Il cammino dei Vulcani. 110 km. da Oriolo Romano a Cerveteri in 6 tappe

Pubblicato il 19 luglio 2024 alle 19:07
Categoria: Libri di Sport
Autore: Wilma Gagliardi

 

Il cammino dei Vulcani. 110 km. da Oriolo Romano a Cerveteri in 6 tappe 


Nel silenzio di una natura incontaminata, dai Monti Sabatini al Mar Tirreno sulle orme degli antichi etruschi – Marco Pastonesi, Fernanda Pesolano – Il cammino dei Vulcani. 110 km. da Oriolo Romano a Cerveteri in 6 tappe – Ediciclo editore – Pag. 126 – Euro 14.00.

di Giuliano Orlando

La penisola italiana è terra di mezzo, crocevia ieri e oggi, di genti, popoli e culture, ma è terra di mezzo anche in senso geologico. Una stretta striscia di terra interposta tra Africa ed Europa, due placche continentali in perenne movimento che si avvicinano pericolosamente l’una all’altra, per uno scontro tra continenti annunciato per il futuro prossimo venturo. Era accaduto in passato, quando la nostra penisola venne coinvolta nella chiusura di un antico oceano (Tetide), portando alla formazione della catena alpina e di quella himalaiana. Terra di mezzo ma anche terra del fuoco con i suoi oltre 60 vulcani in attività dall’Encene ad oggi, Nove di questi mantengono accesi i fuochi che hanno nel ventre e tre in particolare: Stromboli, Etna e Vesuvio sfornano a ritmo costante scintille gigantesche che ricoprono di lava le montagne dove si ergono. Ma tutta la nostra penisola ha una lunga storia di forzata collaborazione con i vulcani, alcuni dei quali ora dormienti ma non esauriti. Gli autori, molto preparati nello specifico, hanno voluto dare un senso di attualità a questa storia antica sempre attuale, dando vita a sei percorsi che cuciono lo spazio dai Monti Sabatini al Mar Tirreno. Già nella prima tappa da Oriolo Romano a Cerveteri si specchia la metamorfosi del territorio nei suoi aspetti geologici, culturali e storici. Le rocce che affiorano nella faggeta di Oriolo sono in prevalenza colate laviche di colore grigio chiaro e lungo il percorso si trovano rilievi sia pure di lieve dimensione a morfologia conica definiti “coni di scorie”. Ogni tappa viene descritta nel modo più completo per mettere a proprio agio chi le percorre. Dagli alloggi ai dislivelli, quanti km. di sterrato e quanti con l’asfalto, le varie altitudini, la lunghezza della tappa e il tempo indicativo per la distanza. Trovi anche dettagli importanti, la specificità degli alberi, i grandi coleotteri e pure il risultato di un metro cubo di sabbia, frutto dell’accumulo di milioni di granelli (frammenti di roccia e minerali) spesso derivati dall’erosione di rocce vulcaniche. Importante anche conoscere gli abitatori lungo il percorso. Gli aironi nelle diverse ramificazioni, dagli aironi cenerini all’ultimo arrivato chiamato il “guardabuoi” proveniente dall’Africa. Anche la fauna ittica ha subito varianti importanti. Nel lago di Bracciano il persico sole, la gambusia e coregone hanno diritto di anzianità sia pure limitata, mentre il persico trota è tra gli ultimi arrivati, in compagnia del gambero rosso della Luisiana, un vero killer che sta alterando struttura e funzionalità del lago. Seconda tappa, da Trevignano Romano a Campagnano di Roma, la più lunga con i suoi 25,2 km. da completare in 8 ore.  Abbastanza impegnativa ma altrettanto interessante. Partenza dalla Piazza dell’Orologio, costeggiando la chiesa parrocchiale di S. M. Assunta ci si avvia verso Malpasso, quindi sul lato destro del Monte Agliano e avanti verso la via Francigena e Innesto, Monterosi e Cascinone, ognuno con le proprie specificità e possibilità di ristoro. Un alternarsi di ambienti, dal lago alla campagna, dai boschi alle cascate, dai noceti ai noccioleti. Campagnano di Roma ha una storia ultramillenaria, iniziata all’età del bronzo (1500 a. C.), proseguita con Falisci e Veienti, Etruschi e Romani, tra insediamenti e distruzioni. Imperdibile il museo archeologico del pellegrino, di recente apertura. Il terzo percorso da Campagnaro di Roma arriva ad Anguillara Sabazia, dopo 16,3 km. nel cuore dell’area vulcanica dalla conca del Baccano e di Stracciacappe al lago di Martignano, legati ad attività idromagmatica. La successiva tappa si conclude a Manziana, la più facile anche se tocca i 18.3 km. continuando a costeggiare sul lato destro il lago di Bracciano, mentre dall’altra parte si scorgono cave di leucite, per giungere in vista del mare. Il percorso tocca la cornice più alta del lago arrivando alla cresta del cratere di Vigna di Valle, per scendere fino a costeggiare la ferrovia per raggiungere Manziana. Un centro talmente ricco di testimonianze antiche da meritare una sosta prolungata. Dall’acquedotto Odescalchi agli Archi di Boccalupo, la chiesa di S. Giovanni Battista, la fontana del Mascherino, i resti dell’antico borgo di Santa Pupa, che non era una santa cristiana, ma una dea pagana protettrice dei bambini, alla quale Gioacchino Belli dedicò un sonetto. A suo ricordo l’ipogeo, una galleria lunga 150 metri dove sono scavati 84 cubicoli. Purtroppo al momento chiusa. A Manziana si trova anche la Caldara, un territorio dove l’emissione del gas è costante e pericolosa. Per contro, accanto trovi un boschetto di betulle, alberi di assoluta eleganza per forma e colore.  Mancano solo 18,2 km. per concludere una stupenda esperienza, che porta da Sambuco a Cerveteri. Per raggiungere la meta si superano due gaudi, lunghi tratti di bosco tra radici e sassi (fare scorta d’acqua a Castel San Giuliano), lungo un percorso che fotografa storia e geografia, natura e archeologia e ha per traguardo il mare. Sul piano geologico cambia la tipologia vulcanica. Lascio al lettore il piacere di scoprirlo, come le cento e oltre informazioni di un libro dal formato mignon ma costruito con rara sapienza nella completezza per chi intende provare le emozioni del viaggio ma anche per la conoscenza di un territorio che non solo ci appartiene ma deve essere preservato a protetto anche per chi arriverà dopo di noi.                                                                                                                                          

  Giuliano Orlando