A Casoria vittorie titolate di Gianluca Picardi e Pamela Noutcho.
Salta la sfida mondiale IBO tra Esposito e McKenna. Gli italiani impegnati in Europa
di Giuliano Orlando
Il primo appuntamento di settembre, targato Promo Boxe Italia di Mario Loreni e il robusto supporto della locale società pugilistica, è stato ospitato l’8 settembre a Casoria, nel napoletano dove la famiglia Picardi produce boxe da quasi un secolo. Il decano è Antonio, classe 1963, figlio d’arte, campione italiano tra1987 e il 1992 nei gallo, cintura per la quale si batté 11 volte. Il primo squillo a spese di Vicenzo Belcastro affrontato tre volte, due per l’europeo, titolo che falli in cinque tentativi. Guidato da Rocco Agostino. Appesi i guantoni al chiodo diventa ottimo insegnante, alla cui scuola sono cresciuti i figli Vincenzo e Gianluca. Il primo ha svolto una carriera in maglietta da urlo: bronzo olimpico, mondiale ed europeo, vittorie nei vari tornei internazionali, azzurro dal 2003 al 2018. Passa pro a 35 primavere e al secondo match diventa campione italiano, lo scorso anno batte l’emergente Cristian Zara per l’EU e ora a 40 anni e non sentirli, è pronto per l’europeo assoluto. Il fratello Gianluca, nove anni più giovane di Vincenzo, passa pro nel 2014, ma l’anno dopo si ferma per motivi di lavoro. Torna nel 2018, prova due volte senza fortuna l’aggancio tricolore. Con umiltà perseveranza, riprende ad allenarsi e si presenta a Casoria con un repertorio decisamente più completo e quel sacro fuoco che gli era mancato in precedenza. Per il titolo leggeri IBF del Mediterraneo, vacante, affronta il venezolano Rafael Hernandez (36-18-4), 40 anni, la metà spesi sul ring. Una carriera iniziata nel 2003, con buoni riscontri e dopo un disastroso 2022, la riscossa nell’anno in corso con quattro vittorie e un pari. La sfida tra due mancini è piacevole anche se a senso unico. Il ragazzo di casa è troppo veloce e preciso contro un avversario più alto, bene impostato ma troppo lento per impensierirlo. Dieci round copia e incolla per Gianluca, preparato ottimamente e in grado di tenere alto il ritmo per tutto l’incontro. L’unico pericolo era appunto rallentare l’azione, dove Hernandez poteva far valere il superiore allungo. Così non è stato, il campano ha variato gli attacchi in modo intelligente, facendolo contare nel secondo round e anticipandolo costantemente. Come dimostrano i tre cartellini dopo i dieci round: 99-90 e due volte100-89. Niente da aggiungere, se non l’ottima prestazione di Gianluca che ritengo ora possa puntare al titolo italiano. L’altro incontro clou, riguardava il titolo nazionale leggeri in palio, nel settore femminile tra Pamela Noutcho (6) e Nadia Flalhi (5-3), sfida che ha mantenuto le attese dal primo all’ultimo round. Due guerriere toste, capaci di gettare il cuore oltre l’ostacolo. Sfida vinta dalla bolognese di origini camerunensi, giunta in Italia nel 2000 a otto anni, raggiungendo il padre Raymond, che si stava laureando in ingegneria a Perugia. Pamela completa le elementari e le superiori, nel 2010 si trasferisce a Bologna, dove frequenta l’università arrivando alla laurea in Scienze Infermieristiche nel 2014. In questo ruolo lavora all’ospedale Maggiore nel pronto soccorso. Passa pro la scorsa stagione, allieva del maestro Alessandro Danè alla Bolognina, che la segue dall’esordio in maglietta. Nel 2020 centra il tricolore, argento l’anno dopo. Arriva a Casoria imbattuta con 5 vittorie, che porta a sei ai danni di Nadia Flalhi (5-3), 29 anni, nata in Marocco nel 1994, risiede da tempo a S. Benedetto del Tronto, dove ha iniziato la boxe nel 2015 a 21 anni. Nel 2018 a sorpresa coglie il tricolore a Pescara, l’anno dopo è terza e nel 2020 argento, con un