Per la sfida Inghilterra-Russia a Wembley si sono presentati 90.000 spettatori. Incuranti della pioggia, ma decisi a godersi lo spettacolo. Preciso: non si è trattato di un confronto calcistico, ma del mondiale massimi di boxe, tra AJ, ovvero Anthony Joshua (22) il ragazzo di casa e lo sfidante russo Alexander Povetkin (34-2). Di questo passo, la noble art in Inghilterra potrebbe diventare una pericolosa concorrente del calcio.
Ormai da un paio di stagioni gli appuntamenti in guantoni e non solo con Joshua protagonista, sono qualcosa di impressionante. Liverpool, Glasgow , Birmingham e Cardiff assicurano il tutto esaurito. Certo il campione dei massimi ha fatto da traino e adesso tutto il movimento produce campioni e attrae pubblico. Un business nato da una truffa, targata olimpiadi 2012 a Londra. Il gigante londinese con radici nigeriane la finale dei Giochi contro Roberto Cammarelle l’aveva persa nettamente. Ma gli inglesi, nella fattispecie la molti famiglia Hearn avevano puntato pesante su Joshua, per cui l’oro non aveva prezzo. Infatti per trovare il successo finale, la giuria inventò un gioco di bussolotti sporco in cui gli inglesi sono maestri. Solo il KO poteva cancellare la vittoria di Joshua. A quel punto, sono stati altrettanto bravi e costruire un gigante capace di far tornare ai fasti dei tempi d’oro, meglio ancora di Lennox Lewis, forse un picco mai riscontrato prima. Joshua ha avuto il grande merito di aver capito che doveva imparare quasi tutto e si è applicato al massimo.
Oggi, oltre ad un fisico impressionante sta diventando un campione degno del titolo. Anzi dei titoli, visto che detiene quattro delle cinque cinture di sigla. L’inglese non è un fuoriclasse, la sua boxe è scolastica, ma quello che fa rasenta quasi la perfezione Sia pure alla lontana, ricorda Wladimir Klitschko che non era certo un fantasista, ma i fondamentali appresi erano perfetti. Più dell’ucraino ha un destro a tritolo e questo fa la differenza. Lo ha confermato anche stavolta, battendo un rivale che a 39 anni, ha venduto cara la pelle disputando un incontro coraggioso e sfiorando l’impresa clamorosa nel primo e anche nel round successivo, quando il gancio destro del russo, ha colpito duro la mascella di Joshua, facendolo sbarellare. La mascella sensibile resta al momento il punto debole del gigante inglese, già evidenziata nei dilettanti. Nel 2011, agli europei di Ankara, finì KO contro il romeno Nistor che lo raggiunse col sinistro e per Joshua scese la notte. Oggi il campione del mondo detentore di quattro delle cinque sigle (Wba, Ibf, Wbo, Ibo) più importanti, è di ben altra dimensione e ad ogni esibizione mostra miglioramenti. D’altronde i 29 anni, giocano per lui. Se poi, come ha rivelato il promoter Eddie Hearn, ha combattuto in condizioni non certo ottimali, trascinandosi i postumi di un’influenza fastidiosa e debilitante, la sua prova assumo maggior valore.
Povetkin, che non dimentichiamolo è protagonista sul ring dal 2000, nato nel ’79, oro ai Giochi di Atene nel 2004, lascia il dilettantismo dopo aver disputato 132 match di cui 125 vinti. E’ stato la bestia nera di Roberto Cammarelle, battuto cinque volte, ma almeno tre volte con la spinta di giudici compiacenti. Personalmente posso assicurare che almeno due volte, ero a bordo ring, l’italiano meritava la vittoria. A Perm nel 2002 e a Pola nel 2004, entrambe lecon volte agli europei, Povetkin non aveva vinto. Mentre ai Giochi di Atene, il successo con l’azzurro fu corretto. Povetkin a Wembley si è arreso a 1’59” della sesta ripresa, stordito dalle serie di un Joshua tanto paziente quanto cinico. A quel punto è venuta fuori la freschezza del campione, il suo potenziale enorme e per contro l’età dello sfidante che molto generosamente aveva dato ormai tutto. Ma prima di cedere si era fatto rispettare, mostrandosi reattivo e combattivo. Erano fiammate sempre più rare, mentre l’inglese teneva botta col sinistro preciso e potente e il destro meno usato ma pesante e alla fine decisivo. Una bella sfida, una battaglia dura per entrambi e risultato secondo pronostico. Ripagata bene anche sul piano finanziario. Il campione ha incassato 22 milioni e mezzo di euro, lo sfidante circa sette milioni, la borsa più alta della carriera.
