Chapeau Juve, serve davvero un top player? Dì la tua

Pubblicato il 21 novembre 2012 alle 09:01:59
Categoria: Notizie di attualità
Autore: Piergiuseppe Pinto

Un, due e tre. Come l'inizio di una "conta" che si sa memoria prima di incominciare a suonare. Come questa Juventus che gioca a occhi chiusi, bendata, sul filo. Dove vanno a segno tutti, perché il gioco è corale, di inserimenti e di squadra. Fino a rendere magica una notte di Champions, come non succedeva da tempo; esattamente dall'era pre-Calciopoli. Chelsea rispedito oltremanica con un 3-0 andato in scena in un'arena infuocata, lo Juventus Stadium. Perché gli spalti hanno fatto la loro parte, accendendo gli animi dei giocatori di Conte, scaldando muscoli e gambe, in un impianto che si prende i meritati applausi non solo da noi. Partita perfetta o quasi, quella dei bianconeri, perché se di fronte i Blues campioni d'Europa non sono stati certo roba da stropicciarsi gli occhi - nonostante la qualità superba di gente come Oscar (che miracoli i due interventi di Buffon nel primo tempo su lui e Hazard!) -, dall'altra parte si è vista una formazione imporsi e spiccare per gioco e forza, ma comunque sprecare molto. Troppo, perlomeno ad inizio gara.

Così torna alla mente, ancora una volta, la domanda dell'estate, feroce come un tormentone d'agosto: quanto serve un Top Player a questa Juventus? Uno di quegli attaccanti da fare perdere la testa: quelli da milioni e milioni, di cartellino e di ingaggio. Quelli che risolvono le partite, come la gara con Lazio per cui mancava solo l'ultimo tocco di un centravanti per portare a casa i tre punti meritati. Verrebbe di conseguenza da dire: "Sì, ci vuole". Ci vuole per completare una formazione dalla difesa solida, dal centrocampo tra i migliori in Europa (Pirlo, Marchisio, Vidal e adesso anche Pogpa: tanta roba) e dall'attacco capace di mandare a segno chiunque sia schierato (nello specifico della serata: Quagliarella e Giovinco). Insomma, quel giocatore per cui si potrebbe dire, senza farsi trascinare all'entusiasmo di una notte di Champions, che i bianconeri sono da podio tra i top club del continente. Tutto vero, ma è possibile che la forza di questa squadra sia proprio in quella assenza?

Già perché la mancanza di un punto di riferimento primario davanti, si pensi - solo per fare un esempio - a uno come Ibrahimovic, capace sulle sue spalle di farsi carico di formazioni intere, potrebbe essere in realtà la vera scintilla che la costringe a creare un gioco tanto corale, capace sempre di sorprendere e scardinare gli avversari per altre vie. In questo la mano dell'allenatore - ovviamente Conte, con tutto rispetto per le controfigure presenti in panchina - è netta e decisiva . Il tecnico ha creato e forgiato dalla scorsa stagione una squadra affamata e completa, capace di arginare le difficoltà e le lacune nel supporto comune, nelle qualità dell'uno a servizio degli altri. Nella Juve, non a caso, segnano tutti: dai difensori agli attaccanti, con il perenne contributo decisivo dei centrocampisti. Parlando di fatti concreti: oggi sono andati in gol Quagliarella, l'anno scorso comprimario, Vidal, lanciato da Asamoah, e Giovinco, ancora da capire se talento in via di maturazione o promessa incompiuta. E Vucinic? No, sarà forse vero che la porta non la vede così tanto, ma ha negli scarpini sempre un tocco di qualità, che si sente, che libera compagni (vedere la seconda rete contro il Chelsea) e giocate.

Insomma, top player sì o top player no? Forse una vera star davanti darebbe quel qualcosa in più. Da grande, da Champions. Ma questo spirito un po' "operaio", umile, corale, ha il fascino delle cose che si forgiano dal basso, sulla fame di ciò che manca e va supplito. Quella che ha spinto i bianconeri a conquistare il campionato la scorsa stagione, contro un Milan favorito, e tenta - nonostante qualche inciampo di troppo - di farle passare il turno e andare avanti anche in questa Champions. Così il dubbio resta, ma intanto la Juve di Conte si gongola tra gli applausi.

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