verdetto contro la lombarda-cilena Bustamante che non condivide. “Hanno preferito le sberle alla boxe. Pazienza, tanto passo pro”. Vince i primi tre incontri, fallisce il primo tentativo tricolore contro la toscana Martina Righi (4-1) lo scorso maggio a Padova. Venerdì scorso ci ha riprovato, ma è finita allo stesso modo della precedente sfida. Nadia è una longilinea bene impostata, ha una base tecnica ottima, purtroppo soffre chi la pressa senza soluzione come ha fatto la Noutcho che ha disputato dieci round a tutta, senza cali di rendimento. Non solo, ha perfezionato le carenze del passato, schivando e rientrando a corta distanza, togliendo alla rivale distanza e tempo per le repliche. Non che la Flalhi abbia fatto da spettatrice, in diverse occasioni ha tenuto la rivale a distanza con diretti di ottima fattura, ma queste azioni erano troppo minoritarie in confronto al volume di fuoco di un’avversaria che sembrava caricata a molla. I giudici hanno espresso assoluta preferenza per la bolognese: due 98-92 e un 97-93, che reputo il più corretto. Senza nulla togliere alla neo campionessa, che dopo la bella vittoria, mi ha ricordato la casualità del suo incontro col pugilato: “Da ragazzina mi chiamavano Tyson e per questo odiavo la boxe. Anni dopo, casualmente entro in palestra per perdere peso, visto che non sono un gigante e amo la buona tavola. E’ stata la mia fortuna. Il pugilato mi ha insegnato molto, su tutto a ragionare e pensare. Una disciplina terapeutica, molto meglio che andare dallo psicologo. Quando mamma scoprì che andavo in palestra era disperata. Sicura che mi avrebbero sfigurato, nessuno mi avrebbe sposato e niente figli per i pugni ricevuti. Adesso è la mia prima tifosa e quando ho vinto il titolo ha pianto di gioia. Titolo che rappresenta il primo passo verso l’europeo”. Hai un sogno nel cassetto? “Come no, poter combattere a Las Vegas, magari per il mondiale”.
A completamento si sono svolti altri tre incontri. Il leggero Gianluca Ceglia (20-4-1), pro dal 2009, che a 33 anni, dopo essere stato campione italiano, dell’UE leggeri, Internazionale IBF e aver tentato l’europeo EBU in casa del francese Yvan Mendy (47-5-1), lo scorso aprile, dopo infiniti rinvii causati dagli organizzatori finlandesi, verso i quali l’EBU, ha sorvolato con incredibile disinvoltura, intende riprovarci. Il pugile di Sarno nel salernitano, ha affrontato il colombiano Maicol Velazco (10-10) elemento discreto, dominato in lungo e largo, offrendo ottima boxe con molte variazioni sul tema tecnico, segnale importante in vista di una nuova opportunità europea. “Sono consapevole che a 33 anni, il tempo stringe, ma la mia condizione fisica e atletica è ancora ottimale, lavorando a tempo pieno in palestra, sia come atleta che insegnante. Posso ricominciare dall’UE e poi pensare a quello assoluto”.
Il welter Akrem Ben Haj Aouina, (8-1) 28 anni, campione italiano dilettanti nel 2018 a Pescara, per avendo mantenuto la cittadinanza tunisina, residente a Padova da molti anni, ha offerto una buona prestazione contro il colombiano Fernando Mosquera (6-10), collaudatore resistente ai colpi precisi di un rivale nettamente superiore. Pro dal 2021, l’unica sconfitta subita ad Amburgo in Germania, contro il modesto georgiano Jemel Shalamberidze è stato un chiaro furto. Vista la nazionalità, dovrà cercare traguardi in Tunisia. Il giovane supermedio Francesco Aiello (5), 24 anni, atleta di Caserta allenato dal maestro Foglia, ha fatto buona impressione, crescendo ripresa dopo ripresa contro l’altro colombiano Orlando De Jesus Estrada (16-16-1), pugile esperto e scomodo, per le schivate muovendo il tronco al limite delle regole. Esperienza utile in vista di altri confronti più impegnativi.
