Campo insanguinato. Il massacro di Croke Park e la Guerra d’Indipendenza Irlandese
Una delle pagine più nere del colonialismo inglese verso l’Irlanda. Michael Foley – Campo insanguinato. Il massacro di Croke Park e la Guerra d’Indipendenza Irlandese. Pag. 328 – Euro 22.00 – Bradipolibri editore
di Giuliano Orlando
Un libro che fa tremare i polsi, che ripercorre la strada di una terra, l’Irlanda, che per ottenere la libertà dall’Inghilterra che la usurpava, ha lottato per cent’anni. In principio, ovvero oltre otto secoli addietro, Irlanda e Gran Bretagna si sono frequentati da “cugini”, vista la vicinanza tra le due isole che in alcuni punti risulta inferiore ai 50 km. Poi la cugina di maggior peso a vocazione colonizzatrice, come dimostra la storia, ritenne naturale annetterla quale suddito. Inizialmente fu un dominio soft, limitato a parte del territorio e abbastanza rispettoso della lingua, cultura e costumi locali. Poi arrivarono i Tudor, insaziabili conquistatori e usurpatori di professione, in particolare Enrico VIII ed Elisabetta I che si annessero le migliori terre, che poi restituirono agli ex proprietari, tutti protestanti e fedelissimi della Corona, scavando un solco che non si è mai rimarginato. La Riforma protestante che assegnava alla Chiesa d’Irlanda ogni privilegio, relegando alla Chiesa Cattolica il nulla totale, divenne una voragine infinita. Nello scorrere dei secoli in apparenza la situazione sembrava inamovibile, in verità gli irlandesi covavano nella grande maggioranza il sogno dell’indipendenza. A metà del 1800 una malattia fungina distrusse per alcune stagioni il raccolto delle patate l’alimento primario dell’Irlanda. Ci pensò l’Inghilterra a peggiorare la situazione gestendo in modo negativo la crisi. Costringendo alla fuga milioni di irlandesi sia in Inghilterra e ancor più in America. Fu il momento più drammatico, con la discesa verticale dell’uso della lingua irlandese, ma anche un crescente risentimento verso l’Inghilterra. Nel 1916 ebbe luogo la prima rivoluzione sia pure dai numeri ridottissimi, che la Corona cancellò mandando forze di terra e di mare come dovessero combattere contro l’esercito nazista. Fucilazioni a non finire, escludendo i due capi, Eamon de Valera, perché americano di passaporto e Michael Collins, ritenuto comprimario. Entrambi avrebbero guidato l’Irlanda all’indipendenza! Il libro entra in ogni particolare della storia, mettendo in risalto come un piccolo Paese sia stato capace di costringere, prima alla trattativa e poi al distacco definitivo da un impero che regnava su un quinto della popolazione mondiale, dopo ottocento anni di dominio, comunque incapace di sradicare l’identità culturale dell’Isola. Non solo, dopo l’indipendenza, in un secolo l’Irlanda da paese poverissimo, privo di ogni realtà industriale, legato alla produzione rurale, salassato da flussi migratori record, ha saputo risalire fino a diventare un polo tecnologico tra i più avanzati, capace di attrarre l’intelligenza da altre nazioni, oltre ad essere una delle più giovani popolazioni d’Europa. Lungo il percorso verso la libertà, tante tappe spesso tragiche. Il 21 novembre 1920 ebbe luogo una delle più nefande repressioni dell’Unione. In quel periodo stanziavano in Irlanda ventimila soldati britannici, peraltro piuttosto abbacchiati e male organizzati, oltre che sotto organico. Dall’altra sponda si stava combattendo una guerra partigiana, con pochi mezzi ma molta determinazione. L’Inghilterra soffriva e non poco questa tattica e Londra appariva indispettita dall’impotenza di fermare un esercito fantasma, pronto a colpire e scomparire nel nulla. Il libro ripercorre con dovizia di particolari il lungo cammino dei due fronti. Gli inglesi, ritenevano che la mano pesante, fucilazioni comprese, fosse il miglior antidoto alla voglia di libertà degli irlandesi cattolici, mentre i protestanti, che beneficiavano di privilegi, chiedevano che nulla cambiasse. In particolare nel 1919 e 1920 l’attività dell’IRA ottenne molti successi. Anche se privi di armi e mezzi, supplivano con l’entusiasmo a ciò che mancava. Gli agenti del RIC, la polizia irlandese fedele alla Corona, subiva perdite notevoli e anche diserzioni. All’inizio del 1919 era formata da 9676 poliziotti, due anni dopo, quando venne sciolta, si era ridotta di quasi 800 unità e ben 16 suicidi. La mattina del 21 novembre, l’IRA aveva