due, uno testa oltre all’Italia, pure Argentina, Armenia, Repubblica Dominicana, Kenya, Qatar, Spagna, Thailandia, Turchia e il Camerun che si è avvalsa del professionista Hassan Ndam Njikam, residente in Francia per la quale ha svolto la carriera, giunta ad un tentativo iridato nei medi. A Vargas è salito negli 81 kg. e così lo vedremo a Rio. A bocca asciutta sono rimasti la Corea del Sud, l’India, la Polonia, il Brasile, la Cina e gli Usa, che si è vista bocciare i suoi due giganti, il 91 Awesome e il +91 Lynch, ma ancor più delusa la Russia che ha tentato in tutti i modi di portare il supermassimo a Rio. Dopo la bocciatura di Babanin a Baku, neppure il mancino Omarov, campione europeo 2011 e presente a Londra, superato in Venezuela dall’ucraino Arkhipenko, che non è riuscito a centrare Rio, superato in finale dal locale Munoz, anche se il verdetto non ha convinto tutti. Incredibile ma vero che Russia e Usa non abbiano il supermassimo ai Giochi. Obiettivo raggiunto dall’Italia, col giovane romano (21 anni) Guido Vianello. Grazie alle scelte continentali, saranno a Rio nei +91, i rappresentanti di Giordania, Trinidad e Tobago, Isole Vergini, Nigeria, Tunisia e Marocco, paesi di scarse tradizioni con i giganti. A questo punto i titolari sono 240, gli altri dieci fanno parte del pacchetto gestito dal NOC, il comitato che assegna i posti spettanti al Brasile, che ospita i Giochi e quelli che il Tripartito indicherà tra i paesi meno sviluppati, come incentivo.
Nel frattempo, Irma Testa, la prima e unica italiana a Rio, ferma dallo scorso aprile dopo aver ottenuto la qualifica a Samsun (Turchia), è tornata a combattere e vinto nei 60 kg il Golden Belt di Bucarest. L’avversaria non era nulla di straordinario, ma conta aver ripreso confidenza col ring, dopo un problema fisico non lieve. Adesso andrà in Ucraina con la squadra azzurra per sognare qualcosa di grande a Rio.