Nonostante tutto, non perde il sorriso e quella temerarietà che ne fanno uno degli atleti più longevi dello sport italiano. Suo malgrado, però, il fighter Bruno Danovaro, imbattuto da oltre 100 match, deve fronteggiare un “avversario” scomodo: l’anonimato dietro il quale si cela la persona (o le persone) che gli hanno fatto pervenire la minaccia che gli possa capitar la peggior cosa.
Situazione che, a dire il vero, il plurititolato aveva messo in preventivo. Impegnato sin dal primo giorno ad affiancare i più deboli e chi vive in stato di disagio, Bruno Danovaro ha però messo a fuoco, nel suo personalissimo obiettivo, una “battaglia” che ha intenzione di portare avanti senza timore alcuno: «Ho passato gran parte della mia vita in palestra, ben consapevole che l’impegno, la costanza, lo spirito di sacrificio, camminando di pari passo con altri importanti valori quali il rispetto e la lealtà, aprono la strada verso qualsiasi risultato. Il mio però – dice con disappunto Danovaro – è un mondo nel quale ci sono personaggi da evitare. Personaggi che, nelle palestre, tra un attrezzo e l’altro hanno costruito il falso mito dell’uomo che diventa perfetto e muscoloso grazie all’uso di sostanze anabolizzanti ed eccitanti. Un vero insulto alla passione di migliaia di ragazzi. E’ una situazione che non posso e non voglio sopportare. Ecco perché già in passato, in molte circostanze, ho fatto segnalazioni al Nas per fare un po’ di pulizia, nel settore del body building in primis. Il mio bersaglio sono quei maestri che reclutano ragazzi ingenui, facendo loro credere che la strada del successo è quella di appartenere alla “family”...».
Concetto chiaro, espresso peraltro dall’uomo che, oltre ad essere atleta, ha collaborato con le Forze dell’Ordine anche per fronteggiare fenomeni ben più radicati e pericolosi come quelli legati ad ambienti mafiosi, ricevendo anche l’encomio dall'arma dei Carabinieri nella persona del vice comandante generale Vannucchi e dalla Digos di Milano.
A quanto pare, però, la sua insistente presenza è fonte di disturbo se è vero, com’è vero, che via telefono, via mail e sui social Bruno Danovaro è oggetto di ripetute minacce al punto che il PM al quale lui ha riferito ogni particolare, starebbe valutando una maggiore tutela del campione.
Il quale, forse con un pizzico di incoscienza, non perde un minuto pensando a cosa potrebbe succedere e, al contrario, prosegue in modo assiduo la preparazione ai prossimi impegni sportivi.
«Non sarà certo qualche minaccia a fermarmi – ribadisce – perché nella mia testa e nel mio cuore c’è spazio solo per un mondo sportivo nel quale un atleta deve essere libero di combattere dove vuole, in qualsiasi federazione. Non esiste in Italia la federazione migliore: esistono presidenti di federazione che sono persone per bene e sono la maggioranza. Un maestro non può essere definito tale se i suoi insegnamenti sono sbagliati e creano odio. Soggetti come questi vanno interdetti da ogni attività sportiva».
Il suo impegno contro l’utilizzo di droghe e anabolizzanti non calerà di un millimetro: «Per fortuna non sono solo. Con altre fidate persone, stiamo lavorando per creare un futuro libero per i giovani atleti. Un futuro di sport vero e pulito».
A chi gli chiede cosa vuole dire a chi, senza avere un nome ed un volto, lo ha preso di mira, Bruno Danovaro sorride, guarda il fidato Bull ed esclama: «Venga con me in Costa Azzurra dove mi sto preparando ai tornei benefici di tennis, così potrà dirmi se sto migliorando oppure no…».