giustiziato diversi soldati britannici e in particolare alcune spie che informavano le forze britanniche sui nomi e i movimenti degli irlandesi. Era anche il giorno della grande sfida a calcio gaelico, tra i Tipperary e Dublino allo stadio di Croke Park. Tutto esaurito con migliaia di famiglie sugli spalti. La polizia era arrivata in forze, gli ordini erano chiari: C’è una partita di calcio tra una squadra della Contea di Tipperary e una della Contea di Dublino, a Croke Park, alle 14,45. Circonderete l’impianto e presiederete tutte le uscite. Nessun picchetto deve avere meno di un ufficiale e quindici uomini. Due autoblindo al comando di un ufficiale incontreranno i vostri gruppi su Lower Drumcondra Road alle 15.15. Un quarto d’ora pima della fine dell’incontro un agente speciale dei servizi segreti avvertirà via altoparlante i presenti che potranno lasciare l’impianto solo attraverso le uscite. A chi tenterà di andarsene per altre vie verrà sparato. Tutti gli spettatori maschi saranno perquisiti. Questi gli ordini ufficiali. I giocatori delle due squadre trascorrevano il tempo con bevute e sfottò. Quelli di Tipperary erano al Barry’s Hotel e commentavano gli assassini del mattino e gli aggiornamenti sulla squadra. Formata da elementi esperti, anche se doveva fare a meno di Mikey Tiobin il grande portiere, avendo il padre moribondo. La squadra di Dublino arrivò poco prima della partita. Nel frattempo iniziarono a filtrare voci che la polizia sarebbe arrivata in forze e ogni spettatore perquisito. Erano le 15 e migliaia di persone si portavano verso Croke Park, mentre il tenente colonnello Robert Bray faceva uscire dall’aerodromo di Collinstown i mezzi corazzati, la fanteria e altro verso lo stadio. I poliziotti dovevano perquisire ogni spettatore. Ma prima che questo avvenisse la partita era iniziata e la polizia si trovò impreparata al compito. Il gruppo del reggimento Essex, i Black and Tans, guidati da Vernon Dudley, esperienze in Rhodesia e Canada, incattivito dagli omicidi del mattino, diede l’ordine di sparare sugli spettatori ed ebbe inizio la carneficina. I poliziotti entrarono sul terreno di gioco e imperversarono sui giocatori. Quindi negli spogliatoi, guidati dal maggiore Dudley, urlando che gli avrebbero fatto pagare per l’uccisione dei loro compagni. Una rabbia bestiale li accompagnò per tutto il loro percorso di morte, infierendo anche su vecchi e bambini. Uno scempio. Calava la sera, i poliziotti continuavano a perquisire gli spettatori, mentre sul campo restavano i corpi dei morti, tra i quali Mick Hogan uno dei migliori giocatori del Tipperary, la bandiera della squadra. La polizia tentò di giustificare la strage addossando all’IRA la provocazione iniziale. Clamorosamente smentita dallo stesso Maggiore Mills, che nella relazione ufficiale denunciò che il gruppo guidato da Dudley, fuori controllo, aveva iniziato a sparare verso lo stadio. Ci furono anche i funerali delle vittime filo inglesi e i Black and Tans con gli ausiliari, costringevano la gente a togliersi il cappello al passaggio, diversamente li gettavano in acqua. La risposta dell’IRA non si fece attendere, la mattina stessa vennero uccisi diciassette ufficiali degli ausiliari. La guerra proseguiva. Venne istituita una commissione d’inchiesta sui fatti. La parte inglese tentò in ogni modo di difendere l’operato della polizia, ricorrendo anche a falsità clamorose e alla fine i giudici inglesi ritennero che l’operato della polizia fosse stato giustificato dalla situazione. Tenendo per buone le testimonianze dei militari tra i quali George Dudley. Un anno dopo la strage, il 17 dicembre 1922, a Dublino il sergente maggiore Kennedy, ammainò la bandiera dell’Union Jack, mentre saliva quella irlandese, diventata una nazione libera. Voglio aggiungere una postilla che riguarda Winston Churchill. L’11 magio 1920, i più alti responsabili inglesi si riunirono per discutere dell’IRA. Tra i presenti Winston Churchill, che suggerì di formare una forza composta da ottomila ex militari e aggiunse: “Ogni volta che viene ucciso un poliziotto ne prendete cinque dalla lista dell’IRA e gli sparate. Al terrore dovete rispondere con un terrore più profondo. Prendete esempio dai tribunali concepiti dal governo sovietico. Dovreste individuare alcuni magistrati, in grado di muoversi in tutta l’isola e fare giustizia sommaria”. Nessun commento Giuliano Orlando