BUDVA. Gli europei youth in corso di svolgimento a Budva in Montenegro, sono arrivati alle soglie delle semifinali, nella rassegna che vede sul ring dello Sportsky Center Mediterraneum la struttura che ospita l’evento, nella parte alta della cittadina a forte vocazione turistica, il meglio dei giovani di 17 e 18 anni. I numeri, 38 nazioni al via, confermano il grande interesse di tutta l’Europa, salvo la Francia e le isole britanniche assenti, nella manifestazione creata dal presidente EUBC, Franco Falcinelli, che porta avanti da decenni la politica dell’allargamento dell’attività a tutti i livelli, dando al Vecchio Continente la patente di esempio per gli altri continenti che sia pure con diversi risultati, cercano di imitare. Il torneo ha visto alla partenza quasi 380 atleti, cifra record della rassegna che tra i maschi a raggiunto la 32° edizione, tra le ragazze la 12°. L’Italia guidata dai tecnici Fabrizio Cappai e Francesco Stifani per il settore maschile, Valeria Calabrese e Gianfranco Rosi per le ragazze, ha portato in Montenegro 8 maschi e altrettante femmine. Responsabile della spedizione il consigliere Raffaele Esposito, fisioterapista Giuseppe Russo.
Degli otto maschi sette hanno già combattuto. Sono usciti all’esordio Piccolo nei 71 a spese del magiaro Kreko alla sua portata, non avesse avuto un calo finale, dopo una partenza positiva. Nei 75 il medio Frugoli ha ceduto alla maggiore consistenza atletica del bielorusso Starastsenka, mentre il leggero Bindar ha lottato contro lo spagnolo Flores fino all’ultimo. Un discorso a parte, merita Camiolo classe 2004, nei 51 kg. contro l’azero Huseynov che già negli jr. si era fatto notare. La sfida è stata intensa e di alto contenuto tecnico, oltre che molto equilibrata anche se il siciliano ha dovuto pagare il minore allungo. Sono gli stessi tecnici di Camiolo che valutano il match: “Dopo il primo minuto, con l’azero che faceva valere la statura superiore, il nostro ragazzo gli ha preso le misure e così è stato per tutto il match. Huseynov toccava e poi legava, mentre l’azzurro portava colpi in serie, tanto che l’arbitro ha richiamato l’azero nel secondo round e avrebbe dovuto farlo anche nel terzo. Senza essere faziosi, Camiolo meritava la prima e le seconda ripresa. Invece la giuria ha dato sempre i round all’azero. Con questa valutazione, potevano anche restare a casa. Ci spiace per Camiolo che ha disputato un signor match e meritava la vittoria”. Da spettatore a bordo ring, condivido al 100% il pensiero dei tecnici. Anche se leggendo la provenienza dei giudici, tutti dell’Est Europa, mi sorprendo meno. Ha vinto il milanese Chessa (57) della OPI dei Cherchi, battendo nettamente il magiaro Rozsavolgy con un 4-0 di 30-27, mentre il polacco distintosi per avere spesso un occhio negativo con l’Italia, assegnava un 28 pari sconcertante. Vincono il toscano Giuliano (80) nei confronti dell’albanese Karaj e il particolare il casertano Caruso, classe 2004, negli 86 kg. che ha dominato il polacco Dawid, offrendo anche una buona prestazione tecnica.
Oggi salgono sul ring il sardo Crubeddu (54) e Chessa (54). Sono ancora i due tecnici a dare il loro parere. “Crubeddu ha un compito difficile, essendo l’azero Babayev elemento molto pericoloso, alto e veloce. L’azzurro deve combattere con serenità, fare il suo match e basta. Per Chessa si tratta di una rivincita. In Serbia venne defraudato del successo contro il bulgaro Kirilov, che sta sempre simpatico alle giurie. Christian ha le armi tecniche per vincere e ci auguriamo che i giudici non guardino sempre ad Est. Non chiediamo regali, ma verdetti equi”.
Domani martedì giornata cruciale per la squadra femminile. Saranno sette le azzurre impegnate e chi vince è a medaglia. Ieri hanno vinto Carlotta Abbate (60) sulla finlandese Tujula, tempestata di sinistri dalla mancina siciliana e Michela Caccamo di fronte alla magiara Megyeri, dalla boxe speculare che ha ceduto con l’andare dei round. Il 3-2 conferma che all’Italia nessuno regala nulla. Sconfitta Damiana Trischitta (66) contro il mestiere della turca Dogan, tecnicamente inferiore ma organicamente meglio attrezzata. La sconfitta ci sta, come ammette Valeria Calabrese: “Damiana ha alle spalle sette incontri, la turca il quadruplo. Anche se battuta, l’azzurra ha offerto sprazzi di un certo talento ancora in embrione ma sul quale vale la pensa di lavorarci, compresa la necessità di scendere di categoria, evitando di regalare peso alle avversarie. Lo stesso vale per Carlotta Abbate”.
Domani giornata cruciale per le ragazze, chi vince è in medaglia. Il giudizio della responsabile tecnica:
“Siamo consapevoli dell’importanza di una giornata campale, dove ogni ragazza si gioca la grande opportunità del podio. Nessuna sfida è facile ma neppure impossibile. Escludo che Erbasecca (48) parta battuta contro la Kostina, perché Jessica, che nel 2018 giunse seconda agli europei schoolgirls in Bulgaria, ha le armi per stare alla pari con la russa. Lo stesso discorso vale per le altre. La Abbate (60) contro la moldova Chiper alla sua portata, la Caccamo (54) contro la greca Giannakopolou, la De Persio (52) contro la polacca Prymaczenko e la Mazzoni (50) che sta molto bene, Mazzoni ha dominato la russa Vostrikova ed è in finale sabato. Poi Paradisi (57) che non deve temere l’ucraina Bondarchurk, ma anticiparla e muoversi in continuazione. La Saraiello (75) deve dare il massimo contro la romena Andrei, forte ma tecnicamente non eccezionale. Questa la situazione e senza nasconderci nulla, spero che lo spirito combattivo riesca a superare sia i pronostici avversi che altre situazioni non facili”.
Mercoledì sarà la volta dei nostri due “giganti”. Il toscano Samuele Giuliano (80) e il campano Paolo Caruso (86). Il primo affronta l’ucraino Razhba mentre il secondo se la vedrà con l’armeno Tshirygyan. Chi vince è sul podio e quindi la posta è altissima. Contrariamente ai mondiali youth 2018 a Budapest, dove venni confinato in soffitta, stavolta grazie all’intervento del direttore esecutivo EUBC, Alessander Egorov e il responsabile del Campionato, signor Dragoljub Radovic del Montenegro, ho avuto una postazione ottima, posso muovermi senza avere alle calcagna vari addetti a nonsocosa, potendo in tal modo svolgere il mio lavoro di cronista nel modo migliore. Di questo è doveroso dare atto all’organizzazione. Per completare il quadro, sarebbe bellissimo che l’Italia non tornasse a casa a mani vuote. Per questo incrociamo le dita e speriamo in bene.
Giuliano Orlando