La serata comprendeva altri confronti interessanti. Il massimo russo Sergej Kuzmin (13) ha costretto l’inglese David Price (22-6) all’abbandono tra la quarta e la quinta ripresa. Ufficialmente per un problema al braccio destro. Vedendo il match, Price sembrava ormai in balia di Kuzmin, che ha superato i 30 anni e cerca quella gloria (vedi borse) che ha solo sfiorato da dilettante. Lo ricordo nel 2010 a Mosca, diventare campione d’Europa battendo nei quarti un Cammarelle demotivato. Dominatore in casa, campione russo 2010 e 2011, argento, nel 2012 e 2014, falliti i mondiali a Baku nel 2011 gli europei 2013, battuto da Omarov per i Giochi di Londra, nel 2014 passa pro. Finora è imbattuto e quella di Londra è la sua prima volta in Inghilterra, mentre si già esibito negli USA. Pur senza essere un fighter ha boxe precisa e lineare.
Il mancino Luke Campbell (20) oro a Londra 2012 si è preso la rivincita sul francese Yvan Mendy (40-6-1) che lo aveva battuto nel 2016. Il più alto inglese ha tenuto a distanza Mendy, apparso meno incisivo del solito, anche se ha tentato più volte di costringere il rivale allo scambio, senza mai riuscirci. Verdetto unanime per l’inglese. Il welter uzbeko Shakhram Giyasov (5), 25 anni, argento a Rio e oro ai mondiali di Amburgo 2017, si conferma elemento di assoluto valore, spedendo kot il quotato Julio Laguna (14-1) in avvio del quarto round, che non aveva mai conosciuto sconfitte. Dal regno dell’inossidabile regina Elisabetta all’Europa continentale in Germania, a Potsdam, dove segnaliamo la vittoria di Jack Culcay (25-3), la terza della ripresa, sul dominicano residente ad Amburgo, Rafael Bejaran (25-2-1) 11 KO) costretto alla resa al decimo tempo. Culcay ha conquistato il vacante International IBF dei medi. Ha vinto pure Tyron Zeuge (23-1-1) antico avversario di Giovanni De Carolis, già mondiale medi WBA, fatto fuori da Fielding. Stavolta ha battuto Cheikh Dioum (11-3-1) senegalese di stanza in Spagna, buon collaudatore, travolto della maggiore vigoria del tedesco, che all’ottavo tempo ha vinto per Kot. A Istanbul l’ex iridato Firat Arslan (44-8-2), 48 anni e non dimostrarli, turco di nascita, ma residente da oltre 20 anni in Germania, ha costretto alla resa dopo due soli round, Pascal Ndomba (23-9-2), un tanzaniano, difendendo l’eccentrico titolo GBU. Arslan, attuale n. 3 nei cruiser della WBO, spera che Usyk lascia la cintura per tentare l’ennesimo assolto iridato.
In Italia l’ex tricolore dei welter, l’imbattuto Dario Morello si è esibito a Desenzano sul Garda, battendo nettamente il serbo Ognjen Raukovic (2-8) sui sei round. Vince anche Endri Spahiu (8-1) su Vukasin Obradovic (Ser. 3-11). Ora punta decisamente al tricolore cruiser. Il supermedio Francesco Alberti (4-3) supera Jean Marc Yao Assouman (2-5-1) ai punti, stesso risultato per Fabio Renna (4-3-1) su Milan Savic (Ser. 4-33-2). A Castiglion Fiorentino, il superwelter campano, aretino d’azione, Orlando Fiordigiglio (29-2) che ha rinunciato al ruolo di cosfidante all’UE, evitando la trasferta in Francia: “Per quattro soldi non valeva la pena di rischiare – ha detto Cristian Cherchi – per Orlando abbiamo programmi migliori”. Nel frattempo l'Accademia Pugilistica Aretina presieduta da Aldo Sassoli, ha allestito un buon test contro Francesco Lezzi (10-12-2), che inizialmente ha replicato bene, poi la precisione e potenza dei colpi di Fiordigiglio hanno fatto la differenza, Lezzi è stato contato nel quarto round, resistendo fino al termine dei rei tempi. A Padova, non è bastata l’esperienza di Fabrizio Trotta (14-17-3) che in fatto di mestiere non è secondo a nessuno. Davide Festosi (12) altro campano adottato a Padova, ex tricolore leggeri, per l’occasione sceso nei superpiuma, col probabile traguardo di puntare all’UE di categoria, si è presentato in grande spolvero. Dopo un primo round di studio, ha accorciato la distanza colpendo al corpo con la solita potenza Trotta contato al secondo e terzo round ha preferito evitare una punizione, abbandonando al quarto round per un problema alla mano. Una prova convincente per Festosi che ha un potenziale davvero impressionante.
Articolo a cura di Giuliano Orlando