Come un fulmine a ciel sereno, per la OPI Since 82, è arrivata la notizia che la sfida per il vacante mondiale IBO dei welter fissata a Dublino il 16 settembre tra Tyrone McKenna (23-3-1) e Nicholas Esposito (17), è stata rinviata a data da destinarsi. Sorpreso e amareggiato Alessandro Cherchi che aveva condotto la trattativa: “Esposito era arrivato ad una condizione perfetta, avvalendosi anche dell’apporto dello spagnolo Sandor Martin (44-3) uno dei più forti superleggeri in assoluto. Adesso cercherò di capire, parlando con i responsabili della Conlan Boxing Promotions, il motivo del rinvio. Un vero peccato. Esposito avrebbe percepito una buona borsa, oltre a potersi giocare l’opportunità di conquistare un titolo mondiale di sigla. Inoltre, il suo entourage aveva sostenuto uno sforzo finanziario notevole per portare il pugile nella forma migliore a questa sfida”.
A proposito di trasferte che riguardano pugili italiani, sono in programma nel prossimo ottobre diverse sfide. La prima riguarda il superwelter romano Mirko Natalizi (13) che il 7 ottobre a Berlino tenta di conquistare l’Intercontinentale IBF detenuto da Haro Matevosyan (17), mancino armeno di 31 anni, nazionalizzato tedesco, passato pro nel 2018. Ha sempre combattuto in Germania, questa è la sesta difesa della cintura conquistata nel maggio del 2021 a spese dell’italiano Stefano Castellucci, messo KO al quarto round. Il 21 a Parigi il non più verde Giovanni De Carolis (33-10-1), 39 anni, pro dal 2007, iridato supermedi (2016), conquistando il titolo in Germania, va nella tana del lupo francese Kevin Lele Sadjo (20), pugile di colore, 33 anni, pro dal 2017, dai pugni soporiferi, come dimostrano le 18 vittorie per KO, compresa quella imposta all’inglese Jack Cullen (22-4) sul ring di Manchester nel 2021 che gli valse la cintura europea supermedi. De Carolis è al secondo tentativo continentale e anche stavolta (quello precedente nel maggio 2021 nel Regno Unito, contro l’inglese Lerrone Richards (17), attuale campione mondiale IBO), l’impegno sembra proibitivo. Sempre in ottobre, il campione europeo dei medi, Matteo Signani (32-6-3), a sua volta un veterano di 44 anni, pro dal 2007, dal rendimento ancora ottimale, in carica dal 2019, dopo essersi preparato alla difesa contro l’imbattuto inglese Felix Cash (16) fissata il primo aprile in Inghilterra, il team dello sfidante dava forfait, per motivi famigliari del pugile, vanificando mesi di allenamenti dell’italiano. Grazie all’abilità di Alessandro Cherchi, è stato trovato uno sfidante, per una difesa volontaria, sempre a Londra con una borsa interessante, indicando l’altro inglese Tyler Denny (17-2-3), pugile molto tecnico, 32 anni, al primo tentativo europeo. Un avversario difficile, ma Signani alle difese all’estero è abituato e sa trovare le giuste misure per tornare a casa campione. Questo il mio augurio. Un altro veterano del ring, parlo di Emiliano Marsili (42-0-1), di Civitavecchia, che di anni ne ha 47, pro dal 2003, titoli a go-go in carriera, compreso quello mondiale IBO nel 2012, conquistato a Liverpool spedendo KO il beniamino locale Derry Mathews. A quel tempo la FPI non riconosceva la sigla, per cui invece di premiarlo per l’impresa, lo squalificò. Per contro oggi riconosce l’IBO e dovrebbe cancellare la sanzione. Ma forse sarebbe chiedere troppo ad un presidente impegnatissimo con proclami trionfalistici, tra realtà e fantasia. Marsili avrebbe dovuto combattere il 30 settembre a Cardiff nel Galles, contro il beniamino di casa Gavin Gwynne (16-2-1), 33 anni, longilineo di Treharris, per la vacante cintura EBU, titolo che aveva detenuto dal 2013 al 2015, lasciato per cingere il Silver WBC. Nel 2022, a 46 primavere era tornato campione UE. Saltata la serata, imperniata sul mondiale vacante IBF superpiuma tra l’inglese Joe Cordina (16) e il texano Edward Vazquez (15-1), 27 anni alla prima trasferta fuori dagli USA, match collocato il 4 novembre al Casinò di Montecarlo, l’europeo leggeri e alla ricerca di una nuova collocazione. L’EBU ha aperto l’asta per trovare data e sede.
Giuliano Orlando