"La Casa degli uccelli" di Laura Bosio e Bruno Nacci: la recensione

Pubblicato il 2 febbraio 2021 alle 17:30:34
Categoria: Libri di Sport
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Nella Parigi del Grande Terrore, la nobiltà francese ha trovato la sicurezza in palazzo diventato carcere. Laura Bosio e Bruno Nacci – La Casa degli uccelli – Guanda Editore – Pag. 290 – Euro 18.00.

di Giuliano Orlando

Cos’è e cosa rappresenta la Casa degli Uccelli? Siamo nella Francia di fine settecento, la Rivoluzione attraversa la nazione e per l’aristocrazia è il momento peggiore. Nel cuore di Parigi, sorge un palazzo dove un tempo si udivano gli ordini degli ufficiali istruttori che insegnavano ai giovani cadetti l’arte della guerra. Nel vasto parco, enormi voliere si erano svuotate forzatamente degli ospiti che le avevano popolate. Chi volando verso orizzonti sconosciuti, chi fuggendo o giacendo sull’erba del giardino, vittime di chi si sentiva di dover di distruggere ogni cosa che appartenesse a nobili e ricchi. Il palazzo, per il solito gioco del destino si è trasformato in prigione volontaria. La collocano quale sede della Sezione Rivoluzionaria, che il consigliere capo del Berretto Rosso, responsabile del palazzo, affida al signor Dubois, ex inserviente all’Hotel Dieu, anche se millanta trascorsi militari dai quali ha riportato ferite e un giusto riconoscimento. In realtà la zoppia deriva dalla gotta. Completavano il parco degli addetti ai lavori, due valletti, un cuoco dai baffi imponenti, l’impertinente aiutante, Blanche la nera tuttofare e Nicolas, unica guardia, trasandata nel vestire, con la pistola che penzola come una cianfrusaglia inutile. Gli ospiti, una trentina di aristocratici e facoltosi borghesi, vivono in un limbo dove la vita è legata alla possibilità di pagare il soggiorno, quindi prigionieri volontari. Ed è attorno a questa varia umanità che snoda la storia tra la nostalgia del recente passato, la paura del presente incerto e un futuro nebuloso. Gli autori si divertono a raccontarla - compito svolto perfettamente - inserendo intrecci, scontri, calunnie e bugie, amori e delusioni di un mondo piccolo e variegato, dove la nobiltà è derisa e la furbizia di un barbiere, il cittadino Bertier, comanda il gioco delle parti. Tutti consapevoli e rassegnati, legati dall’autolesionismo, come peccati da scontare. Gli attori di quel palazzo esprimono la metafora della situazione. Antoine Magny, già notaio a La Chapelle, votato a redigere l’albero genealogico dei monarchi dal medioevo, ormai avvizzito, e non basta certo la parrucca incipriata a cancellarne lo sfacelo. Ospite d’eccezione, il cittadino Antoine Quentin-Fouquier, l’uomo più temuto di Parigi, ovvero il pubblico accusatore capo del Tribunale Rivoluzionario, cliente di Bertier, al quale fa importanti confidenze, rendendolo complice consapevole. Anche perché pure Bertier ha scheletri nell’armadio. A cominciare dall’amicizia con Dodu, emerito furfante che vive da solitario, ma fa paura a molti e ha la pelle dura. Per ravvivare le giornate vengono allestite sedute spiritiche di basso livello, alle quali partecipano, Marie Felicité du Plessis-Chatillon, la più vecchia del gruppo e la principessa Laure de Fitz-James di Chimay, già dama di compagnia di Maria Antonietta, costretta a fare da inserviente alla finta baronessa Charlotte-Joséphine-Francoise de Manneville. Una farsa che tutti conoscono e tutti ignorano. Altri ospiti completano il quadro, la signora Darmentières, le sorelle Adèle e Marie-Jeanne Pelletier, curiose e perfide che giocano a tormentare il giovane Dominiques, allievo di Charlotte, verso la quale sente attrazione fatale. La vedova di Albert, comandante della caserma di Avignone, ucciso senza una precisa ragione, per contro, lo vede come il figlio che non ha avuto. Dopo la morte di Danton, l’elemento più moderato dal triunvirato rivoluzionario, anche nel Palazzo degli Uccelli c’è molto nervosismo. Unico tranquillo il falco pellegrino. Scampato al macello, che mantiene un’accigliata serenità. Pure Didier ha i suoi problemi, oltre al progetto folle di imbarcare i prigionieri per venderli al mercato degli schiavi, come ha fatto con quelli di colore, complice l’amico Dodu. Ma gli va di lusso, perché il Comitato lo assolve in cambio di ulteriori delazioni. Con la moglie continua il gioco sporco e alla fine sopravvive, stesso destino per l’ex vescovo sporcaccione, sensibile alla carne giovane. Gli anni passano, qualcuno muore, i più giovani sopravvivono e anche le leggi cambiano. Come il panorama politico, mentre altri tracciano nuove strade. La Casa degli Uccelli nel 1818, diventa un collegio femminile, per trasformarsi nel 1908 scuola d’arte, voluta da Henri Matisse. Abbattuta l’anno dopo per fare spazio al nuovo piano urbanistico di rue de Sèvres.

Giuliano Orlando