"Eravamo semplicemente i migliori e ci dovevano affondare, ecco la verità". Lo scrive Zlatan Ibrahimovic nella sua autobiografia "Io, Ibra" parlando dello scandalo di Calciopoli che, nell'estate 2006, sconvolse il calcio italiano. "Come sempre, quando qualcuno domina, altri vogliono tirarlo nel fango - scrive Ibra, che all'epoca era un attaccante della Juventus - e non mi stupiva affatto che le accuse venissero fuori quando stavamo per vincere di nuovo il campionato. Stavamo per portare a casa il secondo scudetto consecutivo quando scoppiò lo scandalo, e la situazione era grigia, lo capimmo subito. I media trattavano la faccenda come una guerra mondiale. Ma erano balle, almeno per la gran parte".
Lo svedese nega con decisione la tesi sui favori arbitrali alla Juve: "Avevamo lottato duramente, là in campo. Avevamo rischiato le nostre gambe, e senza avere nessun aiuto dagli arbitri, queste sono cazzate. Io dalla mia parte non li ho avuti proprio mai, detto in tutta franchezza. Sono troppo grosso. Se uno mi viene addosso io rimango fermo, ma se finisco io addosso a qualcuno quello fa un volo di quattro metri. Non sono mai stato amico degli arbitri, nessuno della nostra squadra lo era. No, no, eravamo semplicemente i migliori e ci dovevano affondare, ecco la verità".